Antonio Mancini "Fanciullo" |
fanciullo
fanciullo
sostantivo maschile (f. -a)
[da fancello, per sostituzione di suffisso]
-TRECCANI-
L’essere umano nell’età della fanciullezza.
È parola di uso ormai raro, limitata a un discorso di tono elevato o scherzoso: un caro f., una graziosa f.; da fanciullo; quand’era ancora un f.; a guisa di fanciulla Che piangendo e ridendo pargoleggia (Dante); amare i f.; giochi, letture da fanciulli; scuola per fanciulli e fanciulle; f. prodigio,
che mostra attitudini straordinarie, superiori a quelle normali per la
sua età.
In similitudini, con riferimento alle qualità proprie della fanciullezza: semplice, ingenuo, innocente come un f.; candida, pura come una f.; analogamente, è ancora un f., di uomo adulto che conservi l’ingenuità e la semplicità d’animo dei fanciulli; ha un’aria, una faccia, uno sguardo da f.; è grande ma ha del f.; con tono più spreg., di persona adulta o comunque uscita dalla fanciullezza, ma che di questa abbia l’inesperienza, la mancanza di senso di responsabilità, ecc., o che nel comportamento dimostri leggerezza, scarso criterio: ragiona, si comporta peggio d’un fanciullo.
In similitudini, con riferimento alle qualità proprie della fanciullezza: semplice, ingenuo, innocente come un f.; candida, pura come una f.; analogamente, è ancora un f., di uomo adulto che conservi l’ingenuità e la semplicità d’animo dei fanciulli; ha un’aria, una faccia, uno sguardo da f.; è grande ma ha del f.; con tono più spreg., di persona adulta o comunque uscita dalla fanciullezza, ma che di questa abbia l’inesperienza, la mancanza di senso di responsabilità, ecc., o che nel comportamento dimostri leggerezza, scarso criterio: ragiona, si comporta peggio d’un fanciullo.
Valerico Laccetti
“Fanciullo che prega”
olio su tela
Pinacoteca Civica V.Bindi, Giulianova
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Fanciullo
Gia di mia vita affaticata io premo
La china, e pur sempre un fanciul rimango,
Triste fanciullo e di giudizio scemo,
Che le stelle vagheggia e aborre il fango.
Dietro a vani pensier l’anima stremo,
E il core in disperati impeti affrango;
Per un raggio di sol palpito e fremo,
Pel suon d’un verso abbrividisco e piango.
E quanti ha il mondo e tenebre e splendori
E mutevoli aspetti e forme erranti,
Si dipingon nell’egra anima mia.
E quanti ha il mondo gemiti e clamori
E sospiri e singhiozzi e rugghi e schianti,
Suonano nel mio core in agonia.
Arturo Graf
tornare bambini, desiderio di molti,
gli anni dell'innocenza, della serenità;
protetti da affettuosi genitori, fiori il mondo,
la casa un rifugio sicuro, impenetrabile...
protetti da affettuosi genitori, fiori il mondo,
la casa un rifugio sicuro, impenetrabile...
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