Terenzio P. Afro |
Mi chiedo cosa c’è in un nome?
Di che spessore è quando lo si riceve,
quali guerre lo accolgono,
parallele?
Lignaggi, terre servili,
razze domate da poche sillabe,
fondamenta della storia in leggi forgiate
a ferro e fuoco?
Estirpato il nome, resterà l’amore,
resterai tu e io – anche nella morte,
anche se solo mito
E anche il mito (ascolta!),
la nostra breve storia
che qualcuno leggerà come materia inerte,
resterà nel sempre di ciò che è umano
E altri
lo raccoglieranno ancora,
quando nel loro secolo ce ne sarà troppo poco
E, amor mio, forza di me maggiore,
saremo per loro come la rosa –
Anzi, come il suo profumo:
sgovernato libero
Ana Luísa Amaral
Traduzione di Livia Apa
fu un commediografo berbero di lingua latina, la quale opera è giunta
integralmente fino a noi. Fu attivo a Roma dal 166 a.C. al 160 a.C. e le
sue commedie furono caratterizzate da un accostamento al modello
menandreo.
Nacque a Cartagine (probabilmente tra il 195 e il 183 a.C.) e fu portato a Roma come schiavo dal senatore Terenzio Lucano; conosciuto con il nome di Afer (Africano) il senatore lo educò alle arti liberali e lo affrancò (il suo nome ricalca quello del suo ex padrone, com'era costume all'epoca).La sua vita è testimoniata da Svetonio nella Vita Terentii che fu riportata dal grammatico Donato, il quale la inserì come premessa al suo commento delle commedie terenziane.
Fu in stretti rapporti con il Circolo degli Scipioni, in particolare con Gaio Lelio, Scipione Emiliano e Lucio Furio Filo: grazie a queste frequentazioni apprese l'uso alto del latino e si tenne aggiornato sulle tendenze artistiche di Roma.
Nacque a Cartagine (probabilmente tra il 195 e il 183 a.C.) e fu portato a Roma come schiavo dal senatore Terenzio Lucano; conosciuto con il nome di Afer (Africano) il senatore lo educò alle arti liberali e lo affrancò (il suo nome ricalca quello del suo ex padrone, com'era costume all'epoca).La sua vita è testimoniata da Svetonio nella Vita Terentii che fu riportata dal grammatico Donato, il quale la inserì come premessa al suo commento delle commedie terenziane.
Fu in stretti rapporti con il Circolo degli Scipioni, in particolare con Gaio Lelio, Scipione Emiliano e Lucio Furio Filo: grazie a queste frequentazioni apprese l'uso alto del latino e si tenne aggiornato sulle tendenze artistiche di Roma.
Durante la sua carriera di
commediografo venne accusato di plagio ai danni delle opere di Nevio e
Plauto e ricoperto di maldicenze da cui non riuscì mai a liberarsi.
Forse
per conoscere meglio gli usi e i costumi della Grecia e per ricercare
altre opere di Menandro, vi si recò nel 159 a.C. e non fece mai ritorno
perché morì in circostanze incerte.
Svetonio riporta alcune ipotesi, tra
cui il naufragio e il dolore di aver perduto, con i bagagli, 108
commedie rimaneggiate dagli originali di Menandro. Probabilmente proprio
per un accostamento all'ispiratore Menandro, diffusa è anche la voce,
senza riscontro, di una morte per annegamento (dalla rete).
i nomi, quelli di chi se ne va in silenzio,
in questi giorni, come il vecchio Terenzio;
questa casa lo ricorderà meglio di noi,
sicuramente vagherà intime condizioni...
questa casa lo ricorderà meglio di noi,
sicuramente vagherà intime condizioni...
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