Partenza
C'è una sera che scende,
a nessun'altra uguale,
sui campi avanza, e lumi non accende.
Di seta sembra da lontano, pure
quando t'avvolge le ginocchia e il petto,
non è per confortare.
L'albero che saldava terra e cielo
dov'è fuggito? Qui sotto le dita
cosa c'è, che non posso percepire?
Qual è il peso che grava le mani?
C'è una sera che scende,
a nessun'altra uguale,
sui campi avanza, e lumi non accende.
Di seta sembra da lontano, pure
quando t'avvolge le ginocchia e il petto,
non è per confortare.
L'albero che saldava terra e cielo
dov'è fuggito? Qui sotto le dita
cosa c'è, che non posso percepire?
Qual è il peso che grava le mani?
Philip Larkin
da "Lettere dall'esilio
traduzione di Silvio Raffo
traduzione di Silvio Raffo
Gli emigranti italiani che lasciavano l'Italia fra la fine dell'800 e l'inizio del '900, facevano il viaggio in condizioni terribili, ammassati nelle cabine di terza classe dei transatlantici, che partivano dai maggiori porti italiani.
I primi grandi flussi migratori, tra il 1876
e il 1900, furono quelli in partenza dal Veneto, dal Friuli Venezia Giulia e
dal Piemonte, zone socialmente più progredite e con popolazione più numerosa;
nelle regioni meridionali, meno densamente popolate, il fenomeno fu per lungo
tempo irrilevante, a causa del loro isolamento, della scarsezza di mezzi di
trasporto, di vie comunicazione e dell'ignoranza.
Questa situazione di
arretratezza e di estraniamento dalla vita del resto del Paese, continuò per
lungo tempo (senza ombra di dubbio, si può considerare come il residuo dei
passati regimi, ma anche del tradizionale attaccamento alla terra e alla casa e
di minori necessità economiche, derivanti da una vita esclusivamente agricola e
patriarcale), e solo nel quindicennio successivo il primato passò ad alcune regioni
meridionali, la Sicilia seguita dalla Campania.
Gli emigrati dall'Italia meridionale, prevalentemente addetti all'agricoltura e braccianti, costretti all'espatrio dalla povertà dei loro Paesi erano disposti ad accettare qualsiasi lavoro e anche a stabilirsi definitivamente all'estero, nelle terre d'oltremare; al contrario, l'emigrazione dall'Italia settentrionale, più altamente qualificata e, in genere temporanea, era per lo più assorbita da Paesi europei.
Per quanto riguarda le destinazioni privilegiate dall'emigrazione continentale, è la Francia, seguita a una certa distanza dall'Austria, dalla Germania e dalla Svizzera, che tiene sempre il primo posto tra i Paesi europei durante questo primo quarto di secolo; l'Argentina e il Brasile, invece, che assorbivano la maggior parte dell'emigrazione transoceanica nei primi venti anni, vedono rapidamente svanire il loro primato, a causa del repentino incremento dell'immigrazione negli Stati Uniti, avvenuto verso la fine del secolo.
Per quanto riguarda le destinazioni privilegiate dall'emigrazione continentale, è la Francia, seguita a una certa distanza dall'Austria, dalla Germania e dalla Svizzera, che tiene sempre il primo posto tra i Paesi europei durante questo primo quarto di secolo; l'Argentina e il Brasile, invece, che assorbivano la maggior parte dell'emigrazione transoceanica nei primi venti anni, vedono rapidamente svanire il loro primato, a causa del repentino incremento dell'immigrazione negli Stati Uniti, avvenuto verso la fine del secolo.
ho scritto tempo fa questi versi
che ora ricordo, tra le nebbie confuse
del tempo, di un passato e un presente...
Dall'Italia settentrionale si emigrò preferibilmente verso l'Europa e verso i paesi del Sud America (Veneti in Brasile; Piemontesi in Argentina); l'Italia centrale contribuì in misura pari all'esodo sia continentale che extra continentale; dal Mezzogiorno si partì prevalentemente verso le Americhe (90%) privilegiando gli Usa (dalla rete).
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