sabato 25 maggio 2019

Pazzia

Pazzo
(W. M.)

Son arrivato troppo presto.
Aspetto per lunghi lentissimi minuti,
trattenendo il respiro, pronto
a librarmi come un palloncino, non fosse per la lenta
esalazione della mia frenesia mentre appari
nel magico viale alberato – la tua mano
alzata verso di me – la tua mano

per i miei infarti multipli –
consapevolezza
di foglie monet-argentee
, strizzando gli occhi nell'aria,
passi smorzati sul marciapiede;

le tue caviglie nude che scintillano nella luce autunnale.
Colmo la distanza fra di noi
rapido

 
come la nebbia che ribolle
dall'interno della baia, inesorabile
come il rombo ritmico d'un treno su rotaie
che oltrepassa in un baleno una stazioncina di campagna
sto lì sbigottito e piuttosto
inspiegabilmente scosso e perso e
senza parole.

Allora è così che mi contagi: son pazzo, eh?


Hone Tuwhare
Traduzione di Antonella Sarti Evans
 
 
In psicologia, psichiatria e nel senso comune con il termine follia o pazzia si indica genericamente una condizione psichica che identifica una mancanza di adattamento, che il soggetto esibisce nei confronti della società, spesso in maniera anche non pienamente consapevole, tipicamente attraverso il suo comportamento, le relazioni interpersonali e stati psichici alterati ovvero considerati anormali fino a causare stati di sofferenza psicologica per il soggetto.
La definizione di follia è influenzata dal momento storico, dalla cultura, dalle convenzioni, quindi è possibile considerare folle qualcosa o qualcuno che prima era normale e viceversa.
Spesso in ambito filosofico e sociologico si preferisce il termine alienazione e devianza.
(da Wikipedia)
 
pazzie estrinsecate nei gesti,
urlate nella solitudine collinare;
ricordo numeri dati al vento
e una gioventù passata ancora qui...

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