lunedì 1 aprile 2019

Poesia, riflesso e pesce d'Aprile

Perché il pesce d'aprile e perché proprio oggi? A saperlo!
La tradizione di fare gli scherzi nel primo giorno di aprile si perde nella notte dei tempi. Sul perché ci sia una data dedicata alle burle, e perché sia proprio questa e non una qualunque altra, c'è invece un'ipotesi.
Arriva addirittura dalla Francia del XVI secolo, quando il calendario in uso prevedeva i festeggiamenti per il nuovo anno tra il 25 marzo e il 1° aprile, giorno, quest'ultimo, dedicato a banchetti, brindisi e scambi di doni.
È sempre colpa dei francesi, comunque.
Con l'avvento del calendario gregoriano il capodanno fu spostato al primo di gennaio, ma la novità non fu immediatamente recepita da tutti: così coloro che, per ignoranza o per amore della tradizione, continuarono a festeggiare il 1° aprile, furono additati da tutti come sciocchi di aprile (in inglese la ricorrenza si chiama proprio April Fools’ Day, giorno degli sciocchi d’aprile).
Dalla Guerra dei Mondi all'albero mangia-uomini, le burle più curiose di sempre La scelta del pesce. Perché proprio questo animale schivo e silenzioso?
Una spiegazione ci riporta indietro nel tempo fino a Cleopatra e alla burla da lei ordita ai danni dell’amante romano Marco Antonio durante una gara di pesca. Antonio, per non correre il rischio di una umiliante sconfitta, aveva incaricato uno schiavo di attaccargli di nascosto le prede all'amo, ma la Regina d'Egitto, scoperto l'inganno, fece attaccare all'amo un gigantesco pesce finto rivestito di pelle di coccodrillo, e Marco Antonio fu servito!
(dalla rete - Focus)
 

Consigli


Se fossi al posto dei giovani poeti
(un alto posto, checché ne pensi la generazione)
preferirei non dire che la terra è il sogno di un folle,
una favola stolta, tutta rumore e furia.
 
È vero, non m’è riuscito di assistere al trionfo
della giustizia.
Labbra innocenti non reclamano nulla.
E chi sa se un buffone incoronato,
urlando con il calice in mano che un dio lo favorisce
per i tanti e tanti da lui decapitati, avvelenati, resi ciechi
non intenerirebbe gli astanti: che egli è così mite.
 
Dio non moltiplica le pecore e i cammelli dei virtuosi
e nulla toglie per assassinio e spergiuro.
Per tanto tempo s’è nascosto, che svanì il ricordo, quando apparve
nel cespuglio di fuoco e nel petto di un giovane ebreo,
pronto a soffrire per tutti coloro che furono e saranno.
 
Non è certo che Ananke attenda la sua ora
per ripagare, com’è dovuto, intemperanza e orgoglio.
L’uomo è stato convinto
che se vive, è solo per grazia dei potenti.
Dunque si curi di bere caffè e cacciare farfalle.
A chi ama la Res Publica taglieranno una mano.
 
E tuttavia, seppur non grande, la Terra merita affetto.
Non che io prenda troppo sul serio i conforti della natura,
le sue attrezzature barocche, la Luna, le nuvole paffute
(sebbene sia una bella stagione, quando i pruni
fioriscono sulla Wilia).
No, consiglierei persino – via dalla natura,
dalle ostinate immagini di uno spazio infinito,
di un tempo infinito – dalle lumache avvelenate
sul sentiero in giardino, come nostri eserciti.

 
C’è tanta morte; e quindi affetto
per trecce, gonne colorate al vento,
barchettine di carta che non sono
più durature di noi…
Montgeron, 1959

Czeslaw Milosz
Traduzione di Valeria Rossella
 

che altro aggiungere, seguiamoli,
i consigli, quelli dati da chi ci ama;
spesso siamo incosciente e rissosi
troppe volte seguiamo l'anima...

 

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