lunedì 21 gennaio 2019

Risveglio (mattutino)

Risveglio
 
Giaccio fra l'erbe
sulla schiena del monte, e beve il sole
il mio corpo che il vento m'accarezza
e sfiorano il mio capo i fiori e l'erbe
ch'agita il vento
e lo sciame ronzante degli insetti. -
Delle rondini il volo affaccendato
segna di curve rotte il cielo azzurro
e trae nell'alto vasti cerchi il largo
volo dei falchi…
Vita?! Vita?! qui l'erbe, qui la terra,
qui il vento, qui gl'insetti, qui gli uccelli,
e pur fra questi sente vede gode
sta sotto il vento a farsi vellicare
sta sotto il sole a suggere il calore
sta sotto il cielo sulla buona terra
questo ch'io chiamo "io", ma ch'io non sono.

No, non son questo corpo, queste membra
prostrate qui fra l'erbe sulla terra,
più ch'io non sia gli insetti o l'erbe o i fiori
o i falchi su nell'aria o il vento o il sole.

Io son solo, lontano, io son diverso -
altro sole, altro vento e più superbo
volo per altri cieli è la mia vita…

Ma ora qui che aspetto, e la mia vita
perché non vive, perché non avviene?
Che è questa luce, che è questo calore,
questo ronzar confuso, questa terra,
questo cielo che incombe? M'è straniero
l'aspetto d'ogni cosa, m'è nemica
questa natura! basta! voglio uscire
da questa trama d'incubi! la vita!
la mia vita! il mio sole!
Ma pel cielo
montan le nubi su dall'orizzonte,
già lambiscono il sole, già alla terra
invidiano la luce ed il calore.

Un brivido percorre la natura
e rigido mi corre per le membra
al soffiare del vento. Ma che faccio
schiacciato sulla terra qui fra l'erbe?

Ora mi levo, ché ora ho un fine certo,
ora ho freddo, ora ho fame, ora m'affretto,

ora so la mia vita,
ché la stessa ignoranza m'è sapere -
la natura inimica ora m'è cara
che mi darà riparo e nutrimento,
ora vado a ronzar come gl'insetti. - 
sul S. Valentin, giugno 1910

Carlo Michelstaedter

 
risvéglio
sostantivo maschile
[der. di risvegliare].
-TRECCANI-
 
 Il fatto di risvegliarsi, di essersi risvegliato.
 
1.- In senso proprio, come passaggio dal sonno alla veglia: l’urlo delle sirene provocò il suo improvviso r.; avere un r. brusco, un dolce r.; il momento del r., e assol., risveglio, sottolineando il momento in cui avviene: al suo r. non ricordava più nulla della sera precedente; subito dopo il r. dall’anestesia fu riportato in corsia.
2.- In senso fig.: a. Il riscuotersi e riprendersi da uno stato di letargo o torpore, di inerzia o abbandono, di passività o inattività: il r. della primavera, della natura, dopo la fase invernale; in botanica, r. vegetativo, sinon. di ripresa vegetativa (v. ripresa, n. 2); il r. di un popolo dal suo secolare abbattimento; l’improvviso r. (dell’attività) di un vulcano; un brusco, doloroso r. dai sogni, dalle illusioni. In partic., nella storiografia religiosa, risveglio è il nome usato (analogam. al fr. réveil e all’ingl. revival; v. anche revivalismo) per indicare i movimenti mistici e anche profetici, soprattutto protestanti, dei sec. 18° e 19°. b. Il fatto di riprendere forza, di ravvivarsi, detto di desiderî e voglie, passioni e sentimenti: r. dell’appetito, della sete; r. della passione, della gelosia, di un odio sopito; r. della coscienza pubblica; di attività, il riprendere vigore, intensità: r. del fervore religioso, delle arti, delle scienze, degli studî, dell’industria, del commercio; r. dell’interesse intorno a un autore, a una questione.  
risveglio mattutino, presto, è buio,
la paura della notte stempera il mattino
eppure dietro frasi pensierose e paure
albeggia ancora la mia speranza 

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