domenica 27 gennaio 2019

Barbaro

La parola ”barbaro“, che tante e tante volte troviamo scritta e ripetuta sui libri di Storia antica, deriva dal greco antico “bàrbaros“ ed è a noi pervenuta attraverso il latino “barbarus”.

Come un barbaro
 
Là dove sono quelle case curve
Là sale il cammino al cimitero
Là dove scorre il fiume più ampio
Là ho sognato tutta la mia vita
La notte un angelo vola nel cielo
Un diffuso chiarore ammanta i tetti
Mi predice una lunga, lunga vita
Trasvolerà il mio nome oltre le case
Popolo mio per te io ho cantato
Chissà se il canto ti è piaciuto
Una voce è che viene dai polmoni
Tutta tristezza e fatica inumana
È di te che dipingo fiori
Foreste cupe, genti tra le case
Come un barbaro imbratto la tua faccia
Ma giorno e notte io ti benedico
               
Marc Chagall
Traduzione di Plinio Acquabona
 
 Il significato originario, quasi onomatopeico, era “balbettante” e stava ad indicare tutti coloro che parlavano una lingua sconosciuta ed incomprensibile, solo in seguito, per estensione, il termine finì per designare tutti gli “stranieri”.
Per i Greci e per i Romani, erano “barbari”, detto con sprezzante tono di superiorità, tutti quelli che non appartenevano alla loro civiltà (dalla rete).
 
canto di libertà, di spazi,
l'immenso di fronte e l'anima
come gioia, come ampi orizzonti;
così mi sento a volte pure io...

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