Canto di un cittadino
Pietra del fondo, che vedeva disseccarsi i mari
e milioni di bianchi pesci con salti di tormento –
io, pover’uomo, vedo un formicaio di genti bianche e nude,
prive di libertà. E vedo il granchio che ne divora il corpo.
E stati cadere, nazioni rovinare,
fuggire i re e gli imperatori.
Poi, la potenza dei tiranni.
E adesso posso dire, in questa ora,
che esisto, sebbene tutto muoia,
che è meglio un cane vivo di un leone morto,
così come dice la Scrittura.
Io, pover’uomo, seduto su una fredda sedia, occhi serrati,
sospiro e penso a un cielo di stelle,
a spazi non-euclidei, a germinanti amebe,
e agli alti monticelli delle termiti.
Io camminando dormo, e dormendo son desto,
corro inseguito e poi vengo sommerso,
su piazze di città, sospese in un’aurora
intensa, sotto il frantume marmoreo di una porta in rovina
commercio vodka e oro.
Eppure mi capitò di esserci vicino, giungevo
al cuore del metallo, allo spirito della terra, dell’acqua,
del fuoco,
l’ignoto scopriva il volto, come si scopre
una notte tranquilla riflessa in un ruscello.
E mi salutavano specchi di giardini
fogliati di rame, che scompaiono quando li si afferra.
E vicino, qui oltre la finestra, una serra di mondi,
dove il maggiolino e il ragno sono pianeti,
e l’atomo vagante è un rilucente Saturno,
e i mietitori portano alle labbra
il freddo boccale nell’estate che brucia.
Questo volevo e null’altro. Da vecchio mettermi
come il vecchio Goethe di fronte alla terra
e riconoscerla, e conciliarla
con l’opera, elevata
come una rocca nel bosco sopra il fiume
delle luci mutevoli e delle ombre labili.
Questo volevo e null’altro. Allora
di chi è la colpa? Perché mi è stata tolta
la giovinezza e poi l’età matura, perché hanno drogato
i miei anni migliori di sgomento? Di chi,
di chi è la colpa, o Dio, di chi?
E posso solo pensare a un cielo di stelle,
agli alti monticelli delle termiti.
Varsavia 1943-1944
Czeslaw Milosz
traduzione di Valeria Rossella
Un cittadino è un abitante o residente in uno Stato del quale possiede la cittadinanza avendone i conseguenti diritti e i doveri.
Tale definizione ha origine dalle antiche città stato e specialmente in Roma.
Chi era cittadino di Roma, e quindi ne aveva o ne conseguiva la cittadinanza, era tutelato e si considerava protetto e intoccabile in ogni luogo dell'impero e anche nelle città straniere. Il conseguimento dello status
di Cittadino romano fu considerato a lungo un privilegio e
l'aspirazione ad esserlo, da parte degli abitanti delle zone sotto il
dominio romano, fu anche oggetto di aspre contese tra Roma e le altre popolazioni italiche.
All'epoca dei comuni il termine identificava quella classe sociale superiore ai popolani ma inferiore ai nobili. (da Wikipedia)
Eccoci, come sempre, presenti,
ricordiamo il passato e temiamo;
futuri incerti dietro le finestre dell'anima,
soli, come sempre inutilmente soli....
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