lunedì 27 agosto 2018

Frammento e contrabbando

...il grande confine è sfumato, sfocato,
le vie precluse sono tutte di fronte,
belle, facili, aperte ma non si passa.
Vorrei avere la forza sempre,
mi occorre spesso ora che incedo
mi sento indifeso e solo, da tempo
contrabbando anima e cuore...
 
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati
 
 
Alla fine dell’Ottocento è il
"tempo del sale".
Curiosamente si tratta del sale venduto dall’Italia alla Svizzera, che - come per il tabacco - non lo gravava di accise.
Quindi diventa più conveniente del sale venduto nei negozi di "Sale e Tabacchi".
Per bloccarne l’introduzione il ministero delle finanze adotta tre misure: colora di rosa il sale che viene esportato in Svizzera, erige la "ramina" (una robusta rete, lunga alcuni chilometri sul confine comasco e varesino), e invia sul Verbano e sul Lario delle torpediniere.
Oggi sui valichi sperduti del confine italo-svizzero non passa più nessuno con la bricolla in spalla.
Restano poche fotografie.
La più vecchia l’hanno scattata a Saas Almagell all’inizio del ’900 e vi appaiono degli spalloni giovanissimi insieme ad altri molto anziani.
Sono figure lacere e smunte.
Tutti scheletriti dalla fame.
 “La storia della “ramina” è piuttosto sconosciuta.
Sembra che l’idea di posare uno sbarramento fisso lungo il confine sia sorta sul finire del XIX secolo per contrastare l’ultimo genio dei contrabbandieri:
il cane contrabbandiere.
Si trattava di robusti esemplari addestrati a compiere un determinato tragitto fra la Svizzera e l’Italia, sulla groppa dei quali era sistemato un involto del peso variabile fra 5 e 10 kg”.
È questo un estratto della ricostruzione storica a proposito di “ramina” e contrabbando affidata ad Adriano Bazzocco nell’ambito dell’esposizione sul tema dei confini prevista a Casa Croci a Mendrisio dal 15 ottobre.
(dalla rete)

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