le vie precluse sono tutte di fronte,
belle, facili, aperte ma non si passa.
Vorrei avere la forza sempre,
mi occorre spesso ora che incedo
mi sento indifeso e solo, da tempo
contrabbando anima e cuore...
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati
Curiosamente si tratta
del sale venduto dall’Italia alla Svizzera, che - come per il tabacco -
non lo gravava di accise.
Quindi diventa più conveniente del sale
venduto nei negozi di "Sale e Tabacchi".
Per bloccarne l’introduzione
il ministero delle finanze adotta tre misure: colora di rosa il sale
che viene esportato in Svizzera, erige la "ramina" (una robusta rete,
lunga alcuni chilometri sul confine comasco e varesino), e invia sul
Verbano e sul Lario delle torpediniere.
Oggi sui valichi sperduti del confine italo-svizzero non passa più
nessuno con la bricolla in spalla.
Restano poche fotografie.
La più vecchia l’hanno scattata a Saas Almagell all’inizio del ’900 e vi appaiono degli spalloni giovanissimi insieme ad altri molto anziani.
Sono figure lacere e smunte.
Tutti scheletriti dalla fame.
Restano poche fotografie.
La più vecchia l’hanno scattata a Saas Almagell all’inizio del ’900 e vi appaiono degli spalloni giovanissimi insieme ad altri molto anziani.
Tutti scheletriti dalla fame.
“La storia della “ramina” è piuttosto sconosciuta.
Sembra che l’idea di
posare uno sbarramento fisso lungo il confine sia sorta sul finire del
XIX secolo per contrastare l’ultimo genio dei contrabbandieri:
il cane contrabbandiere.
il cane contrabbandiere.
Si trattava di robusti esemplari addestrati a compiere
un determinato tragitto fra la Svizzera e l’Italia, sulla groppa dei
quali era sistemato un involto del peso variabile fra 5 e 10 kg”.
È
questo un estratto della ricostruzione storica a proposito di “ramina” e
contrabbando affidata ad Adriano Bazzocco nell’ambito dell’esposizione
sul tema dei confini prevista a Casa Croci a Mendrisio dal 15 ottobre.
(dalla rete)
(dalla rete)
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