Sono straniero nella nostra vita,
perciò a te sola parlo, e in versi strani:
a te, luogo sperato, età fiorita,
nido di paglia e pioggia sopra i rami,
perciò a te sola parlo, e in versi strani:
a te, luogo sperato, età fiorita,
nido di paglia e pioggia sopra i rami,
arnia d’acqua che trema al primo albore,
nel buio nuova Dolcezza… (Ma ora è tempo
che i corpi lieti tornino all’amore,
urlino gioia, e una ragazza pianga
nel buio nuova Dolcezza… (Ma ora è tempo
che i corpi lieti tornino all’amore,
urlino gioia, e una ragazza pianga
fuori, nel freddo. E tu? In città non sei,
non vai incontro alle notti, è l’ora in cui
solo ricordo di una bocca vera
non vai incontro alle notti, è l’ora in cui
solo ricordo di una bocca vera
sono i miei versi…) O frutti maturi,
fonti di vie dorate, parchi d’edera,
solo a te parlo, mia assente, mia terra…
fonti di vie dorate, parchi d’edera,
solo a te parlo, mia assente, mia terra…
Philippe Jaccottet
da "Lo slancio del cuore"
traduzione di Fabio Pusterla
Nel linguaggio di tutti i giorni sono stranieri – per gli italiani –
tanto il tedesco quanto il cinese, ma anche il turista che viene in
Italia in vacanza e il lavoratore stagionale che raccoglie i pomodori
nelle campagne del Sud, il giocatore di colore che gioca nella grande
squadra di calcio, il manager di una multinazionale che opera in Italia,
lo studente che completa nel nostro territorio il ciclo di studi, la
badante che si prende cura dei nostri vecchi, il venditore ambulante che
vende stuoie sulla spiaggia.
La legge usa un linguaggio più preciso e prevede quattro categorie di stranieri:
• i cittadini europei, o “comunitari” – per noi che siamo italiani sono stranieri in questo senso i cittadini europei (che fanno parte dell’Unione europea) non italiani: tedeschi, inglesi, francesi, danesi, spagnoli, austriaci, polacchi, rumeni, eccetera;
• i cittadini di paesi cosiddetti “terzi”, non europei, cioè gli extracomunitari, che sono cittadini di paesi che non appartengono all’Unione europea – cinesi, sudanesi, peruviani, argentini, sudafricani, russi, giapponesi, filippini, albanesi, eccetera;
• gli “apolidi”, persone che non hanno nessuna cittadinanza, per cui sono stranieri non solo in Europa ma dovunque, in qualsiasi paese;
• coloro che richiedono, per vari motivi, protezione internazionale e sono identificati come “rifugiati”.
Il decreto legislativo 286/98 si occupa direttamente solo di due di queste categorie di stranieri: i cittadini extracomunitari e gli apolidi: “Il presente testo unico si applica ai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea e agli apolidi, di seguito indicati come stranieri” [art. 1, c. 1]. E la nostra attenzione è rivolta essenzialmente agli extracomunitari, che costituiscono la maggioranza degli stranieri presenti e che continuano ad entrare in Italia (dalla rete).
• i cittadini europei, o “comunitari” – per noi che siamo italiani sono stranieri in questo senso i cittadini europei (che fanno parte dell’Unione europea) non italiani: tedeschi, inglesi, francesi, danesi, spagnoli, austriaci, polacchi, rumeni, eccetera;
• i cittadini di paesi cosiddetti “terzi”, non europei, cioè gli extracomunitari, che sono cittadini di paesi che non appartengono all’Unione europea – cinesi, sudanesi, peruviani, argentini, sudafricani, russi, giapponesi, filippini, albanesi, eccetera;
• gli “apolidi”, persone che non hanno nessuna cittadinanza, per cui sono stranieri non solo in Europa ma dovunque, in qualsiasi paese;
• coloro che richiedono, per vari motivi, protezione internazionale e sono identificati come “rifugiati”.
Il decreto legislativo 286/98 si occupa direttamente solo di due di queste categorie di stranieri: i cittadini extracomunitari e gli apolidi: “Il presente testo unico si applica ai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea e agli apolidi, di seguito indicati come stranieri” [art. 1, c. 1]. E la nostra attenzione è rivolta essenzialmente agli extracomunitari, che costituiscono la maggioranza degli stranieri presenti e che continuano ad entrare in Italia (dalla rete).
straniero a me stesso, capita, sovente,
non riesco a decidere e fare, indulgo;
nel frangiflutti della mia mente
accolgo pensieri spesso maligni...
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