lunedì 12 marzo 2018

Invidia

Angelo Bronzino
"Invidia"
L’invidia nasce da un confronto tra noi e gli altri ed è sgradevole sia per chi la “prova” che per chi la “riceve”.
Nel sociale, il pubblico non la gradisce ed è quasi sempre negata.
E’ inconfessabile. E’ ripugnante. E’ vissuta in solitudine.
Per questo è così importante avere uno spazio per parlarne e capirla meglio.
L’invidia è un sentimento molto comune e presente a tutte le latitudini. Le neuroscienze provano che è qualcosa di simile ad un dolore fisico.
Per il cattolicesimo è uno dei 7 peccati capitali.
Per il buddismo è il fattore mentale che porta all’odio.
Infine, per l’islam appartiene a chi non professa l’islam.
Spesso l’invidia è confusa con la gelosia, l’avidità e il rancore ma è un’emozione ben precisa e va studiata da più punti di vista.
Secondo una possibile interpretazione l’invidia colpisce: “L’inferiore che non vuole stare al suo posto”, il “subalterno” per status o per possibilità che ambisce a migliorare ma incanala questo desiderio nel modo errato.
Esiste una forma di invidia definita patologica o maligna che comporta la regressione del sentimento al suo stato primordiale cioè uno stato fatto di ostilità, odio intenso, avversione e aggressività molto esplicita.
Chi ne soffre considera l’oggetto desiderato/invidiato come qualcosa che gli è stato rubato.
È una visione distorta della realtà che conduce a reazioni aggressive non necessariamente sul piano fisico, bensì sul piano psicologico.
È patologica quando occupa gran parte dei pensieri (dalla rete).



Non invidio in alcun modo
il vuoto opprimente della nobile rabbia,
il cardellino nato nella gabbia
che non ha mai conosciuto i boschi estivi.
Non invidio l'animale che si prende la sua libertà nel tempo,
senza essere toccato dal senso di colpa,
e la cui coscienza non viene mai risvegliata.
E neppure, sebbene esso possa ritenersi beato,
il cuore che non ha mai fatto una promessa di matrimonio,
ma resta lì, a stagnare, nell'indolenza.
E non voglio alcun riposo del desiderio.
E tengo per certo, qualunque cosa accada,
e lo confermo proprio quando soffro di più: 
è meglio aver amato e perso che non aver amato mai.
 
Alfred Tennyson

 
 

sentimento strano l'invidia,
a volte è solo un po' di un qualcosa
che  difficile definire a parole;
io, per me, invidio senza cattiveria
 
Il termine invidia
(dal latino in - avversativo - e videre, guardare contro, ostilmente, biecamente o genericamente guardare male, quindi "gettare il malocchio") si riferisce a uno stato d'animo o sentimento per cui, in relazione a un bene o una qualità posseduta da un altro, si prova spesso astio e un risentimento.
(da Wikipedia)

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