giovedì 25 gennaio 2018

Alberico Sala

 
Scrittore, poeta e critico d'arte italiano, Alberico Sala, lombardo di Vailate, paese della Gera d'Adda (contrada dove nacquero il Caravaggio e lo Straparola) sin da giovane, si avvia alla carriera giornalistica. Diventa - dopo aver lavorato a Bergamo e Roma negli anni '60 - critico cinematografico del Corriere d'Informazione, in cui Montale è critico musicale.
Inaugura la pagina d'arte del Corriere della Sera insieme a Dino Buzzati, quotidiano nel quale ritorna nel 1978, dopo essere stato, per cinque anni, titolare della critica d'arte de Il Giorno. Fervido scrittore con "La prigione verde", e "Piazza del Duomo", si fa benvolere da critica e pubblico, ma nella sua arte troviamo anche titoli di poesia: "Epigrafi e canti" del 1957, "Sempre più difficile", vittoria nel Premio Cervia nel 1960. Poesie di Alberico Sala sono incluse nelle più autorevoli antologie, da quella di Anceschi e Chiara a quella di Falqui, di Ravegnani e Titta Rosa a quella di Quasimodo.
È stato tradotto in varie lingue, tra cui l'arabo. Sebastiano Grasso ha ricordato sul Corriere della Sera che <
(Vittoria Esperia).
 
 Un'intimità sensibile e sofferta è alla base della poesia di Alberico Sala, poeta cremasco (Vailate, Cremona 1923-1991), che fu critico letterario, artistico e cinematografico per l'Eco di Bergamo e il Corriere d'Informazione.
opo la guerra, tra il 1945 e il 1955, Sala sviluppò i suoi temi di viva memoria, esprimendo un linguaggio chiaro che già superava l'ermetismo in una direzione quasi prosastica.
Ne nacque una poesia impregnata di realismo sì, ma anche capace di raccontare compiutamente, sebbene con pudore e timidezza, i sentimenti: i giorni dell'adolescenza, il ricordo del padre e della madre, la vita familiare nella pianura bergamasca.  
La prima sua raccolta è “Epigrafi e canti”, del 1957.
Qui spicca un legame forte con la terra, con la pianura ghiaiosa che si estende fra tre grandi fiumi lombardi: nelle prose del “Nido di ghiaia” il poeta afferma “...La mia Bassa, adacquata dall’Adda, dal Serio, dall’Oglio, sempre più si riappropria i miei giorni, muta in lusinghe i disagi, in doni le assenze.
Il silenzio delle contrade, appena sfiorate dal benessere, dai ponti dell’effimero, non isola, riattiva i contatti naturali, riporta le stagioni; la nebbia non confonde, ma raccoglie.
È la mia terra, che non ho mai barattato con la carta. Anzi, neppure terra, ma ‘gera’, cioè ghiaia, proprio dell’Adda, fiume erratico, vagabondo nei secoli, per la forza delle piene e del vento...”.
Più avanti Sala innesta altri temi profondi: la città e la condizione del vivere nella vita moderna, dimostrandosi così attento a cogliere i mutamenti di costume nella società opulenta degli Anni '60.
La memoria però ritorna a quella terra natale tanto amata: non è così distante dalla città, ma enormemente lontana nel ricordo, nello scorrere del tempo “...Inseguo, tra i fogli colorati, archi, campanili, portici, finestrelle, portali, fontanili, rive d’alberi, absidi e giardini, torri, merli, ponti, balconi, viali, cancellate, rive, case, cappelle, santuari, statue e croci, campane sciolte nel vento, greti, ghiaia, gera, la Geradadda.
Ci si può perdere nel mare d’erba, fra tanti richiami e tentazioni, fra dimore e paesi, che attraverso per gli spostamenti della vita o che ricordo e frequento solo con la memoria; che cerco, ogni tanto, per privatissime ragioni; o che sogno appoggiandomi a confidenze, o veggenze...”. È il caso di “Sempre più difficilie”, opera del 1960- (dalla rete)

Ero in riserva
a Dino Buzzati

Ride al distributore la ragazza:
profuma la benzina rossa corallo.
Con il daino lucida i vetri,
e i suoi occhi subito cadono
nella conchiglia dello specchio.

Il padre annusa i cedri sul sedile:
«Dentro son bianchi e grassi come pesci».
Affonda un'ungia la ragazza
nella scorza, e sempre ride riversa.
Così verso la sera d'origano
la Giulietta sprint la porta via.

 
Al Sud, 1960
 
Alberico Sala
da "Sempre più difficile"

 
i luoghi dell'infanzia,
in riserva, con poche lire, allora,
si andava con giornali a coprire
le risa, la gioia, le poche lacrime...
 

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