martedì 12 dicembre 2017

Di Unicorni e verginità

Luca Longhi
"Dama con unicorno"
1535-1540,
Roma, Museo di Castel Sant’Angelo
Scrive Leonardo da Vinci: “L’alicorno, ovvero unicorno, per la sua intemperanza e non sapersi vincere, per lo diletto che ha delle donzelle, dimentica la sua ferocità e salvatichezza; ponendo da capo ogni sospetto va alla sedente donzella, e se le addormenta in grembo; e i cacciatori in tal modo lo pigliano”. In sintesi: l’unicorno, trascinato dal proprio desiderio, quando vede e sente una ragazza vergine corre da lei, ma poi le appoggia il muso sul grembo e si addormenta. Così, approfittando del suo sonno, i cacciatori possono catturarlo. La vergine rappresenta la castità virtuosa, mantenuta anche di fronte all’irruenza dei desideri della carne e, per estensione, anche l’animale, che di fondo è fortemente trascinato verso i piaceri sessuali, compartecipa, come un fidanzato rispettoso, alla necessità della virtù.  Al di là della metafora alta, si può ritenere, in effetti, -considerato il fatto che si ritiene che l’immagine della vergine e dell’unicorno fossero utilizzata anche nei quadri di fidanzamento – essa sta a significare, nel segmento di vita quotidiana, l’attesa casta del matrimonio, dopo il quale, evidentemente, l’animale potrà risvegliarsi. Per il simbolo fallico del corno e per l’irruenza esso può essere rappresentato, come nell’affresco di Domenichino, mentre si avvinghia alle gambe della vergine o assume una postura rampante. In diversi quadri l’immagine viene invece attutita e l’unicorno viene dipinto o disegnato mentre, come un animale domestico, è già accoccolato vicino alla vergine. La rappresentazione della vergine con l’unicorno tra le braccia può essere interpretata come un’allegoria profana della castità; questa tipologia iconografica era in uso per gli arazzi medioevali e del primo Rinascimento, realizzati in occasione di fidanzamenti. La raffigurazione dell’unicorno ben si associa alla scelta delle pietre preziose del gioiello raffigurato; l’unicorno, infatti, nell’antichità era collegato al culto della dea-madre vergine e conservò nel Medioevo questa simbologia, in riferimento alla verginità di Maria (dalla rete).

Domenico Zampieri detto il Domenichino
 "Vergine con unicorno"
1604, affresco,
Roma, Palazzo Farnese, Galleria dei Carracci


Verginità
 
Vele solari
col tuo piede scarno
tentavi dal pontile,
raccoglievi
chiare sillabe d'acqua
nella scia delle barche.
Poi un profilo d'alte pietre
franava in lago:
ridendo
offrivi alghe al mio nudo
corpo serale.
 
Antonia Pozzi
 
 

  
L’unicorno, denominato nell’italiano antico alicorno, collocato accanto a una ragazza, rappresenta la purezza, non suscitata dall’indifferenza nei confronti dei piaceri carnali, ma dominata dalla castità, cioè da una rinuncia consapevole all’eros, pur nella difficoltà che esso comporta. Rinuncia che può essere pur temporanea, in attesa del sacramento matrimoniale. L’unicorno era infatti considerato un animale sessualmente focoso, basilarmente intemperante nei confronti dei propri desideri sessuali. I suoi massimi appetiti si riteneva che fossero suscitati dalle ragazze, al punto che, nell’antichità si pensava che potesse essere catturando, lasciando come esca, nel bosco o in una radura, una vergine, cioè una donzella.
Secondo una leggenda il corno dell’animale purificava qualunque cosa toccasse e poteva essere catturato soltanto da una vergine.
L’animale, noto anche come simbolo fallico, era foriero di prosperità nella vita matrimoniale; stesse caratteristiche presentavano le pietre preziose del gioiello; la perla e lo smeraldo erano note come simbolo di castità, mentre il rubino donava alla sposa prosperità nella vita matrimoniale e frenava le passioni amorose (dalla rete).
 
 cara mi è come non mai
il nulla che sono sparisce
mi ritrovo padre dei sogni
vorrei tu fossi serena...

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