sabato 30 settembre 2017

Canavese

Nenia, nel Canavese

Avevano l’altezza che ha l’arbusto
del mirto nero e stretto contro il muro,
camminavano insieme, egli robusto
il corpo, il volto soleggiato e duro,
ella infiammata e ondata da uno scialle
nel dolce portamento delle spalle.

Ora tra i muri o al più lontano prato
o in altra parte non li puoi trovare,
nemmeno discendendo fino al mare.
Fuori del luogo dove il tempo è stato
nessun ricordo si vede o si tocca.
Non c’è più fiato in loro, non c’è bocca.


Erano lì dove ora il mirto ha fiore.
Più meraviglia morte che l’amore.
 
Agostino Richelmi
da "Poesia del disgelo"
 

Il Canavese
(Canavèis in piemontese; Canapisium / Canavisium in latino)
è una regione storico-geografica del Piemonte estesa tra la Serra di Ivrea, il Po, la Stura di Lanzo e le Alpi Graie, ossia il territorio compreso tra Torino e la Valle d'Aosta e, verso est, il Biellese e il Vercellese. I suoi centri di maggior rilievo sono le città di Ivrea, Chivasso, Cirié, Cuorgnè, Rivarolo Canavese, Caluso e Castellamonte.
Il Canavese è una regione a ridosso delle Alpi, dolci colline lo delimitano e lo attraversano, spettacolare per l’unicità e la dimensione l’Anfiteatro Morenico d’Ivrea – AMI con la Serra d’Ivrea.
Percorso dalla Dora Baltea è un territorio estremamente ricco di acqua, con i suoi laghi morenici come il lago di Viverone, quello di Candia Canavese e i cinque laghi d’Ivrea. Diversi i torrenti tra cui l’Orco e il Chiusella.

Il Canavese arriva sino alla città di Chivasso e prosegue verso il Parco del Gran Paradiso. Risalendo verso nord-ovest si incontrano la Valle Orco, la Valle Soana, la Valle Sacra e la Valchiusella.
I maggiori centri urbani sono Ivrea, Chivasso, Rivarolo, Castellamonte, Ciriè e Cuorgnè. I piccoli borghi canavesani sono distribuiti nella pianura, nelle colline dell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea e nelle vallate che lo circondano.
Nel nord-ovest della regione Piemonte, a “due passi” dalle grandi metropoli di Torino e Milano, il Canavese si trova a pochissimi chilometri dalla Reggia di Venaria Reale e a breve distanza dal Forte di Bard.
Il Canavese è facilmente raggiungibile in auto da Torino (meno di 30 minuti), da Aosta (meno di 1 ora), da Milano (meno di 1 ora e mezza) e da Genova (meno di 2 ore). Si può arrivare in autobus e in treno ( dalla rete).
  
regione di gozzaniana memoria,
farfalle, erbe, ville antiche
e cose di pessimo gusto
nel cuore, ancora, amate...

venerdì 29 settembre 2017

Giulio Gianelli


Giulio Gianelli
(Torino, 7 ottobre 1879 – Roma, 27 giugno 1914)
è stato un poeta e scrittore italiano appartenente alla corrente letteraria del crepuscolarismo del primo decennio del Novecento. È ricordato per la sua personale visione sui generis del crepuscolarismo, che si discosta sia dall’ironia sofisticata di Guido Gozzano, sia dal patetismo effuso di Sergio Corazzini, caratterizzandosi per un intenso spirito religioso, per la carità verso il prossimo e per l’amore verso la natura. È conosciuto soprattutto come l’autore di diverse novelle e racconti per ragazzi, tra i quali spiccano: Tutti gli angioli piangeranno (1903), Mentre l’esilio dura (1904), Intimi Vangeli (1908) e Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino (1911). Figlio di Pietro Gianelli, ingegnere poi emigrato e scomparso in Argentina, e di Gennarina Bauducco, deceduta nel 1883, alla morte della madre, ancora bambino, verrà iscritto in un collegio.
 Una volta conseguita la Maturità classica, non sarà in grado di sostenere le spese per gli studi universitari ma frequenterà comunque le lezioni del poeta e critico Arturo Graf presso l’Università degli Studi di Torino, divenendo amico, in quel periodo, di noti futuri esponenti della scena letteraria e culturale italiana, quali, ad esempio, Guido Gozzano, Giovanni Cena e Nino Oxilia. Dopo aver collaborato con diverse riviste, quali ad esempio:
L’artista moderno, Il momento, Studium e La riviera ligure, Giulio Gianelli presterà a Torino la propria opera nel Comitato di difesa dei fanciulli, ispirato alla figura di Don Bosco.
Si trasferirà a Roma nel 1908, per poi collaborare con Il corriere d’Italia ed Il popolo romano.
Nel 1909, aderirà al movimento per l’alfabetizzazione dei contadini dell’Agro romano, promosso da Giovanni Cena e Sibilla Aleramo, mentre, nello stesso anno, parteciperà attivamente ai soccorsi delle vittime del Terremoto di Messina.
A Messina salverà due giovani orfani sopravvissuti che porterà con sé a Roma e dei quali si prenderà cura per tutta la vita: Mario ed Ugo Morosi.
Nel 1911, entrambi i ragazzi compariranno come protagonisti della novella Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino, realizzata in quell’anno da Giulio Gianelli per la rivista L’Avvenire e pubblicata, in seguito, sotto forma di volume, dalla casa editrice de Il Momento, quotidiano cattolico fondato nel 1903 dall’allora Arcivescovo di Torino, Cardinale Carlo Richelmy. Tra il 1911 ed il 1914, Giulio Gianelli pubblicherà una serie di piccoli racconti sul giornale Buon augurio, edito dall’Ospizio dei piccoli derelitti di Milano, oltre a ritornare in Piemonte più volte, in visita agli amici di un tempo. Morirà a Roma nel 1914, per le conseguenze di un attacco di tisi, pochi giorni prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale (dalla rete).
 
Val Salice
 
Autunno, sì gentil melanconia
ricevo dai tuoi ultimi tesori,
che questa valle che tu baci e indori
luogo d’eternità parmi che sia;
 
dove, a chi giunge dopo lunga via,
odo cantar da un angelo tra i fiori:
«Ecco alfine la patria, esuli cuori,
cessate il pianto della nostalgia».
 
Vedo, qua e là, delinearsi forme
dal non vivere fatte più leggiadre,
che senza suono avanzano e senz’orme,
 
ciascuna avvolta nel suo proprio nimbo
di moriente sol... Io, come un bimbo,
con immenso desìo cerco mia madre.
 
Giulio Gianelli
 
Val Salice, ameno luogo piemontese nei pressi di Torino
 in cui il poeta amava stare, in compagnia della natura
e delle cose terrene,
anche qui: "le piccole cose"  quelle crepuscolari
che danno gioia agli occhi e al cuore.
Gujil
 
valle nel cuore, verde,
scorre un fiume, coi ricordi;
una vita trascorsa assieme,
una vita che riposa in pace...

giovedì 28 settembre 2017

Elefante e cristalli


Poesia
 
Giovedì passato nell'atmosfera amichevole
della tua conversazione. Sulla tovaglia,
i dolci piatti, il coltello all'erta,
la voglia di mangiare.
 
La voglia pure di mangiare un poco,
di tutto, di qualunque cosa, di niente.
Di piangere tagliando la cipolla
e di ridere giusto nel cucchiaio.
 
Le tue mani esperte, tiepide di verdura,
ed il grembiule che sempre si rovina
proprio lì, però che rabbia!
Di nuovo
hanno aumentato il pane, eh? Che problema!
Che problema, moglie mia, che problema,

toccare l'aria di questo giovedì pulito!
Guardarsi il petto scandalo di vita!
Sentire nel tuo ventre il figlio come cresce!
E il resto, lo aggiusteremo poco a poco.
 
Juan Gelman
 
 
 Nel linguaggio comune, comportarsi
“come un elefante in una cristalleria”
è sinonimo goffaggine e mancanza di delicatezza.
Ma gli elefanti sono davvero così maldestri?
A quanto pare niente affatto.
A suggerirlo è una ricerca condotta sugli elefanti dello zoo di Atlanta (Stati Uniti) da un gruppo di ingegneri del
Georgia Institute of Technology,
che mostra invece di quanta delicatezza siano capaci questi pesantissimi animali.
I ricercatori hanno offerto ai pachidermi acqua e cibo in granelli e in cubetti, ponendoli sul piatto di una bilancia e filmando il tutto con una videocamera.
 I risultati dell’analisi dei video e dalla misura della forza esercitata sul piatto, presentati al meeting annuale della
Society for Integrative and Comparative Biology,
sono sorprendenti: gli elefanti sono in grado di dosare la forza delle loro proboscidi in modo straordinario, riuscendo a sollevare con delicatezza persino una tortilla chips.
Ci riescono, spiegano i ricercatori, accorciando la parte terminale della proboscide, creando delle articolazioni temporanee, in modo da dosare la forza e rendendo la presa più gentile.
Una strategia che potrebbe essere adottata per costruire robot dalle sottilissime capacità di manipolazione (dalla rete).
 
versi sparsi, rimati, sonori,
le mie poesie sono stupide cose,
nel mare del sentire mi muovo
come elefante leggiadro...

mercoledì 27 settembre 2017

Gatto... Alfonso

Serena Maffia
"Ritratto di Alfonso Gatto"
 
Poesia
 
In ogni gioia breve e netta scorgo il mio pericolo.
Circolo chiuso ad ogni essere è l'amore che lo regge.
Tendo a questo dubbio intero, a un divieto in cui
cogliere il sospetto e la lusinga del mio movimento.

Universo che mi spazia e m'isola, poesia.
 
Alfonso Gatto
da "Poesie, 1941"
 
 
Fu Alfonso Gatto
stesso a definirsi,
in un articolo sul "Politecnico" di Vittorini nel 1947:
 
“Se voi mi domandate perché un poeta scrive, in che modo si è deciso a scrivere, se voi ricordate quel ragazzo seduto nella sua stanza diroccata, comprenderete perché la poesia appartenga agli uomini che non si difendono, che passano nella vita, lungo tutta la vita, senza appropriarsene, amandola anche per gli altri che credono di averla spesa o di poterla spendere senza nemmeno mai riuscire a destarla”.
(dalla rete)
 
quante scritte, scordate, riposte,
ora è più semplice, archivio;
potenza della rete sopravvivo
anch'io, come tanti, ai miei versi...
 
 

martedì 26 settembre 2017

Avvenire, domani...


Avvenire

Ti chiamano avvenire
perché non vieni mai.
Ti chiamano: avvenire,
e sperano che tu venga
come docile animale
a mangiare nella loro mano.
Ma tu resti fermo
oltre le ore,
acquattato non si sa dove.
... Domani!
          E domani sarà un altro giorno tranquillo,
un giorno come oggi, giovedì o martedì,
qualsiasi cosa e non quello
che ancora aspettiamo, ancora, sempre.


 Ángel González
da Altro tempo verrà diverso da questo
traduzione di Gabriele Morelli

 
 
 Avvenire
tra verbo, nome e aggettivo: 

accadere, succedere, capitare: è avvenuta una disgrazia; qualunque cosa avvenga, io sono preparato|come spesso avviene
, in riferimento a fatti consueti, che si ripetono
Etimologia: ← lat. advenīre, comp. di ăd e venīre ‘venire, accadere’.

avvenire 2 (aggettivo, nome):
il futuro; la sorte, le condizioni, l’esistenza future

Domani...domani, forse... domani,
il presente richiama il passato, ieri;
dietro cortine impenetrabili si cela
da sempre, il nostro domani...

lunedì 25 settembre 2017

Miserie d'Italia

Trenta miserie d’Italia

XXII

La Grecia brucia.
Brucia l’Italia.
Antonio è partito.
Brucia cuore e futuro.
Morti Sciascia Calvino Pasolini
Fortini Volponi Vittorini persone
di alto gradimento. La giornata
è lunga amara in questa Italia

cavallo che caracolla azzoppato.
Sta arrivando l’inverno.
Sarà di nuovo il tempo bianco della neve?
O prevarranno giornate temute
con poche voci annidate nel petto?

Chi nel silenzio e l’attesa raccoglierà
le nuove vicende.
Chi
raccoglierà fra i sassi le nuove canzoni?
Momento gelido da ricordare.

Vittorini cammina adagio lungo i navigli
rapido e sicuro Calvino sta scrivendo
una lettera
Pavese ha appena bevuto cicuta nel terribile
silenzio d’agosto
Fortini arriva correndo impetuoso e
ammonisce la vita.
Sferziamo cavalli che sono bianchi cavallo
di pietra.
Un vulcano aspetta di triturare il cielo.
Cenere bianca fredda si depone ai miei piedi.
E tuttavia anche noi aspettiamo.


Roberto Roversi
Miserie d’Italia
 
Majid Rahnema:
 'La nuova povertà è la miseria intellettuale'
Per il filosofo iraniano la pauperizzazione in atto coincide con la restrizione della libertà.
E l'appiattimento etico-morale
L'Italia,
ufficialmente Repubblica Italiana, è una repubblica parlamentare situata nell'Europa meridionale, con una popolazione di 60,6 milioni di abitanti e Roma come capitale.
 
il nostro paese, chi siamo,
un delirio di situazioni e attimi;
ci rigiriamo nel letto,
ci stanchiamo degli altri...
L'Italia, ufficialmente Repubblica Italiana, è una repubblica parlamentare situata nell'Europa meridionale, con una popolazione di 60,6 milioni di abitanti e Roma come capitale.

domenica 24 settembre 2017

Gabbia

La gabbia

Nella notte che si sveglia
Le foreste smettono di crescere
I gusci sono in ascolto
Le ombre negli stagni diventano grigie
Le perle si dissolvono nell’ombra
E io ritorno da te
Il tuo volto sul quadrante dell’orologio
Le mie mani sotto i tuoi capelli
E se il tempo che segni libera gli uccelli
E se loro volano verso la foresta
L’ora non sarà più nostra
Nostra è la gabbia decorata
La tazza d’acqua traboccante
La prefazione al libro
E il ticchettio di tutti gli orologi
E il movimento di tutte le stanze buie
Tutti i nervi dell’aria sono scoperti
Una volta volata via
L’ora piumata non tornerà
E io sarò scomparso.

David Gascoyne
The Cage, da Man’s Life in This Meat, 1936
Traduzione di Francesca Spinelli
 
 

gabbia
/'gab:ja/
sostantivo femminile
[lat. cavea, der. di cavus "cavo"].
- TRECCANI -
 
 1.- [struttura con listelli di legno o fili di ferro disposti a formare una trama a sbarre o recinto, usata per tenervi rinchiusi uccelli in cattività]
≈ uccelliera, voliera.
● Espressioni (con uso fig.): famigliare, gabbia di matti [gruppo di persone la cui vita si svolge in modo litigioso o luogo in cui regnano disorganizzazione e disordine: quest'ufficio è una gabbia di matti]
≈ (famigliaare) casino, manicomio;

2.- a. [recinto per gli imputati nelle aule dei tribunali]
≈ (popolare) gabbio, gabbione.
b. (fam.) [luogo di detenzione: mettere un ladro in gattabuia]
≈ [→ GATTABUIA].
gabbia toracica (anatomia) [parte dello scheletro formata dalle coste articolate allo sterno, che racchiude gli organi della cavità toracica]
≈ cassa toracica, costato. 
 
 
imprigionati nel senso,
quello comune, normale;
ci sfianchiamo in inutilità
ci circondiamo di nulla...

sabato 23 settembre 2017

Exam!


 
la vita è fatta di esami,

a tutte le età,
scolastici, clinici, civili;
ribellarsi non serve,
conformarsi è la prassi...
 
Gujil

 

venerdì 22 settembre 2017

Prima e pigliamosche

 Prima di allora, prima di allora
 
Dal dito della mia mano destra pende
                 un filo azzurro
che sarebbe la bandiera trionfante del paradiso
Ma di certo non è ancora il momento
Prima di allora, il fischio della gazza orientale
                 si deve posare sulle mie labbra
                 per ogni rivelazione
Prima di allora, amore tra le casse di polvere da sparo
prima di allora, prima di allora, prima di allora…
 
Sunil Gangopadhyay
 
 Il Copsychus saularis
(Pettirosso gazza orientale)
è un uccello della famiglia Muscicapidae.
I Muscicapidi (Muscicapidae Vigors, 1825), comunemente chiamati
"pigliamosche del Vecchio Mondo",
sono una famiglia di uccelli dell'ordine dei Passeriformi.
L'aspetto di questi uccelli è molto vario,
ma sono tutti ottimi uccelli canori.
Hanno dimensioni medio-piccole (10-21 cm).
Molte specie hanno il piumaggio bruno uniforme, mentre altre sono vivacemente colorate, soprattutto i maschi.
Quasi tutte hanno becchi larghi e appiattiti, adatti a catturare insetti in volo, mentre le poche specie che si nutrono sul terreno hanno generalmente becchi più sottili.
I Muscicapidi, detti anche pigliamosche del Vecchio Mondo, vivono in quasi ogni habitat in cui siano presenti degli alberi, dalle foreste più fitte alle rade boscaglie, e perfino sui boschi dell'Himalaya.
In inverno le specie più settentrionali migrano verso sud, dove possono trovare insetti in abbondanza.
A seconda delle specie, il nido può consistere sia in una sorta di coppa ben costruita posta su un albero o una cornice rocciosa che in una semplice struttura posta all'interno di un tronco cavo.
Le specie che nidificano in cavità tendono ad avere covate più numerose (in media di otto uova, piuttosto che di due-cinque) (Wikipedia). 

prima, sempre prima,
dove si ferma il ricordo, lamore;
siamo stati tutti prima,
ora siamo adesso...

giovedì 21 settembre 2017

Arrivi e partenze



Arrivi e partenze
 
Si arriva, si parte,
si resta in disparte.
In un turbinio di abbracci,
baci, lacrime e saluti.
Ho rivisto, gioito, pianto,
chissà se rivedrò?
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 

mercoledì 20 settembre 2017

Gelo d'estate

In meteorologia il gelo, in senso stretto, è l'abbassamento della temperatura dell'aria sotto il punto di congelamento (0 °C).
La temperatura dell'aria viene di solito misurata a un'altezza di 2 m in una capannina meteorologica, contenitore costruito in modo da mantenere il termometro all'ombra e di consentire la libera circolazione dell'aria. 
Esiste una scala soggettiva per stimare l'intensità del gelo:
 
gelo leggerissimo: da 0 °C a −2 °C
gelo leggero: da −2 °C a −5 °C
gelo moderato: da −5 °C a −10 °C
gelo forte: da −10 °C a −15 °C
gelo fortissimo: sotto −15 °C
 
La percezione soggettiva è maggiore se in presenza di vento e all'aumentare della velocità di questo (temperatura percepita).
 

il gelo bruca
i residui della notte nostra
il sogno sfrangiato sul bordo
dell’essere ancora vivi
tra poco è l’alba
noi siamo la nostra attesa
la ferita della vetrata non aperta
il rimorso che accomuna
l’aprire e il non aprire
minima gemi come acqua
tu ormai nel costato del sonno       
deposta la tua parte di attesa
hai varcato il millimetro dell’abbandono
e io veglio anche
per il tuo lembo di indicibile
mentre la luce massacra l’ombra
sul lato rovescio del pensiero
 
Bruno Galluccio
da "Verticali", 2009
 

 Se l'aria è abbastanza umida e vicino al punto di rugiada si ha produzione di brina, ma in generale non è necessario avere il gelo per ottenere la brina: questa infatti può formarsi anche con una temperatura dell'aria superiore a 0 °C se le superfici hanno perso calore per irraggiamento durante una notte serena e senza vento.
In queste condizioni tende a gelare anche il terreno in superficie, ovvero l'acqua in esso contenuta, fino ad una certa profondità dipendente dall'intensità del gelo: sono queste le condizioni che portano alla formazione del permafrost sulla terraferma delle latitudini polari.
Sotto opportune condizioni possono gelare anche laghi, fiumi e mari come spesso avviene a latitudini elevate.
Il gelo è una caratteristica peculiare delle latitudini polari e sub-polari, mentre ondate di freddo più o meno accentuate e durature sono possibili in inverno alle latitudini temperate sotto particolari configurazioni bariche della circolazione atmosferica, ma può presentarsi comunemente anche nelle semplici giornate fredde invernali specie durante le ore notturne in seguito a raffreddamento per irraggiamento.
Il gelo intenso ha forti ripercussioni sulla società in particolare sugli aspetti produttivi e sul consumo energetico che risulta fisiologicamente aumentato oltre a possibili danni alla rete elettrica di distribuzione e al patrimonio agricolo e zootecnico (da Wikipedia).

Con l'arrivo del gelo farà molto freddo!
 Gujil
 
sempre più in bilico e solo,
di dentro, nel profondo;
ho immaginato miriadi di colori,
sto affogando nel blu del mattino...

martedì 19 settembre 2017

Bastimento

 
Di infinite partenze
 
Di infinite partenze è colmo
questo cuore invecchiato da attese,
le file dei reduci incombono
in un'anima carica di sospiri;
flessibili menti delucidano
cose risapute, convogliate
in carichi ammassati alle stive
di questo bastimento pronto a salpare.
 
Anonimo
del XX° Secolo
Poesie ritrovate
  

bastiménto
 sostantivo maschile
 [der. di bastire,
fabbricare, costruire,].
- TRECCANI -
 
 1.-
a. Designazione generica di ogni galleggiante di una certa grandezza, pontato, munito di mezzi autonomi di propulsione, a vela o a motore, destinato alla navigazione, marittima o interna.
b. In partic., grossa nave da carico.
È arrivato un b. carico di ...,
gioco che si fa tra più persone, ragazzi o anche adulti: chi dirige il gioco pronuncia queste parole seguite da una lettera dell’alfabeto, e la persona designata (col getto di un fazzoletto annodato, o altrimenti) deve immediatamente dire il nome di un carico che cominci con quella lettera.

2.- Quantità di merci che può essere trasportata da un bastimento, e per estens., fam., gran quantità: c’è ancora un bastimento di scarpe in magazzino.
 
◆ Dim. bastimentino.