sabato 15 luglio 2017

Fernando Bandini


Fossero i miei versi quello che la neve
è per i bambini quando si svegliano
e guardano dal vetro sbalorditi la lieve
polvere caduta da lontani mondi.
 
Fossero i miei versi quello che l'acqua
di maggio è per i meli dalla foglia lustra
quello che il vento è per i pini (una frusta
verde che schiocca sulla selva e sul pascolo).
 
Quello che per i pesci guizzanti è la ghiotta
esca, per il tordo bottaccio
la trappola insidiosa fatto col setaccio
di casa ancora sporco di farina.
 
Capaci di catturare, capaci di ferire,
capaci di serbare un segno segreto,
un mistero d'origine nel lieto
turbinio delle cose che lievita la massa.
 
Fossero i miei versi quello che le stelle
sono per la notte quando esplodono in cielo
come larghi rododendri sullo stelo
d'un sospiro che veglia alle finestre.
 
Fossero i miei versi di bella fattura
ma nutriti di umana realtà.
Fossero i miei versi come la libertà
aria della lotta e pane del riposo.
 
Fernando Bandini
 
 
Fernando Bandini
è scomparso a Vicenza il giorno di Natale del 2013, dopo lunga malattia. 
Nato a Vicenza nel 1931, dopo aver svolto la professione di maestro elementare, ha insegnato Stilistica e Metrica all’Università di Padova e Letteratura italiana contemporanea all’Università di Ginevra.
a scritto saggi ed articoli sul manierismo dialettale del Cinquecento e sul linguaggio poetico del Novecento ed è stato autore di un commento ai Canti di Leopardi. 
Poeta neolatino – oltre che autore in lingua e in dialetto –, ha ricevuto premi al Certamen Hoeufftianum indetto dall’Accademia Reale Olandese di Amsterdam e al Certamen Vaticanum della Fondazione Latinitas.
È stato direttore dell’Istituto per le Lettere, il Teatro e il Melodramma della Fondazione Cini di Venezia, presidente dell’Accademia Olimpica di Vicenza (dal 2003 al 2011) e presidente del Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna. 
Tra le pubblicazioni: In modo lampante, Neri Pozza, Venezia 1962; Per partito preso, Neri Pozza, Venezia 1965; Memoria del futuro, Mondadori, Milano 1969; La mantide e la città, Mondadori, Milano 1979; Il ritorno della cometa, Accademia Olimpica, Vicenza 1982 (A1, Padova 1985, con illustrazioni di Emilio Farina). 
Sue raccolte più recenti: Santi di Dicembre, Garzanti, Milano 1994; Meridiano di Greenwich, Garzanti, Milano 1998; Dietro i cancelli e altrove, Garzanti, Milano 2007; e la plaquette Quattordici poesie, L’Obliquo, Brescia 2010, con tre note di Pietro Gibellini, Massimo Raffaelli e Francesco Scarabicchi. Nel 2007 gli è stato conferito il Premio di poesia “Dino Campana”, mentre nel 2012 si è aggiudicato il Premio Librex Montale (dalla rete).
 
già, fossero i miei versi,
le mie frasi, i commenti,
fossero qualcosa che rimane,
qualcosa che qualcuno fa proprio...
 
 
La divisione di un testo in versi indirizza subito il lettore
verso un'interpretazione del testo focalizzata
non solo sul suo significato ma anche
sul modo in cui questo è espresso e organizzato,
in altre parole sulla dialettica tra forma e contenuto.

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