lunedì 15 maggio 2017

O


“... O stella possente che cali a occidente!
O ombre della notte
– o malinconica notte di lacrime!
O grande stella scomparsa – o nera tenebra
     che la nascondi!
O mani crudeli che mi trattenete impotente –
     o anima mia indifesa!
O nuvola severa che mi circondi e non vuoi
     liberare la mia anima ...”

 
Walt Whitman
"O capitano Mio capitano"
traduzione di Antonio Troiano
 
 
La O è la tredicesima lettera dell'alfabeto italiano e la quindicesima dell'alfabeto latino.
Si può leggere sia aperta, come nella parola italiana "però", in cui è una vocale posteriore semiaperta arrotondata (translitterazione IPA: /ɔ/), sia chiusa, come nella parola "pero", in cui è una vocale posteriore semichiusa arrotondata (transl. IPA: /o/).
Nell'alfabeto greco le due valenze venivano scritte con due caratteri diversi: rispettivamente le lettere omega (maiuscolo Ω, minuscolo ω) e omicron (maiuscolo O, minuscolo o).
Il simbolo O è inoltre la traslitterazione del kana o e, infine, della vocale posteriore medio-alta nell'alfabeto fonetico internazionale.
Anche se il semitico ''en (occhio) e la fenicia ayin venivano usati in alcuni alfabeti per trascrivere [o], il suono era di solito consonantico (come per la lettera araba ع chiamata ʿAyn) e trascrivevano la consonante fricativa faringale sonora.
L'estrema semplicità della sua forma la preservò da sostanziali modifiche, così sia la greca omicron (che era usata solo per la versione breve della O), sia la O etrusca e latina rappresentavano la vocale [o] (da Wikipedia).

o... invochiamo, oppure,
completando quadri indistinti,
cercando rapide soluzioni;
o... quante volte lo diciamo...
 
oppure
cong. [comp. di o e pure] - TRECCANI -
Forma rafforzata della cong. o, con più forte valore disgiuntivo: lo compri subito, oppure vuoi ripensarci?; spesso col senso di «se no; in caso contrario»: dovrà smettere di dare fastidio, oppure se ne pentirà; anche in principio di frase, per introdurre un’ipotesi diversa, per affacciare un’altra proposta, e sim.: oppure, sai come si potrebbe fare? Nello scritto, è spesso adoperato al posto del semplice o per evitare confusioni, secondo i casi, con l’o vocativo, col nome della lettera o, col segno del numero zero, o anche per evitare l’incontro con un’altra o iniziale di parola (spec. oggi che la forma eufonica od è pressoché uscita dall’uso) .
 

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