Verginità
Noi...
Caos di nocciòli trasandati dopo la pioggia
profumo di polpa delle grasse nocciòle,
le mucche partoriscono nell'aria afosa
nelle stalle splendenti come stelle. –
O ribes e frumenti maturi
o succulenza pronta a sgorgare,
o lupa che allatti i piccoli,
occhi di lupa dolci come gigli!
Scolano le resine destinate al miele,
la poppa della capra pesa come zucca–
– scorre il bianco latte come l'eternità
nei templi del seno materno.
E noi...
... nelle ermetiche –
come termos d'acciaio –
stanzette color pesca
impigliate fino al collo nei vestiti
facciamo
discorsi
culturali.
Noi...
Caos di nocciòli trasandati dopo la pioggia
profumo di polpa delle grasse nocciòle,
le mucche partoriscono nell'aria afosa
nelle stalle splendenti come stelle. –
O ribes e frumenti maturi
o succulenza pronta a sgorgare,
o lupa che allatti i piccoli,
occhi di lupa dolci come gigli!
Scolano le resine destinate al miele,
la poppa della capra pesa come zucca–
– scorre il bianco latte come l'eternità
nei templi del seno materno.
E noi...
... nelle ermetiche –
come termos d'acciaio –
stanzette color pesca
impigliate fino al collo nei vestiti
facciamo
discorsi
culturali.
Zuzanna Ginczanka
La gioia eroica della vita
traduzione di Paolo Statuti
traduzione di Paolo Statuti
Noto come La perdita della verginità, questo dipinto fu realizzato da Paul Gauguin nell'aprile del 1891: si tratta dell'ultimo lavoro importante realizzato dall'artista prima della sua partenza per Tahiti. Anche se nell'opera viene raffigurato un paesaggio della Bretagna, terra molto cara all'artista, il dipinto fu realizzato nel suo studio di Parigi. La protagonista principale è la ragazza nuda, distesa in primo piano: a posare per permettere la realizzazione di questa figura fu Juliette Huet, ventenne amante di Gauguin all'epoca (il pittore l'avrebbe poi abbandonata al momento di partire per l'Oceania).
Noto come La perdita della verginità, questo dipinto fu realizzato da Paul Gauguin nell'aprile del 1891: si tratta dell'ultimo lavoro importante realizzato dall'artista prima della sua partenza per Tahiti. Anche se nell'opera viene raffigurato un paesaggio della Bretagna, terra molto cara all'artista, il dipinto fu realizzato nel suo studio di Parigi. La protagonista principale è la ragazza nuda, distesa in primo piano: a posare per permettere la realizzazione di questa figura fu Juliette Huet, ventenne amante di Gauguin all'epoca (il pittore l'avrebbe poi abbandonata al momento di partire per l'Oceania).
La ragazza sta abbracciando una volpe, che a sua volta le mette una zampa sul cuore: come lo stesso Gauguin ricordava in una sua lettera a Emile Bernard, secondo la simbologia indù la volpe sarebbe simbolo di perversione (e lo sguardo poco rassicurante dell'animale ci dà visivamente idea del suo connotato negativo).
Ci sono altri simboli che rimandano alla perdita della verginità: la ragazza tiene in mano un fiore reciso (simbolo della sua verginità che è stata, appunto, colta) e la stagione in cui l'opera è ambientata è l'autunno, il periodo dell'anno in cui le piante iniziano a spegnersi e a perdere le foglie, un altro chiaro rimando alla perdita dell'innocenza. Sullo sfondo vediamo una processione di personaggi che indossano gli abiti tipici della Bretagna: potrebbe essere simbolo del fatto che la ragazza, avendo perso la sua purezza, è ora esclusa dalla società.
Paul Gauin "La perdità della verginità" Museum of Arts and Science - Norfolk (Virginia, Stati Uniti) |
La ricchezza dei simboli, così come i modi del dipinto (i colori pieni, le forme nettamente marcate) rimandano alla pittura simbolista, da cui Gauguin era fortemente attratto all'epoca della realizzazione dell'opera.
Il dipinto, rimasto proprietà dell'artista fino al 1895, fu poi acquistato dal conte Antoine de la Rochefoucauld, nella cui collezione rimase fino al 1948. Dopo aver girato attraverso varie collezioni private entrò nelle collezioni di Walter Chrysler junior, figlio dell'omonimo fondatore della celebre casa automobilistica. Nel 1971 l'opera entrò a far parte, insieme a una vasta sezione della raccolta di Chrysler, del Museum of Arts and Science di Norfolk (Virginia, Stati Uniti), che in seguito alla corposa donazione di Chrysler cambiò nome in Chrysler Museum: l'opera è ancor oggi conservata qui (dalla rete).
portali scardinati, deflorati,
la mia verginità di facciata, per gli altri;
mari tersi e terre incontaminate,
questi doni per me, lontani...
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