domenica 8 gennaio 2017

Invernale #10

 

Una notte d’inverno

La tempesta poggia la sua bocca alla casa
e soffia per emettere un suono.
Dormo inquieto, mi giro, leggo
il testo della tempesta assopita.

Ma gli occhi del bambino sono spalancati al buio
e il temporale mugola per lui.
Entrambi amano le lampade che dondolano.
Entrambi sono a metà strada dal linguaggio.

La tempesta ha mani infantili e ali.
La carovana si lancia verso la Lapponia.
E la casa avverte la sua costellazione di chiodi
che tiene insieme le pareti.
                 

La notte è immobile sul nostro pavimento
(dove tutti i passi attutiti
riposano come foglie affondate in uno stagno)
ma fuori infuria la notte!

Sul mondo passa una piú grave tempesta.
Poggia la sua bocca alla nostra anima
e soffia per emettere un suono – temiamo
che la tempesta soffiando ci svuoti.


Tomas Tranströmer
Poesia dal silenzio

traduzione di Maria Cristina Lombardi

  
L'inverno cattura le foglie morte nella presa del gelo, gli stagni immoti si coprono di ghiaccio e bloccano tutto in una stasi irreale, silenziosa e fredda, un richiamo alla morte, all'attesa.
Tutto si placa, si ferma ad aspettare in una situazione criogena ed algida, in una visione brumosa e nostalgica. 
Le persone si stringono i baveri, le scarpe scricchiolano selciati induriti ed i suoni perpetuano nell'aria sordi echi.
L'amore sembra sommesso, in disparte, si creano momenti ristretti di abbracci mattutini, nel buio che ogni alba precede.
La stagione prosegue, lenta, sola.
 
Gujil
 
 
il freddo attanaglia i pensieri, le cose,
in una malinconia spezzata da raffiche
di gelido vento dell'artico mi impongo
sentimenti più consoni, meno feroci...

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