Una musica lieve
come d’incanto guidava i miei passi,
scricchiolìo di foglie
e danza di polvere nel vento…
sapevo che ci saremmo incontrati
in una giornata d’autunno.
Il cielo doveva essere esattamente così:
velato e rispettoso della tua figura fine.
La strada. Ho sempre immaginato fosse questa:
costeggiata d’alberi e foglie dai mille colori.
Colore e Musica, Profumo e Suono…
e tu…Poesia.
Questa è la perfezione in cui opera il Destino!
Anton Vanligt
La musica che ascoltiamo riflette il nostro stile di pensiero Ciascuno di noi, in certi momenti, ha avuto bisogno della musica, un elemento importante della nostra vita quotidiana. Durante il nostro sviluppo abbiamo scelto la nostra musica, facendola crescere dentro di noi e con noi nelle nostre preferenze, nelle nostre scelte, scegliendo la colonna sonora dei nostri momenti belli e di quelli più difficili. Quando le note raggiungono la nostra attenzione – dall’autoradio, da una voce nella tromba delle scale, da un video su YouTube – ci rendiamo conto di quanto la musica sia necessaria, una piacevole compagna di tanti diversi attimi. Tuttavia le ricerche sui fattori che determinano il gusto musicale personale sono piuttosto recenti e in generale hanno concluso che le preferenza in fatto di musica riflettano caratteristiche generali come l’età e la personalità. David Greenberg – specializzando nel laboratorio di Baron-Cohen, esperto mondiale nel campo degli stili cognitivi, dell’empatia e dell’autismo – e appassionato di sassofono (che suona a livello professionale), si è chiesto se ci fosse anche dell’altro. Con un gruppo di ricercatori del laboratorio dell’Università di Cambridge diretto proprio da Simon Baron-Cohen, ha così condotto uno studio su circa 4000 volontari, evidenziando che le preferenze musicali non sono solo l’espressione di inclinazioni e scelte estetiche, ma riflettono, almeno in parte, gli stili cognitivi delle persone. La ricerca, pubblicata su “PLoS One”, mostra come le persone, nel confronto con il mondo circostante e in particolare con le altre persone, investano maggiormente sull’empatia – la capacità di riconoscere e reagire ai pensieri e ai sentimenti degli altri – o sulla “sistematizzazione”, cioè se fossero più interessati a comprendere le regole che sono alla base di un fenomeno o di un comportamento.
Dai risultati dei test è emerso che maggiore era la capacità empatica della persona, più aumentava la preferenza per una musica più “morbida” (rhythm and blues, rock morbido), non particolarmente complessa (country, popolare, di cantautori) e contemporanea (elettronica, latina, acid jazz, e pop).
Approfondendo l’analisi, si è anche scoperto che gli “empatici” preferivano la musica con un minore consumo energetico (dolce, riflessiva, sensuale, con elementi “caldi”), oppure che esprime emozioni negative (toni malinconici o tristi) o profondità emotiva (poetica, rilassante, riflessiva). Chi aveva uno stile cognitivo più orientato verso la sistematizzazione, invece, preferiva musica ad alta energia (forte, ricca di tensione), con emozioni positive (vivace o divertente), e caratterizzata da un elevato grado di complessità e cerebralità (dalla rete).
Approfondendo l’analisi, si è anche scoperto che gli “empatici” preferivano la musica con un minore consumo energetico (dolce, riflessiva, sensuale, con elementi “caldi”), oppure che esprime emozioni negative (toni malinconici o tristi) o profondità emotiva (poetica, rilassante, riflessiva). Chi aveva uno stile cognitivo più orientato verso la sistematizzazione, invece, preferiva musica ad alta energia (forte, ricca di tensione), con emozioni positive (vivace o divertente), e caratterizzata da un elevato grado di complessità e cerebralità (dalla rete).
la musica sta uscendo da me,
suono molto meno di prima,
le voci sono rumori,
i sassi si spargono sul cammino...
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