sabato 28 maggio 2016

Rancore


Un rancore
 
Non so che sorda ostilità mi armasse
ieri contro di te. Forse un rancore
oscuro alla guerriglia acre mi trasse.

Pareva che un sottile aizzatore
incrudisse il mio riso ed il mio gesto,
accosciato nell'ombra del mio cuore.

Amore è il tuo avversario: non già questo
che a tratti or sì, or no, fra noi balena,
ma un altro, assai nel mio cuore più desto.

Quel che fu dono non offerto, pena
non detta, slancio trattenuto in me.
Il vampo di follia, la vita piena

in cui non mi travolse altri, nè te.
 
Amalia Guglielminetti
da "Le seduzioni"
 
 
Chi non riesce ad esprimere apertamente la sua rabbia quando si sente offeso, ma allo stesso tempo non riesce neanche a dimenticare, a perdonare, è colui/colei che prova il doloroso sentimento del rancore, molto comune fra le persone 'timide'.
Portare rancore ad una persona significa infatti avere nei suoi riguardi una forma di ostilità, impegnativa, forte, esclusiva.

Certamente questo sentimento non nasce dal nulla: l'ostilità provata si verifica in presenza di un tradimento affettivo, quando ci si aspettava dall'altro un comportamento diverso, capace di tenere conto dei propri bisogni fondamentali, dei propri desideri, delle proprie aspettative.
Si tratta di un sentimento amaro, ossessivo, che spinge alla vendetta, anche se difficilmente si traduce in esplicita aggressione.

Chi prova rancore si sente una vittima, è portato a lamentarsi, soprattutto con sé stesso, a tornare di frequente alla situazione che ha aperto la ferita, che in questo modo non riesce certamente a rimarginarsi.
Provare rancore porta a legarsi indissolubilmente al proprio 'carnefice': il sentimento del rancore non permette di dimenticare chi ci ha offeso, né l'offesa subita.
Per questo si parla anche di risentimento: un sentimento che riproduciamo continuamente nella nostra mente, fino a farle perdere di vista la realtà attuale, la vita reale che si svolge intorno a noi e che è probabilmente diversa da quella che continuiamo a percepire (dato che è filtrata da questo bisogno intenso e spesso segreto di ritorsione). A volte il rancore può essere utile perché è una fonte di energia, che permette di superare qualsiasi paura, qualsiasi forma di inibizione o timidezza, qualsiasi difficoltà. Altre volte può invece far scaturire un senso di impotenza, perché il pensiero che si avviluppa su sé stesso non aiuta a trovare delle soluzioni alternative e lascia le cose come sono, senza cambiamenti.
Chi prova rancore prova molta sofferenza, tende a chiudersi in sé stesso, a non comunicare più con gli altri, che non capirebbero l'importanza che il soggetto offeso attribuisce al proprio sentimento, o meglio, 'ri-sentimento'.
Una soluzione sembra tuttavia esserci: il perdono.
Dott.ssa Giuliana Proietti - Ancona - (dalla rete).
 
 
anche noi, rancorosi, irati,
a volte anche rissosi, imbronciati;
le pene, gli amori e le rose,
un senso di classe, di assoli...

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