domenica 23 agosto 2015

Thomas Bernhard

Non molti muoiono
per una casa
nel deserto
o per un albero rinsecchito.
 
Non molti muoiono
per cenere
che era fuoco,
per il vino
di un re deposto,
o per celebrare
un generale
di campi bruciati.
 
Non molti muoiono
per qualcun altro,
quando i semi volano
e in primavera
morte e uccelli
rabbuiano cieli chiari.
 
No,
non molti.
 
Thomas Bernhard
Traduzione di Samir Thabet - Sotto il ferro della luna
 
  
qualcuno cede il passo,
si allunga le visioni;
l'erta cambia pendenza,
ora è troppo facile scendere...
 
 
Bernhard Thomas
 
- Scrittore austriaco (Heerlen 1931 - Gmunden 1989).
Ha iniziato come lirico, nella tradizione austriaca dell'ars moriendi (Auf der Erde und in die Hölle, 1957; In hora mortis, 1958), ma si è affermato come romanziere e drammaturgo, presentando situazioni-limite di ansietà panica di fronte all'assoluto e di sofferenza radicata come unica realtà autentica dell'uomo: così specie nei romanzi Frost (1963), Amras (1964), Verstörung (1967), Das Kalkwerk (197o), Korrektur (1975), Der Stimmenimitator (1978), mentre nei lavori teatrali si avverte anche un complemento di grottesco che lo accosta alla tradizione popolareggiante austriaca dell'Ottocento: fra i titoli di maggior successo, e anche più discussi, Minetti (1976), Immanuel Kant (1978), Vor dem Ruhestand (1979).
Percorsa una breve esperienza lirica (1957-60), è passato alla narrativa e in seguito, parallelamente, al dramma.
In ambedue prolifico, ma ancor più coerente nelle tematiche, nell'impostazione e nella finalizzazione, nonché negli strumenti espressivi, B. fu tutto immerso nel guardare l'uomo condannato a un mondo di desolazione, senza appoggi né prospettive, dove l'individuo parte già sconfitto nel suo cercare di misurarsi con i problemi ultimi, e pertanto irrisolvibili e più indietro neppure più proponibili, vincolati al fatto stesso dell'esserci, in una vita risolta senza residui in malessere inguaribile, proiettato verso l'ineluttabilità della morte.
Rispetto ad altri autori, segnati anch'essi da uno sconforto insanabile, B. si segnala e forse s'impone per una costante insolita implacabilità, espressa con un'ossessività lessicale e sintattica pressoché unica; la compatta unità che ne risulta per l'intera opera corre, almeno in una seconda fase, il rischio d'una formula abilmente manipolata fino al limite d'un maniera to virtuosismo.
Privo di mezzi toni B. si presenta come un dissociato ostinato e sdegnoso e persino fanatico specie nel suo odio-amore verso l'Austria ("questo assurdo paese"), espresso con crescente violenza distruttiva e ostentata villania, a provocatoria repulsa d'una tradizione di civiltà e di cultura ridotte, a suo vedere, al vuoto autocompiacimento d'una ristagnante ipocrisia collettiva. - (Enciclopedia TRECCANI) -.

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