lunedì 20 luglio 2015

Accidente



Accidente ed essenza.

O uomo essenzialìzzati: ché quando passerà il mondo,
 cadrà l'accidente e resterà l'essenza.
 
Angelus Silesius
Traduzione di Gio Batta Bucciol
Il tempo distrutto
 
 

accidènte
sostantivo maschile
[dal lat. accĭdens -entis, part. pres. di accidĕre «accadere»].
– TRECCANI -


1.
a. Ciò che accade, e in partic. ciò che accade fortuitamente, senza una ragione apparente; avvenimento imprevisto, caso: gli accidenti della vita; el tempo porta accidenti che ti cavano di queste difficultà (Guicciardini); ringrazio il bell’accidente che ha dato occasione a una guerra d’ingegni così graziosa (Manzoni); come locuzione avverbiale, per accidente, per caso.
b. Evento infausto o doloroso; il termine è stato usato (oggi più raramente) soprattutto per indicare scontri di veicoli o di treni, deragliamenti e simili: accidente di mare, che avviene nel corso della navigazione di una nave.
2. - Nel linguaggio medico (ma con valore generico), fenomeno morboso improvviso e imprevisto; oppure episodio morboso che aggrava improvvisamente il decorso d’una malattia, o che compare nel corso di una tecnica diagnostica o terapeutica come complicazione: accidente cerebro-vascolare, accidenti trasfusionali.
Anche (come francesismo), sintomo: accidente primario.
Nel linguaggio comune, colpo apoplettico: gli è preso un accidente; è morto per un accidente; di qui l’imprecazione ti venisse, gli pigliasse un accidente, o simile, le espressioni augurare, mandare un accidente, e l’esclamazione accidenti!.
Fig., di persona molto vivace o testarda o che crei spesso fastidî e simili: è un vero accidente; corre come un accidente (all’impazzata); quell’accidente di ragazza!
3.- In filosofia, ciò che appartiene a un oggetto in modo casuale, o anche per sé stesso, senza però far parte della sua essenza.
Di qui, nel linguaggio comune e familiare, le locuzioni figurate non saperne un accidente, non capirci un accidente, non gliene importa un accidente, cioè nulla.
4.- Nella terminologia grammaticale, ogni modificazione morfologica cui possono sottostare le parti variabili del discorso; si dice anche determinazione flessionale.
5.- In musica, segno che indica l’alterazione, ascendente o discendente, di uno o di due semitoni, dei suoni della scala tonale, e cioè, rispettivamente, il diesis (♯) e il doppio diesis per le alterazioni ascendenti, il bemolle (♭) e il doppio bemolle per quelle discendenti; accidenti in chiave, quelli posti all’inizio di un pezzo musicale o di una sua parte, con valore alterativo per tutte le note dello stesso nome che si trovano nel brano, a meno che l’alterazione sia annullata per singole note col segno del bequadro (♮).
6.- Nella terminologia artistica del secolo 17°, effetto o episodio introdotto in una pittura a scopo di varietà; per es.: accidenti di luce (cioè effetti di luce); accidenti varî degli uccisi, del calpestio, della polvere sollevata (nella rappresentazione della battaglia), ecc.
7.- non comune Disuguaglianza del terreno (cfr. l’aggettivo accidentato, molto più comune). 
Rari gli alterati: diminutivo accidentùccio, accrescitivo accidentóne, peggiorativo accidentàccio (un po’ più com.), con le accezioni generiche e fam., non tecniche, della parola (per l’uso di accidentaccio come esclamazione, vedi accidènti!).

 
sun, sun sun, here comes...
diceva una vecchia canzone;
sole che scalda i pensieri,
a volte li scotta...

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