martedì 28 aprile 2015

Mi chiederesti se sono tornato

Felice Voto
"Donna nuda di spalle sul letto"
Mi chiederesti se sono tornato
 
Dovessi correre il tempo,
aggrappato ai tuoi morbidi seni
mi chiederesti se sono tornato;
il tempo emigrando conserva
le isole dense di umori,
nel vuoto di un vago mi baci
casto messaggio di affetto.
Dovessi cercarti la notte,
scrutando le forme nell'ombra
mi chiederesti se sono tornato;
errando tra ansie e risvegli
ti sento che dormi e respiri,
nel buio rivedo i tuoi occhi
e il contorno di neri capelli.
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate
  
 
dòn-na
dal latino: domina, signora
 
Si tratta di una parola che è una precisa scelta di campo.
Se oltralpe pure si trovano la "femme" francese e la "mujer" spagnola, ci rendiamo subito conto della differenza di questi sostantivi dalla nostra "donna".
La femmina è sì più sensuale, più sessuale, e il femminile è una qualità archetipica, ma nella sua vocazione identitaria è anche più avvilente e piatto; la mogliera dà a un tempo grande dignità e nessuno spazio di libertà - identificando la donna unicamente nel suo ruolo rispetto all'uomo; la "donna" invece ha un'altra dimensione.
Furono gli stilnovisti a proporla e a sondarla, di fatto imponendola nella nascente lingua italiana: in quanto, latinamente, signora, una figura attiva e potente, in una certa misura alta e altra, per certo più nobile, completa e rotonda degli altri suoi sinonimi e affini - piena e sintetica di un ruolo da generativo, a familiare, a ispiratore.
Sovviene in mente la fine del Faust di Goethe, con quell' "eterno femminino che ci tira in alto", che la parola donna bene significa.
Quindi la donna come inscindibile vincolo al mondo di sempre, personaggio di sogni e realtà, madre, amante, amica e riferimento tranquillo ma anche agitato, sereno e in balia dell'uomo.
(dalla rete)

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