martedì 24 febbraio 2015

Assorto

Sempre assorto
Sempre assorto in me stesso e nel mio mondo
come in sonno tra gli uomini mi muovo.
Di chi m'urta col braccio non m'accorgo,
e se ogni cosa guardo acutamente
quasi sempre non vedo ciò che guardo.
Stizza mi prende contro chi mi toglie
a me stesso. Ogni voce m'importuna.
Amo solo la voce delle cose.
M'irrita tutto ciò che è necessario
e consueto, tutto ciò che è vita,
com'irrita il fuscello la lumaca
e com'essa in me stesso mi ritiro.
 
Camillo Sbarbaro
 
assòrto
agg. [propr. part. pass. di assorbire,
dal lat. absorptus, part. pass. di absorbēre].
– TRECCANI -

1. Immerso in qualche pensiero: essere a. nello studio, nella contemplazione, nella preghiera.

2. Nella lingua ant. e poet. anche con valore di participio e col sign. del verbo assorbire (per quest’uso, cfr. absorto): Pur, se nell’onta della Patria assorte Fien mie speranze (Foscolo).
risvegli delusi e soli,
occhi gonfi per il poco riposo
o per il pianto,
la notte ci lascia alla luce,
quella del giorno... 

Nessun commento:

Posta un commento