Sempre assorto
- Sempre assorto in me stesso e nel mio mondo
- come in sonno tra gli uomini mi muovo.
- Di chi m'urta col braccio non m'accorgo,
- e se ogni cosa guardo acutamente
- quasi sempre non vedo ciò che guardo.
- Stizza mi prende contro chi mi toglie
- a me stesso. Ogni voce m'importuna.
- Amo solo la voce delle cose.
- M'irrita tutto ciò che è necessario
- e consueto, tutto ciò che è vita,
- com'irrita il fuscello la lumaca
- e com'essa in me stesso mi ritiro.
- Camillo Sbarbaro
assòrto
agg. [propr. part. pass. di assorbire,
dal lat. absorptus, part. pass. di absorbēre].
– TRECCANI -
1. Immerso in qualche pensiero: essere a. nello studio, nella contemplazione, nella preghiera.
2. Nella lingua ant. e poet. anche con valore di participio e col sign. del verbo assorbire (per quest’uso, cfr. absorto): Pur, se nell’onta della Patria assorte Fien mie speranze (Foscolo).
1. Immerso in qualche pensiero: essere a. nello studio, nella contemplazione, nella preghiera.
2. Nella lingua ant. e poet. anche con valore di participio e col sign. del verbo assorbire (per quest’uso, cfr. absorto): Pur, se nell’onta della Patria assorte Fien mie speranze (Foscolo).
- risvegli delusi e soli,
- occhi gonfi per il poco riposo
- o per il pianto,
- la notte ci lascia alla luce,
- quella del giorno...
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