domenica 25 gennaio 2015

Pietà

pietà sostantivo femminile. (ant. pietate, pietade)
[lat. piĕtas -atis (der. di pius «pio, pietoso»)]. – TRECCANI
1.
a. Sentimento di affettuoso dolore, di commossa e intensa partecipazione e di solidarietà che si prova nei confronti di chi soffre: L’altro piangëa; sì che di pietade Io venni men così com’io morisse (Dante); Ove sia chi per prova intenda amore, Spero trovar pietà, non che perdono (Petrarca); pietà fra gli uomini Il misero non trova (Leopardi); Dio, abbi pietà di me! (traduz. del lat. miserere mei, Deus: v. miserere); avere p. di sé stesso, commiserarsi; una persona che non ha p. o senza p., crudele, spietata; destare p.; muovere, muoversi a pietà. Comune la locuz. fare p., suscitare compassione, commiserazione: era ridotto in modo da far p.; anche, iperbolicamente, di cosa mal fatta o mal riuscita, o meschina, miserevole e sim.: un romanzo, uno spettacolo che fa p.; con soggetto di persona, suscitare un sentimento di superiore compatimento o disprezzo: per come ti sei comportato mi fai solo pietà. Per pietà!
esclamazione con cui si rivolge ad altri una preghiera, una supplica.
b. La disposizione a sentirsi solidali con chi soffre: affidarsi all’altrui p.; una persona piena di p.; pietade non è passione, anzi è una nobile disposizione d’animo, apparecchiata di ricevere amore, misericordia e altre caritative passioni (Dante).
2.
a. Nel linguaggio letter., con sign. più vicino a quello originario del lat. pietas, disposizione dell’animo a sentire affetto e devozione verso i genitori, verso la patria, verso Dio, e a operare di conseguenza, o, più in generale, rispetto reverenziale per ciò che è considerato sacro: la p. di Enea (v. pietas); p. di figlio; p. verso la patria; la p. per le memorie, per le tradizioni domestiche
. In partic., nella teologia morale, la virtù, considerata parte della giustizia, per cui si tributa il doveroso e conveniente ossequio e la debita reverenza ai congiunti per sangue, ai proprî concittadini e al proprio prossimo in generale.
b. Devozione religiosa: libri, pratiche di pietà
.

3.
Nell’iconografia cristiana, l’immagine, dipinta o scolpita, della Madonna che tiene in grembo Cristo morto: la Pietà di Giovanni Bellini (all’Accademia di Brera, Milano); la Pietà di Michelangelo (in S. Pietro, a Roma).
4.
In araldica, denominazione dei nati del pellicano, di solito tre, ch’esso nutre nel nido con il suo sangue aprendosi il petto con il becco.
 
Io ti grido pietà! Amore, sì, amore!
Misericorde amore che dona senza chiedere,
Racchiuso in un pensiero, saldo, sincero amore,
Che non è mascherato, che un'ombra non può ledere!
Dammi tutto di te - tutto - tutto - sii mia!
Le tue forme bellissime, dei tuoi baci l'incanto,
I tuoi occhi, le mani: dammi la fantasia
Che m'accende il tuo seno così tenero e bianco.
Dammi te stessa e l'anima: per pietà sii arrendevole,
Non lesinare un atomo se tu non vuoi che muoia,
O, continuando a vivere, ormai tuo miserevole
Schiavo, perda il palato della mia mente il gusto,
Dimentichi per sempre gli scopi della vita
E in quel dolore sterile l'ambizione infinita.
 
John Keats


Giovanni Dupré, Pietà, marmo, 1862-63,
Siena, Cimitero della Misericordia
amore, amore...
fregio di parola sul foglio
rinnovo il rito e la mano
compensa mancanze costanti... 
 
 
"La pietà è una delle più preziose facoltà dell'anima umana.
L'uomo, impietosendosi delle sofferenze di un essere vivente, dimentica se stesso e si immedesima nella situazione degli sventurati.
Con questo sentimento si sottrae al suo isolamento ed acquista la possibilità di congiungere la sua esistenza a quella degli altri esseri.
L'uomo, esercitando e sviluppando questa qualità che lo unisce agli altri, s'incammina verso una vita superpersonale, che eleva ad un livello più alto la sua coscienza e gli offre la maggiore felicità possibile.
Così, la pietà, mentre addolcisce le sofferenze degli altri, è giovevole ancor più a colui il quale la prova." (dalla rete) 
 

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