giovedì 27 novembre 2014

Silenzio

Il silenzio che segue
                 

Non solo le rimostranze più innocenti,
che un calcio nel costato capovolge,
non soltanto le grida, che fanno sdraiare sulle piazze,
non soltanto gli insospettabili entusiasmi.

Più è forte, e più pesa
il silenzio che segue,
il silenzio delle strade ostinate, delle finestre chiuse,
il silenzio dei ragazzi davanti al primo ucciso,
il silenzio di fronte all'improvvisa infamia,
il silenzio del bosco,
il silenzio del cavallo accanto al fiume,
il silenzio tra due bocche che non possono baciarsi,
e quella "quiete istantanea",
che si prolunga e s'ingigantisce
nei cuori, nei secoli,
il silenzio, che decide
che cosa deve perdersi o restare.

Viron Leondaris
Traduzione di Nicola Crocetti 
 
 
silenzio e rumore,
alternanza contigua
al mio stare
stare in silenzio,
fare rumore...
 

 
Con silenzio si intende la relativa o assoluta mancanza di suono o rumore; un ambiente che produca suono inferiore ai 20 decibel viene solitamente considerato silenzioso.
Viene considerato una forma di rispetto collettivo l'osservare alcuni minuti di silenzio e raccoglimento durante la commemorazione di persone defunte.
Questa pratica, presente in tutti gli aspetti della vita sociale, assume un particolare valore e importanza in campo militare.
In senso lato si può intendere anche come l'insieme di gesti e comportamenti sociali attuati in alcune circostanze.
"Allegoria del Silenzio"
chiostro del monastero di Santa Chiara, Napoli
La pratica del silenzio (inteso non solo come astensione dalla parola, ma anche come tentativo per ridurre la quantità di pensieri, placare l'attività frenetica della mente e trovare così il silenzio interiore) viene considerato una forma di disciplina spirituale presso alcune forme di religione e spiritualità.
Questo avviene particolarmente in quelle orientali: ad esempio, nel contesto induista, il silenzio è una delle forme di sadhana.
Nelle regole religiose cristiane, in particolare di clausura, il silenzio è uno dei vincoli obbligatori della vita comunitaria.
Che il silenzio non sia solo la negazione o l'interruzione della comunicazione, ma un mezzo di espressione di pensieri ed emozioni è convinzione che risale ai primi retori.
Da Cicerone a Quintiliano, a Seneca si sostiene che un bravo oratore non solo deve saper parlare (persuasivamente), ma anche tacere (efficacemente).
 
Il silenzio è messaggio.
La scelta di non dire è un atto linguistico.
 
Il silenzio, come assenza di suono, è anche considerato una componente della musica.
Essendo naturalmente privo di tono, timbro e intensità, l'unica caratteristica che condivide con il suono, in un contesto musicale, è la durata.
Tale implicazione ha trovato esplicito rilievo a partire dal XX secolo (si veda in proposito la nota opera 4'33" di John Cage) (da Wikipedia).

 

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