venerdì 10 ottobre 2014

Poesia e volta celeste

Sfercel1.gif (5693 bytes)
Planctus mundi
 
Nel mezzo della notte un grido orrendo
Mi rompe il sonno e l’anima m’introna;
Balzo nel letto, incurvo la persona,
Pien d’ansia e di terror l’orecchio tendo.
Fuor dal balcone appar nitida e liscia
La gran volta del ciel; la notte e cheta;
Lucon le stelle, un’ignea cometa
Obliquamente il cupo etere striscia.
Sognai: sepolte son le dolorose
Creature nel sonno, e tace il mondo:
L’anima sol mi fiede alto, profondo,
Il pianto, ahime, delle universe cose.
 

Arturo Graf
 
 

mondo lontano, nel buio,
la pioggia ed il grigio,
terra e acque;
ho freddo...
 

La volta celeste
Ad un osservatore sulla superficie terrestre, i corpi celesti appaiono proiettati su una sfera immaginaria, detta sfera o volta celeste.
La sfera celeste non esiste veramente, ma è un modo che l'uomo ha trovato per rappresentare la posizione degli oggetti nel cielo.
Essa non è una sfera comune, perché non ha un raggio vero e proprio né una superficie: la sua "superficie" è posta ad una distanza infinita da noi: in pratica, su questa è registrata solo la direzione di un corpo celeste, ma non la distanza e la posizione reale.
Lo zenith rappresenta la direzione dello spazio esattamente sopra il capo dell'osservatore.
Il nadir è invece la direzione esattamente opposta. Naturalmente, la direzione dello zenith e del nadir dipendono dal punto in cui si trova l'osservatore. 
L'orizzonte è il piano immaginario che passa per l'osservatore ed è perpendicolare alla direzione dello zenith. Esso ci appare come un cerchio  lungo il quale il cielo e la terra si incontrano.

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