Epigrafe per una generazione
Tutto scivola sulla superficie dell'anno,
non quel primo passo esitante
su un altro mondo, che vedemmo d'estate.
Tutto scivola, è già passato, le guerre
e la pace impossibile, i governi
della violenza, il fermento e i dolori
d'una generazione. Sono stanco
di negare me stesso e rifiutare la gioia,
anche questo finirà, lo sento,
tutto scivola con noi nell'abisso del tempo.
Ma quel nuovo passo sulla scala dell'uomo
e quel modo di viverlo e vederlo,
che fummo sulla lunga ora di morte
se non l'occhio che ha visto il piede che esplora,
il principio di un gesto interminabile
e l'amore felice di non compiersi.
Il vero amore che sa tornare al silenzio,
la vita consapevole di restare sommersa.
Fummo gli altri dopo di noi, la parola nel vento;
e tre uomini come noi che al ritorno pregavano in locale
isolato.
Guardateci nel nostro vero volto,
noi che fummo il presente e il passato, l'amore e il tempo.
Lino Curci
noi e solo noi,
stiamo uccidendo la terra;
poi rimarremo soli
e soli siamo...
L'epigrafe
(dal greco antico ἐπιγραφή, epigraphè, "scritto sopra") o iscrizione è un testo esposto pubblicamente su un supporto di materiale non deperibile (principalmente marmo o pietra, più raramente metallo).
(dal greco antico ἐπιγραφή, epigraphè, "scritto sopra") o iscrizione è un testo esposto pubblicamente su un supporto di materiale non deperibile (principalmente marmo o pietra, più raramente metallo).
L'intento del testo è solitamente quello di tramandare la memoria di un evento storico, di un personaggio o di un atto; le parole possono essere incise, oppure dipinte o eseguite a mosaico; l'epigrafe si può trovare sia in un luogo chiuso (chiesa, cappella, palazzo) sia all'aperto (piazza, via, cimitero), oppure può essere apposta su un oggetto.
Generalmente le iscrizioni sono realizzate in lettere maiuscole.
A caratterizzarle però non è solo lo stile della scrittura ma anche l'adozione di particolari registri linguistici, improntati generalmente a concisione e solennità, in funzione del contenuto, del contesto e dello scopo comunicativo.
A caratterizzarle però non è solo lo stile della scrittura ma anche l'adozione di particolari registri linguistici, improntati generalmente a concisione e solennità, in funzione del contenuto, del contesto e dello scopo comunicativo.
Sono giunte a noi circa trecentomila iscrizioni romane, solo una piccola parte dell'insieme originario che, distribuito sul vasto territorio dell'Impero romano, è invece valutato dagli studiosi in diversi milioni di esemplari.
Nel Medioevo il declino dell'alfabetizzazione e delle istituzioni pubbliche si accompagna a quello delle epigrafi che, svuotate della loro funzione, diminuiscono in numero fino quasi a scomparire.
L'uso delle epigrafi fa la sua graduale ricomparsa a partire dall'XI secolo e si diffonde con l'Umanesimo e il diretto recupero della forma epigrafica di Roma.
A partire dal 1471 l'epigrafia pubblica per le strade di Roma riceve un fortissimo impulso dall'opera di papa Sisto IV.
Il trattato De Divina Proportione, pubblicato nel 1509 dal matematico Luca Pacioli, detta le regole matematiche per l'imitazione dei modelli antichi.
A partire dal 1471 l'epigrafia pubblica per le strade di Roma riceve un fortissimo impulso dall'opera di papa Sisto IV.
Il trattato De Divina Proportione, pubblicato nel 1509 dal matematico Luca Pacioli, detta le regole matematiche per l'imitazione dei modelli antichi.
Lo studio delle epigrafi ha assunto col tempo un'importanza sempre maggiore vista la loro rilevanza quali fonti storiche.
Il complesso lavoro di interpretazione e datazione ha portato alla maturazione di un'autonoma disciplina scientifica che prende il nome di Epigrafia (Wikipedia).
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