Gino Severini, Maternità |
- chissà domani?
- le grige piogge,
- il sole a
- singhiozzo,
- madri lontane...
maternità
enciclopedia TRECCANI
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Il periodo della vita della donna
dall’inizio della gestazione fino all’allevamento del neonato. Per la tutela
della m. delle donne lavoratrici.
Nel contesto delle tecniche di fecondazione assistita, si parla di m. surrogata (o sostitutiva) quando, al fine di portare a termine una
gravidanza, una donna:
a) cede il proprio utero
(madre portante o madre gestazionale) per accogliere un ovocita fecondato
proveniente da un’altra donna (madre genetica);
b) cede al tempo stesso sia l’ovocita sia l’utero
(madre genetica e gestazionale).
Nel primo caso, l’ovulo estratto dalla donna e
fecondato in vitro con il seme del marito viene
impiantato nell’utero di un’altra donna, che dopo il parto si impegna a
consegnare il figlio ai genitori genetici e committenti.
Nella seconda ipotesi,
invece, si feconda, in vivo o in vitro, l’ovocita della stessa donna che porterà
avanti la gravidanza, partorirà il bambino e lo consegnerà dopo la nascita alla
coppia committente (padre genetico e madre sociale, o genitori sociali,
nell’ipotesi in cui anche il gamete maschile derivi da un donatore anonimo
estraneo alla coppia).
- Maternità
- Io sento, dal profondo, un'esile voce chiamarmi:
- sei tu, non nato ancora, che vieni nel sonno a destarmi?
- O vita, o vita nova!... le viscere mie palpitanti
- trasalgono in sussulti che sono i tuoi baci, i tuoi pianti:
- tu sei l'Ignoto. - Forse pel tuo disperato dolore
- ti nutro col mio sangue, e formo il tuo cor col mio core;
- pure io stendo le mani con gesto di lenta carezza,
- io rido, ebbra di vita, a un sogno di forza e bellezza:
- t'amo e t'invoco, o figlio, in nome del bene e del male,
- poi che ti chiama al mondo la sacra Natura immortale.
- E penso a quante donne, ne l'ora che trepida avanza,
- sale dal grembo al core la stessa devota speranza!...
- Han tutte ne lo sguardo la gioia e il tremor del mistero
- ch'apre il loro seno a un essere novello di carne e pensiero.
- Urne d'amore, in alto su l'uomo e la fredda scienza,
- come su altar, le pone del germe l'inconscia potenza.
- È sacro il germe: è tutto: la forza, la luce, l'amore:
- sia benedetto il ventre che il partorirà con dolore.
- Oh, per le bianche mani cucenti le fascie ed i veli
- mentre negli occhi splende un calmo riflesso dei cieli:
- pei palpiti che scuoton da l'imo le viscere oscure
- ove, anelando al sole, respiran le vite future:
- per l'ultimo martirio, per l'urlo de l'ultimo istante,
- quando il materno corpo si sfascia, di sangue grondante:
- pel roseo bimbo ignudo, che nasce - miserrima sorte... -
- su letto di tortura, talvolta su letto di morte:
- uomini de la terra, che pure affilate coltelli
- l'un contro l'altro, udite udite!... noi siamo fratelli.
- In verità vi dico, poiché voi l'avete scordato:
- noi tutti uscimmo ignudi da un grembo di madre squarciato.
- In verità vi dico, le supplici braccia traendo:
- non vi rendete indegni del seno che apriste nascendo.
- Gettate in pace il seme nei solchi del campo comune
- mentre le forti mogli sorridon, cantando, a le cune:
- nel sole e ne la gioia mietete la spica matura,
- grazie rendendo in pace e l'inclita madre, Natura.
- Ada Negri
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