lunedì 30 giugno 2014

Sergio Solmi


Preghiera alla vita 

Perché più bruci, per meglio sentirti,
perché sempre il cuor mi divida
il tuo taglio assetato di lama,
perché la notte smanioso
invano a cercarti io mi dibatta
e mi raggiunga l'alba
come una morte amica,
tregua non darmi, mia vita,
lasciami l'umiliata povertà,
le nere insonnie, le cure ed i mali.
Lasciami il delirante desiderio
che si gonfia in miraggi
e il timido sangue che s'agita ad ogni
soffio.
Perché più bruci, per meglio sentire
questo tuo bacio che torce e scolora,
ogni mia fibra consuma al tuo fuoco,
ogni pensiero soggioga ed annulla,
ogni tuo dolce, la pace e la gioia,
negami ancora.

Sergio Solmi




si vive di cose, 
di amori, di visi;
ci si vive anche addosso,
adesso, dopo;
si vive, si convive;
si vive di nuovo...



Nato a Rieti nel 1899, 
Sergio Solmi fu ufficiale di fanteria durante la I° guerra mondiale.
Nel 1922 fondò a Torino insieme a Debenedetti Primo Tempo.
Laureatosi in legge, divenne consulente bancario e partecipò al movimento " Rivoluzione liberale " di Gobetti.
Partecipò attivamente alla Resistenza e venne incarcerato a San Vittore: sono di questo periodo i versi raccolti nel Quaderno di Mario Rossetti.
Dopo la II guerra mondiale, Sergio Solmi diresse la Rassegna d' Italia e collaborò a diverse riviste, Il Baretti, Pegaso, Pan, Solaria.
Come poeta, ottenne nel 1948 il Premio St. Vincent, come autore di opere di saggistica nel 1949 il premio Montparnasse e il premio Viareggio nel 1963 per l' opera "Scrittori negli anni e nel 1976" per la Luna di Laforgue.
Morì nel 1981 a Milano.
Solmi, la cui storia rientra principalmente negli annali della critica, ha inseguito i suoi sogni di poeta passando dall' interrogazione della realtà a un senso più libero e aperto di fantasia.
Sergio Solmi e Eugenio Montale
La sua poesia, se da un lato è strettamente connessa alla storia linguistica del 900 italiano, ponendosi sulla via che dai crepuscolari conduce agli ermetici, d' altra parte è segnata dall' inquietudine profonda di chi cerca " un al di là di questa pur sofferta e scontata mitologia stilistica e umana "(G. Bàrberi Squarotti), concretandosi nella testimonianza autobiografica del proprio tempo, fondata sulla consapevolezza di appartenere ad una generazione vinta in quanto partecipe della crisi e la speranza fortemente radicata nel superamento storico della crisi stessa.
Il poeta si è fatto voce e testimone di un tempo di sconvolgimento, chiarendo responsabilità e posizioni con fermezza: "...la testimonianza sul proprio mondo in rovina non vale come nostalgia del passato, ma come necessaria descrizione di una situazione che ha coinvolto la nostra storia..." " ...poesia di transizione....: appartato e un po' raro e lento discorso, ma pure non eludibile termine di una vicenda di crisi, di turbamento, di speranza, a cui Solmi ha portato la sua coscienza, il suo giudizio, la sua sofferta partecipazione..." (G. Bàrberi Squarotti). 
Così Sergio Solmi in un' intervista, definì il suo ideale di poeta: quello di " una poesia che inerisca integralmente all' uomo, la cui musica sia il respiro stesso della voce, il cui ritmo sia il gioco stesso dei muscoli, il pulsare del sangue, l' ampliarsi del torace nel respiro.
Di una poesia energicamente definita, fatta di parole precise, nel giro delle cui frasi si delinei un sentimento, si accenni a un pensiero appassionato e attivo.
Poesia che non può fare a meno della tradizione, perché questa si è elaborata attraverso la struttura stessa dell' uomo nel corso della storia, ma sia nello stesso tempo ad un totale livello moderno. "
L' ultima raccolta Dal balcone, 1968 ne resta a testimoniare la validità della scelta poetica. (Daniela Manzini dalla rete) 

domenica 29 giugno 2014

Filare di pioppi


Vincent Van Gogh, "Filare di pioppi"


filare di pioppi bagnati
sferzati dal vento;
io risento e ritorno
lungo le rive dei fossi,
anche se piove,
pure nel grigio...

Anonimo
del XX° secolo 
frammenti ritrovati



"Filare di pioppi"
è una bellissima tela dipinta da Vincent Van Gogh.
Il quadro è stato realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1885, misura 78 x 97,5 centimetri ed è oggi custodito nella città olandese di Rotterdam (paesi bassi) nel Museum Boymans - Van Beuningen. 
Il dipinto fu ritoccato nel 1886 a Parigi.
Che dire un'altra opera di notevole fattura e suggestione; forse non sono i pioppi di Monet così eterei e pieni di vita ma comunque questa tela trasmette qualcosa di magico e sospeso nel tempo e nello spazio.
E' un istante irripetibile eppure così nitido e fermo che le stesse figure umane sembrano suggerire all'osservatore; è un trasmettere pace e quella serenità caduca che potrebbe essere subito spazzata dal vento e dalla pioggia, succube di quei temporali estivi che si improvvisano violenti e veloci.

sabato 28 giugno 2014

Teschio, poesia, riflesso e commento

tèschio s. m. [lat. *testŭlum, dim. di testu o testum «coperchio o vaso di terracotta» (cfr. testo2 e testa1)]. –
Il complesso delle ossa della testa; è termine dell’uso com., e si dice quasi esclusivam. di cadaveri o di carogne: un t. umano; un t. di cane, di cavallo; Quand’ebbe detto ciò, con li occhi torti Riprese ’l t. misero co’ denti (Dante); Alboino ..., mosso dalla sua efferata natura, fece del t. di Commundo una tazza, con la quale in memoria di quella vittoria beeva (Machiavelli); senti ... uscir del t., ove fuggìa la Luna, L’ùpupa (Foscolo); un t. sovrapposto a due tibie incrociate è il simbolo della morte (e quindi avvertimento di pericolo mortale, posto su contenitori di sostanze velenose, in prossimità di correnti elettriche ad alta tensione, ecc.).
Dim. teschiétto, raffigurazione di un teschio di piccole dimensioni: un teschietto d’avorio; metteva davanti agli occhi del suo accigliato ascoltatore il teschietto di legno attaccato alla sua corona (Manzoni).

Teschio


In mezzo a una pianura erma e scoverta
Sorge la gran piramide d’un monte,
Che, solcata da’ fulmini, la fronte
Avventa al cielo minacciosa ed erta.
L’uom di lassù potria mirar le glorie
Di cinquanta città opere e fasti
D’antiche genti, alte ruine e vasti
Regni, teatro di famose istorie.
Sopra una guglia dritta acuminata,
A cui l’aquila il vol drizzar non osa,
Un teschio ignudo e solitario posa,
E muto spettator dall’alto guata.
E pensa? E’ par così meditabondo!
E così triste! O nudo teschio e vano,
O teschio pien d’un gran pensiero arcano,
Dimmi, per dio, che pensi tu del mondo?

Arturo Graf

come siamo strani,
fatti di niente
eppure così carnali
fino alla follia...



teschio /'tɛskjo/ s. m. [lat. testulum, dim. di testu o testum "coperchio o vaso di terracotta"]. - [il complesso delle ossa della testa, spec. di cadaveri o di carogne: un t. umano; un t. di cane, di cavallo] ≈ [se umano] (fam.) testa di morto.
‖ cranio.  
Contiene il cervello, è generalmente associato all'idea della Morte, Amleto lo contempla nel bivio tra essere e non essere.
A tu per tu con la nostra calotta cranica e con tutta la simbologia che porta con sé.
La prima cosa a cui istintivamente si pensa guardando un teschio è sicuramente la Morte e di questa, il teschio, ne è universalmente il simbolo.
Nei tarocchi la carta della Morte spesso è raffigurata con un teschio, ed è simbolo di cambiamento, sia in bene che in male.
Il teschio può rappresentare la vittoria della Morte sulla Vita e la fugacità dell'esistenza, ma l'impatto negativo del messaggio può essere temperato dalla fede nella Vita oltre la Morte.
Nella cultura cristiana per esempio, il teschio è simbolo di eternità,  e pentimento,  un sollecito a percorrere la retta via.
Nei dipinti medievali veniva dipinto il teschio di Adamo alla base della croce di Cristo simboleggiando la redenzione dell’uomo.
Un antico simbolo che vede un serpente avvinghiarsi al teschio indica conoscenza e immortalità, mentre il serpente dentro il teschio simboleggia la conoscenza che sopravvive alla morte.
Storicamente il teschio era un simbolo popolare di trionfo su un nemico e un avvertimento per gli sconfitti in battaglia.
Il teschio  era anche l’insegna dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Molto popolari, soprattutto nel mondo dei bikers, il “Jolly Roger” ovvero la bandiera nera dei pirati con , al centro, il teschio e le ossa incrociate, classico dei tatuaggi in stile “old schools”.
In Nuova Guinea i teschi venivano posizionati fuori dalla capanna del medico per ricordare che la morte è sempre presente nella vita.
Ma il teschio può anche diventare un simbolo ironico e divertente.
In Messico per esempio ci sono i cosiddetti "Calaveras": teschi decorati e colorati con i colori più vivaci e sgargianti. Sono i teschi della festa dei morti, la festa in cui in Messico si usa andare al cimitero e pranzare sulle tombe dei propri defunti.
E’ un modo per celebrare la Morte, ma soprattutto la vita.
Ridere di ciò che più temi è l’unico modo per esorcizzare una paura e vivere al meglio (dalla rete).

venerdì 27 giugno 2014

Dettagli spiacevoli

Dettagli alla base

Se fossi feroce, e calvo, e corto di fiato
Vivrei alla Base con i Maggiori dalla divisa sgargiante
E spedirei tristi eroi ad affrontare il loro fato.
Mi vedresti con il mio paffuto viso petulante,
Rimpinzarmi e ingozzarmi nei ristoranti migliori,
Leggendo l'elenco dei caduti. "Povero giovanotto",
Direi - "Conoscevo bene i suoi genitori;
Sì, abbiamo avuto pesanti perdite nell'ultima baruffa".
E a guerra finita con ogni giovane morto e sotterrato,
Io mi trascinerò verso casa per morire al sicuro - a letto.

Traduzione di Michele Peroni La poesia di guerra
Siegfried Sassoon


ovunque
tracce di me,
alla base dei cuori
negli occhi 

e nei sensi;
precluso alla storia
eppure grande 
come non mai...


dettàglio s. m. [dal fr. détail, der. di détailler: v. dettagliare]. –

1. a. Circostanza minuta, particolarità: esporre tutti i d. di un fatto (o un fatto in tutti i d.); entrare nei d., nei particolari, nelle minuzie. Per estens., i d. di un quadro, di una facciata, di un’opera d’arte, ecc., i particolari. Come locuz. avv., in dettaglio, minutamente, nei particolari: esporre, narrare, esaminare in dettaglio. b. Vendere, vendita al d., al minuto, in piccole quantità (contr. di all’ingrosso).  

2. Nella marina militare italiana, l’insieme dei servizî necessarî alla vita dell’equipaggio e all’ordinato svolgersi dei lavori di bordo, che sono affidati agli ufficiali detti, appunto, al dettaglio, posti alle dirette dipendenze del comandante in seconda. 
 
dizionario TRECCANI

giovedì 26 giugno 2014

Cocomero

Il cocomero

Il cocomero bianco rosso e verde
l'ho amato, bimbo, nei barconi quando
lo recavano in Istria a vele aperte,
assumendo il mio stesso avo il comando.
Pianta, strisciando giu per la grillaia
ti contorcevi nel mutarti in frutto,
e il bimbo ti vedeva anche dall'aia
per riportarti nella scia del flutto.
Il trabàccolo aveva la sua pena
come la maggior vela un rosso cuore:
Gesu Cristo, in due nomi: Salvatore
era l'avo e sua sposa Nazzarena.

Il cocomero allora era l'Italia
co' suoi colori bianco rosso e verde. ..
E quanto a me, tornavo ora da balia
con la coccarda bianca rossa e verde.
Oh tempi ancora strani, ancora baldi,
oh i piu bei giorni della nostra vita
quando si ricordava Garibaldi
che viene a noi con la morente Anita.
Egli è fuggiasco, egli ha tutto donato,
tutto perduto ed or la donna perde.
La donna ha sete e non le sarà dato
che un cocomero bianco rosso e verde..

Marino Moretti


Pubblicata per la prima volta ne Il giardino dei frutti (1911-1915), Napoli, 1915. Scrive il Moretti: "In questa poesia
s'accenna, con movimento ritmico popolare, al rifugio che Garibaldi in fuga da Roma nel' 49, braccato dagli austriaci; si trovò nel porto di Cesenatico dove s'imbarcava col mare in tempesta. Anita mori subito, alle Mandriole, nei pressi della pineta di Ravenna." È un tipico esempio di canto nazional popolare in cui l'autore innerva ricordi d'infanzia, e il sapore tutto patriottico di quei giorni lontani, in cui molte cose, molti aspetti della vita di ogni giorno erano visti in funzione i"edentistica. Notevole è anche l'accenno al nonno, la cui figura ritornerà, ripetendo anche i versi 11 e 12 di questo componimento.

attimi rossi e verdi,
sapore sete;
zuccheri e caldo...

  

Il cocomero

Il cocomero è il frutto dell'estate per eccellenza ricco di acqua e di sapore allieta le nostre tavole con i suoi colori e contribuisce in maniera molto importante per la buona riuscita delle macedonia.
Il cocomero, in particolare, apporta una grande quantità di acqua, che tende a rallentare i processi digestivi, specialmente dopo un pasto abbondante. Dire che il cocomero è difficilmente digeribile equivale quindi a dire che l'acqua è difficilmente digeribile.
Per quanto concerne l'utilizzo gastronomico del cocomero, a prescindere dal metterlo sotto l'acqua corrente fresca e assaporarlo così com'è, sono molte le preparazioni che lo vedono parte attiva, dalle semplici macedonie, magari arricchite dalla panna, ad una squisita crostata.
Con la sua forma di contenitore naturale il cocomero si presta anche a fare da piatto da portata, ad esempio colmo di altra frutta o di lamponi e gelato.
Infine in alcune preparazioni il cocomero accompagna anche carne e pollo, come nella ricetta del cocomero del gourmet, un modo insolito di consumare del pollo, a cui gli altri ingredienti conferiscono un aroma particolare e piacevole. Anche la presentazione del cocomero del gourmet riscuoterà un sicuro successo al momento della presentazione in tavola (dalla rete).

mercoledì 25 giugno 2014

Parco

parco 
s. m. [lat. mediev. pàrricus, prob. di origine germ.; in alcuni sign., e spec. in quelli del n. 5, è modellato sul fr. parc] (pl. -chi). –

1. a. Ampio bosco, per lo più recintato, in cui si alleva la selvaggina, con riserva o divieto di caccia. In partic., p. nazionale, p. regionale, p. interregionale (e anche p. urbano, suburbano), territorî che, per speciali caratteri naturalistici (geologici, floristici, faunistici, paesistici), sono sottoposti a tutela, dalle leggi nazionali o regionali, al fine di salvaguardarli dalle azioni dell’uomo capaci di alterarne i caratteri. Per analogia, p. marino (o p. blu), tratto di costa di particolare interesse naturalistico, in cui sono vietate, o molto limitate, attività quali la pesca e la balneazione; p. ostreario, v. ostreario. b. P. tematico (o a tema), parco creato dall’uomo allo scopo di divertimento, in cui gli elementi dell’ambiente naturale sono mescolati con manufatti che riproducono efficacemente aspetti di un singolo tema (i dinosauri, i grandi mammiferi marini, ecc.); p. archeologico, area di interesse archeologico e naturalistico, posta sotto tutela statale o locale; p. scientifico (o tecnologico), area industriale nella quale sono concentrati stabilimenti aziendali ad alta tecnologia o centri di ricerca scientifica.
2. Terreno di una certa estensione piantato ad alberi ornamentali, con vaste zone a prato o a giardino, spesso ornato con vasche, fontane, piccoli edifici e sim., destinato a svago e passeggio: p. pubblico; p. privato, generalm. circostante o adiacente a dimore signorili; il p. della reggia di Caserta; la villa è circondata da uno splendido p.; i viali, i chioschi, le serre del parco. Con accezione propria, p. della rimembranza (o delle rimembranze), zona alberata che in molte città e paesi è destinata a onorare i caduti della prima guerra mondiale (a ogni albero è per lo più affissa una targhetta col nome del caduto cui è dedicato).
3. Spazio all’aperto, recinto da una palizzata, in cui si tengono gli animali, spec. ovini, dopo il pascolo o durante la notte (sinon. di stabbio, addiaccio).
4. P. giochi, giardino organizzato con piccole giostre, altalene e altri giochi per bambini; p. di divertimento (o anche di divertimenti, dei divertimenti), zona delimitata, per lo più all’aperto, in cui si trovano giostre, baracconi per il tiro a segno e attrazioni varie, più comunem. detto Luna Park; p. acquatico, parco di divertimento con piscine, scivoli, piattaforme, più comunem. detto acquapark.
5. Tratto di terreno, talvolta anche costituito da un capannone, in cui si raccoglie e custodisce materiale vario; per estens., il materiale stesso che vi è raccolto. In partic.:
a. Nell’esercito, magazzino mobile che ha funzioni di scaglione di rifornimento tra i grandi depositi fissi e le truppe operanti: p. di artiglieria, del genio, p. viveri e foraggi. Negli eserciti dei secoli passati, p. d’assedio, l’insieme delle artiglierie pesanti destinate a battere le fortezze e le fortificazioni assediate.
b. In aeronautica, al tempo degli aerostati, p. aerostieri, unità costituita da uno o più aerostati militari da osservazione, dai mezzi relativi e dagli uomini per manovrarli.
c. Nelle ferrovie, p. materiale rotabile (e in partic. p. veicoli, p. locomotive), il complesso del materiale rotabile di cui è dotata una determinata rete.
d. Insieme di autoveicoli di proprietà di una società o di un ente: il p. autovetture del ministero. In generale, il complesso di autoveicoli in circolazione in una città, regione, nazione o anche nel mondo intero a una data epoca: l’aumento del p. automobilistico italiano nell’ultimo decennio.
e. Sinon. di autoparco e di parcheggio (inteso, questo, come luogo per la sosta delle autovetture).
f. Nel cinema, in teatro e in televisione, p. lampade, il complesso delle lampade, dei riflettori e delle attrezzature varie che si hanno a disposizione per l’illuminazione delle scene.

6. Nel gergo borsistico, p. buoi, la zona che, negli edifici della borsa, è riservata al pubblico; in senso spreg. e scherz., indica anche l’insieme degli investitori inesperti che, sprovvisti di un’adeguata preparazione finanziaria, conducono operazioni rischiose nella speranza di facili guadagni (e pertanto paragonati dagli esperti del settore a una mandria di buoi mansueta e inconsapevole dei pericoli).
7. Nome di ciascuna delle due zone, una più grande e una più piccola, dette rispettivam. p. maggiore e p. minore, in cui era divisa in passato, per mezzo di una balaustra, la sala della cancelleria pontificia.
Dim.
parchétto.

dizionario TRECCANI


Il parco umido

Il parco è serrato serrato serrato,
serrato da un muro
ch'è lungo le miglia le miglia le miglia
da un muro coperto di muffe
coperto di verdi licheni,
grondante di dense fanghiglie.
Né un varco soltanto nel parco traspare
né un foro vi luce.
Soltanto si posson le muffe cadenti, vedere,
soltanto le dense fanghiglie grondanti.
Altissimi cedri ne passano il muro,
i pini dal fusto robusto ne sporgon l'ombrello,
e salici salici tanti,
che mischian sul muro cadenti
le lagrime ai verdi licheni,
a grigie fanghiglie grondanti.
Di fuori ecco il parco serrato serrato serrato,
serrato da un muro ch'è lungo le miglia le miglia le miglia.

Fra l'ombre, fra l'ombre potenti,
nel folto degli alberi grandi,
soltanto tre donne s'aggirano lente,
bellissime donne: regine parenti.
S'aggirano lente in silenzio
nel buio del parco serrato,
pesante trascinano il manto di lutto, le donne
coperte d'un velo che appena il pallore del volto ne scopre.

Aldo Palazzeschi




gli alberi
come guardiani
nei nostri giardini, 
nei boschi;
silenziosi
e grandi
stormiscono 
vite 
e vissuti...

martedì 24 giugno 2014

Estate

L'estate è una delle quattro stagioni dell'anno, con un inizio nel mese di giugno e termine nel mese di settembre (dicembre-marzo nell'emisfero australe).
Il termine "estate" deriva dalla parola in latino aestate(m), col significato di "calore bruciante", a sua volta mutuato da aestus (come il greco aìthos) "calore", richiamando il caldo fastidioso.

L'estate astronomica ha inizio il giorno del solstizio d'estate, il 20 giugno o 21 giugno nell'emisfero boreale (nell'emisfero australe il 20 o 21 dicembre) e termina nel giorno dell'equinozio d'autunno (22 o 23 settembre e nell'emisfero australe il 20 o 21 marzo).
Si tratta del periodo dell'anno in cui il sole, raggiunto il suo punto più alto sull'orizzonte, il 20 giugno, inizia a scendere, fino al 23 settembre, giorno dell'equinozio d'autunno, quando la durata del giorno è uguale a quella della notte. In media, durante l'estate astronomica, si raggiungono le temperature più alte nella seconda metà di luglio.
Meteorologicamente invece si considerano estate e inverno i periodi di tre mesi rispettivamente più caldi e più freddi: in tal modo primavera e autunno sono definiti come i periodi intermedi. In tal senso l'inizio dell'estate meteorologica varierà da paese a paese in base, principalmente, alla latitudine. L'estate meteorologica è la stagione in cui le temperature sono più elevate e l'aria è più calda.
Nell'estate astronomica la durata del dì progressivamente incomincia a diminuire e, conseguentemente, ad allungarsi quella della notte.

Solitamente nei Paesi dell'emisfero boreale l'estate corrisponde ad un periodo di lunghe vacanze per gli studenti di tutte le età. Le date di inizio della sospensione delle attività scolastiche variano da nazione in nazione. In genere, in Italia le vacanze estive cominciano nelle prime settimane di giugno, giungendo fino ai primi giorni di settembre; per gli universitari esistono esami da affrontare anche nel vivo della stagione, mentre in genere i mesi di agosto e settembre sono sgombri da qualsiasi attività. Negli Stati Uniti la situazione è la medesima, con l'eccezione dei college, per i quali le vacanze cominciano alla fine di maggio. Nel Regno Unito, solitamente le scuole chiudono a metà di luglio; ad ogni modo, la Scozia adotta misure proprie con vacanze da metà giugno a metà agosto. Possiamo concludere che la durata delle vacanze e il loro inizio segue anche fattori ambientali, per cui Paesi nordici come la Svezia e la Norvegia fanno iniziare la scuola un po' prima degli Stati mediterranei al fine di trattenere più a lungo gli studenti a casa nei periodi invernali, quando il clima non consentirebbe il pieno svolgimento delle lezioni. Nell'emisfero meridionale, le date delle vacanze scolastiche estive includono le principali festività di Natale e Capodanno, poiché le stagioni sono opposte. Le vacanze scolastiche estive in Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa iniziano a metà dicembre e terminano a fine gennaio, con le date variano tra gli Stati (da wikipedia).


L'ultima estate


Dicono addio i colori dei tramonti. È tempo di preparare
le tre valigie – i libri, le carte, le camicie –
e non scordare quella veste rosa che ti stava così bene
anche se d'inverno non la indosserai. Io,
nei pochi giorni che ancora ci restano, riguarderò
i versi scritti in luglio e agosto,
anche se temo di non aver aggiunto niente, semmai
di avere sottratto molto, poiché da essi traspare
l'oscuro sospetto che questa estate
con le sue cicale, i suoi alberi, il mare,
coi fischi delle navi nei tramonti gloriosi,
coi barcaioli sotto i balconi al chiar di luna
e con la sua misericordia ipocrita, sarà l'ultima
.

Karlòvasi, 3.IX.89
Traduzione di Nicola Crocetti
Ghiannis Ritsos


si perpetua
il rito;
le partenze,
i viaggi.
Io, per me,
non ho che
ricordi...

lunedì 23 giugno 2014

Poesia riflesso e parafrsi

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Eugenio Montale
 


quante e tante le volte
che immaginai e piansi;
come vere lacrime
rigate le dolci fattezze...


Scendere le scale dandosi il braccio è assunto da Montale come simbolo della vita a due, dell’aiuto che due persone che si amano si scambiano ogni giorno; milione di scale = iperbole; l’esagerazione sottolinea la lunga durata della vita vissuta insieme alla moglie; è il vuoto = la morte della moglie ha provocato una sensazione di vuoto e solitudine.
Anche così = pur avendo fatto un lungo cammino insieme. viaggio = altra metafora (con le scale) per indicare la vita; breve/lungo = ossimoro; i due aggettivi in contrasto evidenziano la situazione di sconforto del poeta per una vita comune solo apparentemente lunga ma in realtà durata pochissimo; Il mio = viaggio è sottinteso; la vita del poeta continua nell’indifferenza verso le incombenze quotidiane (coincidenze, prenotazioni), le insidie della vita (trappole) e le delusioni (scorni); asindeto.
Quattr’occhi = quelli di 2 persone, il poeta e la moglie. Pupille, sebbene tanto offuscate = riferimento alla forte miopia della moglie.
Gli occhi della donna (pupille – sineddoche) avevano la capacità di penetrare il vero senso delle cose al di là delle apparenze.
Il poeta amaramente riconosce che la moglie rappresentava non solo la compagna ma il sostegno e la guida della sua vita (dalla rete).


domenica 22 giugno 2014

Aforisma


Come è nobile chi,
col cuore triste,
vuol cantare ugualmente
un canto felice,
tra cuori felici.

Kahlil Gibran

una voce si leva,
è un canto;
nell'aria la breva
lo diperde lontano...

sabato 21 giugno 2014

Poesia e riflesso

Farfalle

Le farfalle
Ballano,
velocemente
un ballo
rosso nero
arancione verde
azzurro bianco
granata giallo
violetto
nell'aria
nei fiori
nel nulla
sempre volanti
consecutive
e remote.

Pablo Neruda



attimi colorati
tappezzano cieli azzurri;
fiori e fiori,
ali e sole...

venerdì 20 giugno 2014

Colori

IL SIGNIFICATO DEI COLORI

Ogni colore preso singolarmente trasmette una sensazione, ma se abbinato le cose cambiano.

BLU
E' un colore ampiamente usato, dal blu scuro al blu marine. Esso significa:il classico, il tradizionale. Il turchese ha un aspetto di modernità e vivacità. Il blu riflette il significato di pulizia perché è il colore dell'acqua, quindi è immediato il suo riferimento alò cielo e al mare: indicato per pubblicizzare i viaggi.
Il blu è il colore più importante nella percezione visiva di sicurezza e solidità. Da solo o associato al bianco è stato molto utilizzato per i marchi di prodotti collegato alla finanza, all'attività bancaria o ai trasporti.
Il blu che induce alla calma e si connota come placida e profonda soddisfazione, denota uno stato di soddisfatto adattamento. Fissando a lungo questo colore si produce un effetto di quiete ed armonia. In una stanza blu i battiti cardiaci diminuiscono e la sensibilità al freddo aumenta, mentre gli oggetti sembrano più piccoli e leggeri. Questo avviene perché provoca una maggiore attivazione del sistema nervoso parasimpatico.

VERDE
E' il colore della natura specie se associato al blu e al marrone. Da verde chiaro al verde erba sono tonalità che fungono da sfondo e complemento ai colori primari. Il verde, al livello internazionale, è il simbolo del permesso (passare ai semafori), per cui usato nei siti che pubblicizzano prodotti alimentari a base vegetale, prodotti naturali per bellezza, ecc. Il verde è il simbolo della speranza, al verde corrispondono sensazioni di solidità, stabilità, equilibrio, forza e costanza ed un comportamento caratterizzato dalla perseveranza. Talvolta il verde è anche associato ad una simbologia negativa. E' il colore della rabbia e della putrefazione, del veleno e dell'invidia; nel corpo umano il verde è il segno di grave malattia e anche di morte.

GIALLO
In Oriente è il colore del sole, della fertilità, della regalità.
Nell'antica Grecia era il colore dei pazzi che si dovevano vestire di giallo per essere riconosciuti.
In Giappone poteva indossarlo solo chi apparteneva alla famiglia reale. Chi preferisce il giallo tende al cambiamento e alla ricerca del nuovo.
Secondo i cromoterapeuti, essendo il colore del sole, dà energia, forza, vitalità, perché le sue vibrazioni sono simili a quelle dei raggi solari.
E' per luogo comune il colore della gelosia.
E' il terzo colore dopo il rosso e l'arancione, insieme al verde è più facilmente percepito dall'occhio umano, che riesce a distinguere varie gradazioni di verde e di giallo: la natura ci offre tante gradazioni di verde e di giallo.
Chi indossa giallo si sente bene con se stesso; è infatti il colore associato al senso di identità, all'Io, all'estroversione. Denota sempre una forte personalità. Utilizzarlo stimola la razionalità e il cervello sinistro, migliora le funzion9i gastriche e tonifica il sistema linfatico. La scelta del giallo quindi è ricerca del nuovo, del cambiamento, della liberazione dagli schemi. Sinonimo di vivacità, estroversione, leggerezza, crescita e cambiamento. Stimola l'attenzione e l'apprendimento, acuisce la mente e la concentrazione.
Stimola la digestione (anoressia, inappetenza, flatulenza, emorroidi interne, eczema). Aiuta ad eliminare le tossine attraverso il fegato e l'intestino.

ROSSO
Dal latino rubens (rosso) è il sinonimo di colorato. E' il primo colore che i neonati imparano a riconoscere.
Appariscente, intenso, stimolante è il simbolo dell'amore e della passione. Guardate per qualche minuto una luce rossa e il cuore batte all'impazzata, questo è dovuto all'azione della frequenza della radiazione sul S.N.N. simpatico con azione sulle ghiandole surrenali, emissione di adrenalina e fa salire di poco la pressione arteriosa.
La scelta del rosso corrisponde ad uno stato d'attivazione, ad uno slancio diretto verso la conquista, ad un desiderio ardente ed in espansione. Il rosso rappresenta, infatti, la mobilitazione di tutte le energie, cui corrisponde la sicurezza di sè, la fiducia nelle proprie forze e capacità.
Il rosso si associa con la circolazione sanguigna e con lo sviluppo cellulare, ed è perciò controindicato in caso di tumore. Scalda il corpo e stimola la produzione di sangue. Molto utile in caso di malinconia e depressione.
Il rosso rende loquaci, aperti, premurosi, passionali. Molto utile nelle malattie da raffreddamento, nel mal di gola, nella tosse cronica e nell'asma. Utilissimo per trattare paralisi parziali e totali.
Chi si veste di rosso si fa senza ombra di dubbio notare. Il rosso può essere legato anche ad aggressività o incontinenza sessuale. Indicato per problemi circolatori (stasi, geloni, freddolosità, ecc.) Molto utile è l'uso di calzini e guanti rossi per migliorare la circolazione periferica.

dalla rete

Grotta


Dalla grotta escono
lunghi singhiozzi
(Il viola
sul rosso)
Il gitano rievoca
paesi remoti.
(torri alte e uomini
misteriosi)
Nella voce rotta
vanno i suoi occhi.
(il nero
sul rosso)
E la grotta imbiancata
trema nell'oro.
(Il bianco
sul rosso)


Federico Garcia Lorca


colori
nella mia vita,
tenui,
pastello,
anche i grigi;
il nero no,
quello
fu intenso...

giovedì 19 giugno 2014

Simulacro

Un simulacro designa un'apparenza che non rinvia ad alcuna realtà sotto-giacente, e pretende di valere per quella stessa realtà. La parola deriva dal latino simulacrum, statua, figura, e indicava originariamente l'immagine o la rappresentazione di una divinità, in special modo nelle celle dei templi, oggetto di culto nell'antichità
Questo, almeno, il senso greco di "εἴδωλον"(eidôlon) e la parola idolo in latino, e che è tradotto come "simulacro", in opposizione all'icona, "εἰκών"(eikôn), tradotta come "copia": la copia rinvia sempre per imitazione al reale, senza dissimulare il reale stesso (come indaga il Sofista di Platone). L'eidôlon si oppone allora all'eidos o idea (ἰδέα), tradotto come "forma" (e presente nel Cratilo).
Il concetto di simulacro è presente, inteso in quanto eidôlon nel Sofista, ma anche, in un senso radicalmente differente, nella teoria materialista degli epicureii (in particolare di Lucrezio ed Epicuro, dove appare il termine "simulacrum"). Per alcuni il simulacro è la rappresentazione della verità che sottende, soprattutto in ambito religioso. Peril concetto di simulacro si veda anche la parola "ad instar".
Nel XX secolo, questo concetto è stato ripreso da Jean Baudrillard, che lo definisce come la «verità che nasconde il fatto che non ne ha alcuna». Laddove Platone ha visto due modi della riproduzione, quella "fedele" e quella volutamente "distorta" (il simulacro, appunto), Baudrillard ne vede quattro: lo "specchio" o riflessione di base della realtà, l'"anamorfosi" o contraffazione spontanea della realtà, la "finzione" (dove non esiste un modello), e il "simulacro", che "non ha alcuna relazione con qualsiasi realtà di sorta" e ciononostante risulta "vero". In questo senso il potere, come detto in Dimenticare Foucault, «non è mai esistito se non in quanto simulacro.»
Dopo la Pop art e l'opera di Andy Warhol i piani di rappresentazione del "vero" e del "falso" sono stati mescolati e la critica d'arte ha imparato a lavorare attorno a nuovi concetti, a cui il termine "simulacro" ha offerto spesso sponda (come nella corrente dell'Iperrealismo e più in generale nel Postmodernismo).
Anche Gilles Deleuze, nel suo lavoro sul cinema, e Fredric Jameson, in critica letteraria, si collegano al concetto greco e latino nell'analizzare il "più reale del reale" che si presenta a volte nella società e nello sviluppo semiotico dei suoi prodotti. Per il primo esiste un carattere simbolico proprio nella dematerializzazione dell'evento che accade durante il suo racconto audiovisivo, il quale porta a un "effetto di replica" infinito (da wikipedia).

Simulacro

Dal marmoreo fonte
Ritto si leva il bianco simulacro:
Ancora par che dal selvoso monte
piana scenda al gelido lavacro.
Le fredde ignude membra
Un arcano e sottil spirito avviva:
Ancora sui divini omeri sembra
Che balzi e suoni la faretra argiva.
Sotto l’arco del ciglio
Immobilmente la pupilla guata,
Guata dell’onde il lucido scompiglio
E l’oziosa danza interminata.
Sulla fronte superba
Un’ombra di pensier tacito vaga,
Misterioso desiderio, acerba
Reminiscenza, fantasia presaga.
Dimmi, ricordi i chiari
Gioghi d’Olimpo, il ciel liquido immenso?
De’ numi il lieto popolo, gli altari
Su cui bruciava l’odorato incenso?
Ricordi tu le selve
Dense, al fragor dell’irruente caccia
Alto sonanti, e le inseguite belve,
E i can travolti sulla lunga traccia?
Ricordi i lieti e vaghi
Recessi dove dal sanguigno ludo
Posavi? i monti solitarii, i laghi
Ove immergevi il divin corpo ignudo?
Ricordi i baci ardenti
D’Endimione e il venturato scoglio?
Del mal vinto pudore i turbamenti
Soavi e il novo femminile orgoglio?
Ricordi ancora? Or dove,
Dov’è quel tempo e quel felice mondo?
Ove il tuo culto e il nume tuo giocondo,
Superba figlia dell’egioco Giove?
Buon per te che sei morta!
Il pellegrin dolente e affaticato
Ti passa innanzi, e meditando il fato
De’ numi erge la fronte e si conforta.

Arturo Graf


passato remoto,
quando
raminghi erravano,
quando
nei soli vedevo
mondi perduti
e lontani...