paura s. f. [rifacimento, col suff. -ura, del lat. pavor -oris «timore, paura», der. di pavere «aver paura»]. –
1.
a. Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso: più o meno intenso secondo le persone e le circostanze, assume il carattere di un turbamento forte e improvviso, che si manifesta anche con reazioni fisiche, quando il pericolo si presenti inaspettato, colga di sorpresa o comunque appaia imminente: quelle ombre che passavano nel buio mi davano un senso di p.; quando mi vidi puntare la pistola al petto ebbi veramente p.; non ti dico la mia p. nel vedere quel precipizio aperto sotto i nostri piedi!; Già mi sentia tutti arricciar li peli De la p. (Dante). Entra in numerose locuz.: prender p.; esser preso, colto, invaso, afferrato, assalito dalla p.; ho avuto (o ho preso) una gran p., una bella p., una p. matta, tremenda, birbona, una p. indiavolata; avevo addosso una p. del diavolo, ero certo che non avrei visto mai più un altro giorno (Vitaliano Trevisan); una p. da morire; mamma mia, che p.!; ti e passata la p.?; gli è entrata addosso (o, più efficacemente, in corpo) la p.; la p. lo teneva inchiodato lì; diventare pallido, bianco, smorto per la p.; tremare per la p.; dalla p. gli si piegavano le gambe; scappare per la p.; iperb., era morto, era mezzo morto di p.; pop., farsela addosso per la p.; il coraggio della p., quella sorta di arditezza temeraria e quasi disperata che talora nasce, per istinto di conservazione, in situazioni molto pericolose; la p. fa novanta, modo prov. scherz. (v. novanta); la p. è fatta di niente (prov.), ha per lo più origine da cause vane, immaginarie; niente p.!, non aver p.!, senza p.! esclamazioni e incisi frequenti per far coraggio a qualcuno.
b. Con sign. attenuato, stato d’animo abituale, o condizione costante, di timore e di apprensione: vivere nella p., in una continua p.; cavaliere senza macchia e senza p.; gira sempre armato per p. dei ladri. Spec. in locuz. formate con il verbo avere, come: avere p. della morte o di morire; aver p. del contagio; aver p. degli spiriti, del diavolo, del tuono, del buio; hai p. di star solo?; ha p. della propria ombra, di persona che si spaventa per nulla e teme di tutto o di tutti; proverbî: chi ha p. d’ogni figura, spesso inciampa nell’ombra; cane scottato dall’acqua calda ha p. della fredda, chi ha subìto un danno una volta, diventa doppiamente prudente; in frasi negative: non aver p. di nessuno, di persona ardita o sfrontata; non avere p. di qualcuno, non temerne la forza, la potenza oppure il confronto.
c. Altre locuz.: mettere p. a qualcuno, con riferimento a uno spavento improvviso (ah, sei tu?, m’avevi messo p.) o per indicare uno stato d’ansia, un senso di timore e sim. (esagerava apposta la descrizione del pericolo per mettergli p.; è inutile che minacci, tanto non mi metti p.); con sign. attenuato anche nelle espressioni, meno com., mettere qualcuno in p., mettersi in paura. Far p., spaventare con atti o gesti improvvisi, incutere timore, sbigottire: gli balzò davanti per fargli p.; ti ho fatto p.?; il mare era così agitato, il cielo era così scuro, la strada era così solitaria, che faceva p.; puoi fare a meno di gridare, perché tanto non mi fai p.; la morte fa p. a tutti; niente gli fa p. (non arretra dinanzi a nessun pericolo, o sim.); con valore iperb. nelle espressioni da far p., da mettere p., che fa p. e sim., usate per sottolineare le qualità, spec. negative, già espresse nella frase, o per indicare condizioni particolarm. impressionanti, spaventose e sim.: è magro da far p.; ha una faccia che fa p.; lo trovai in uno stato da mettere paura.
2. In molti casi, spec. nel linguaggio fam., ha accezioni e usi analoghi a quelli di timore (nel sign. in cui questa parola si contrappone a speranza): preferì tacere, per p. d’uno scandalo, per p. di compromettersi; camminava adagio per p. di scivolare; mal non fare e p. non avere (prov.), quando si ha la coscienza tranquilla non si deve temere di nulla; libertà dalla p., una delle quattro libertà atlantiche (v. libertà, n. 2 b). Con sign. ancor più attenuato: ho p. di non fare in tempo; aveva p. di non riuscire; m’affrettai per p. di trovare l’ufficio postale chiuso; mangia pochissimo per p. d’ingrassare; ho p. che dovremo attendere un pezzo; ho p. che queste scarpe mi stiano strette; avrà ciò che merita, non aver p.! (siine pur certo, sta’ pur sicuro). ◆ Dim., non com., paurétta; pegg. pauràccia: al cessar di quella pauraccia, s’era da principio sentito tutto scarico, ma ben presto cominciarono a spuntargli in cuore cent’altri dispiaceri (Manzoni).
(vocabolario Treccani) 1.
a. Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso: più o meno intenso secondo le persone e le circostanze, assume il carattere di un turbamento forte e improvviso, che si manifesta anche con reazioni fisiche, quando il pericolo si presenti inaspettato, colga di sorpresa o comunque appaia imminente: quelle ombre che passavano nel buio mi davano un senso di p.; quando mi vidi puntare la pistola al petto ebbi veramente p.; non ti dico la mia p. nel vedere quel precipizio aperto sotto i nostri piedi!; Già mi sentia tutti arricciar li peli De la p. (Dante). Entra in numerose locuz.: prender p.; esser preso, colto, invaso, afferrato, assalito dalla p.; ho avuto (o ho preso) una gran p., una bella p., una p. matta, tremenda, birbona, una p. indiavolata; avevo addosso una p. del diavolo, ero certo che non avrei visto mai più un altro giorno (Vitaliano Trevisan); una p. da morire; mamma mia, che p.!; ti e passata la p.?; gli è entrata addosso (o, più efficacemente, in corpo) la p.; la p. lo teneva inchiodato lì; diventare pallido, bianco, smorto per la p.; tremare per la p.; dalla p. gli si piegavano le gambe; scappare per la p.; iperb., era morto, era mezzo morto di p.; pop., farsela addosso per la p.; il coraggio della p., quella sorta di arditezza temeraria e quasi disperata che talora nasce, per istinto di conservazione, in situazioni molto pericolose; la p. fa novanta, modo prov. scherz. (v. novanta); la p. è fatta di niente (prov.), ha per lo più origine da cause vane, immaginarie; niente p.!, non aver p.!, senza p.! esclamazioni e incisi frequenti per far coraggio a qualcuno.
b. Con sign. attenuato, stato d’animo abituale, o condizione costante, di timore e di apprensione: vivere nella p., in una continua p.; cavaliere senza macchia e senza p.; gira sempre armato per p. dei ladri. Spec. in locuz. formate con il verbo avere, come: avere p. della morte o di morire; aver p. del contagio; aver p. degli spiriti, del diavolo, del tuono, del buio; hai p. di star solo?; ha p. della propria ombra, di persona che si spaventa per nulla e teme di tutto o di tutti; proverbî: chi ha p. d’ogni figura, spesso inciampa nell’ombra; cane scottato dall’acqua calda ha p. della fredda, chi ha subìto un danno una volta, diventa doppiamente prudente; in frasi negative: non aver p. di nessuno, di persona ardita o sfrontata; non avere p. di qualcuno, non temerne la forza, la potenza oppure il confronto.
c. Altre locuz.: mettere p. a qualcuno, con riferimento a uno spavento improvviso (ah, sei tu?, m’avevi messo p.) o per indicare uno stato d’ansia, un senso di timore e sim. (esagerava apposta la descrizione del pericolo per mettergli p.; è inutile che minacci, tanto non mi metti p.); con sign. attenuato anche nelle espressioni, meno com., mettere qualcuno in p., mettersi in paura. Far p., spaventare con atti o gesti improvvisi, incutere timore, sbigottire: gli balzò davanti per fargli p.; ti ho fatto p.?; il mare era così agitato, il cielo era così scuro, la strada era così solitaria, che faceva p.; puoi fare a meno di gridare, perché tanto non mi fai p.; la morte fa p. a tutti; niente gli fa p. (non arretra dinanzi a nessun pericolo, o sim.); con valore iperb. nelle espressioni da far p., da mettere p., che fa p. e sim., usate per sottolineare le qualità, spec. negative, già espresse nella frase, o per indicare condizioni particolarm. impressionanti, spaventose e sim.: è magro da far p.; ha una faccia che fa p.; lo trovai in uno stato da mettere paura.
2. In molti casi, spec. nel linguaggio fam., ha accezioni e usi analoghi a quelli di timore (nel sign. in cui questa parola si contrappone a speranza): preferì tacere, per p. d’uno scandalo, per p. di compromettersi; camminava adagio per p. di scivolare; mal non fare e p. non avere (prov.), quando si ha la coscienza tranquilla non si deve temere di nulla; libertà dalla p., una delle quattro libertà atlantiche (v. libertà, n. 2 b). Con sign. ancor più attenuato: ho p. di non fare in tempo; aveva p. di non riuscire; m’affrettai per p. di trovare l’ufficio postale chiuso; mangia pochissimo per p. d’ingrassare; ho p. che dovremo attendere un pezzo; ho p. che queste scarpe mi stiano strette; avrà ciò che merita, non aver p.! (siine pur certo, sta’ pur sicuro). ◆ Dim., non com., paurétta; pegg. pauràccia: al cessar di quella pauraccia, s’era da principio sentito tutto scarico, ma ben presto cominciarono a spuntargli in cuore cent’altri dispiaceri (Manzoni).
timori
incentrati
su nulla
su nulla
conosciuti
nei mai
nei mai
eppure...
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