The feet of people walking home With gayer sandals go - The Crocus - till she rises The Vassal of the snow - The lips at Hallelujah Long years of practise bore Till bye and bye these Bargemen Walked singing on the shore. Pearls are the Diver's farthings Extorted from the sea - Pinions - the Seraph's wagon Pedestrian once - as we - Night is the morning's Canvas Larceny - legacy - Death, but our rapt attention To Immortality. My figures fail to tell me How far the village lies - Whose peasants are the angels - Whose Cantons dot the skies - My Classics vail their faces - My faith that Dark adores - Which from it's solemn abbeys Such resurrection pours. | I piedi di chi cammina verso casa Con più allegri sandali vanno - Il Croco - finché non spunta Il Vassallo della neve - Le labbra all'Alleluia Lunghi anni di pratica sostennero Finché dai e dai quei Barcaioli Camminarono cantando sulla riva. Le perle sono gli spiccioli del Tuffatore Estorti al mare - Le piume - il carro del Serafino Appiedato un tempo - come noi - La notte è la Tenda del mattino Latrocinio - lascito - La morte, solo rapita attenzione All'Immortalità. Le mie cifre non riescono a dirmi A che distanza sia il villaggio - I cui contadini sono gli angeli - I cui Campi costellano i cieli - I miei Classici chinano il volto - La mia fede adora quel Buio - Che dalle sue solenni abbazie Tale risurrezione riversa. |
Tre strofe, ciascuna delle quali descrive un aspetto del nostro rapporto con l'aldilà. Nella prima, la strada del Paradiso è lunga, ma chi è consapevole di quella meta la percorre in allegria, sapendo che lasciare il gelido manto della vita, come per un fiore che spunta dalla neve dopo esserne stato prigioniero, significherà vedere la luce della primavera, e anche riuscire a camminare sulla riva promessa, come un barcaiolo che dopo le fatiche del suo andare avanti e indietro torni felice nella sua casa. Nella seconda la narrazione procede attraverso i contrasti fra la vita terrena e quella immortale: i pochi momenti di gioia che riusciamo a estorcere al mare della vita, come le perle che un tuffatore estrae con fatica al mare, sono ben misera cosa rispetto alle eteree piume che ci porteranno in cielo, a quel carro angelico riservato a chi ha dovuto percorrere appiedato i sentieri terreni. La notte-morte, che ci fa così paura, non è altro che una tenda pronta ad alzarsi per rivelare la luce del mattino; quello che ci sembra un furto di luce si rivela in realtà un lascito di luce più splendida e perenne. E così la morte diventa soltanto un'estatica rivelazione dell'immortalità. Nella terza, dove l'impersonalità delle prime due strofe lascia il campo all'uso della prima persona, viene adombrato quel dubbio che avrà tanta parte nella produzione poetica dickinsoniana: nulla riesce a svelarmi dove sarà mai quel paradiso abitato da angeli e collocato in un cielo indistinto, né la scienza, né quei classici che ci sembrano portatori di sapienza; l'unica cosa di cui disponiamo è la fede in una risurrezione che riesca a trasformare il buio della morte nella luce dell'immortalità (dalla rete).
Nessun commento:
Posta un commento