domenica 5 maggio 2013

Poesia e riflesso

il rapporto di Betocchi con la fede non è sempre troppo distante dalle ansie ermetiche, ossia dalla contorta e spesso irrisolta maniera novecentesca di problematizzare la relazione fra la carnale presenza umana e le entità metafisiche (o che dir si voglia: supreme, astrali), come dimostrerà il paragone fra l'ombra di una albatrella (che è una pianta e non un uccello) antropomorficamente semidormiente in campagna e le ingannevoli ombre umane. La poesia s'intitola Dell'ombra e ben chiarisce la meditazione di fondo dell'autore: gli uomini vivono esistenze umbratili, cariche d'ansia e di false irrequietudini; l'albatrella, invece, porta il messaggio di un'ombra pacificata con Dio e con lo scorrere dei giorni che Dio ha fatto e fa ad uso dell'uomo (dalla rete).

Dell'ombra

Un giorno di primavera
vidi l'ombra di un'albatrella
addormentata sulla brughiera
come una timida agnella.
Era lontano il suo cuore
e stava sospeso nel cielo;
nel mezzo del raggiante sole
bruno, dentro un bruno velo.
Ella si godeva il vento;
solitaria si rimuoveva
per far quell'albero contento
di fiammelle, qua e là, ardeva.
Non aveva fretta o pena;
altro che di sentir mattino,
poi il suo meriggio, poi la sera
con il suo fioco camino.
Fra tante ombre che vanno
continuamente, all'ombra eterna,
e copron la terra d'inganno
adoravo quest'ombra ferma.
Cosí, talvolta, tra noi
scende questa mite apparenza,
che giace, e sembra che si annoi
nell'erba e nella pazienza.

Carlo Betocchi


riflette il vetro l'ombra?
la fronte corruccia il senso
e ritorno lontano, ancora...

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