martedì 7 agosto 2012

Luigi Rossi, Temporale in montagna



Autoritratto
 
Luigi Rossi
(Cassarate, 1853 – Capriasca, 1923) è stato un pittore svizzero-italiano.
La sua formazione avviene all'Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Giuseppe Bertini.
Esordisce nel 1871, inaugurando un repertorio di scene di genere attraversate da una sottile critica sociale, che si configura come un tratto saliente della sua produzione.
La sue origini ticinesi gli impediscono di ricevere nel 1878 il prestigioso premio Principe Umberto, riservato ai cittadini del Regno d'Italia.
Nel corso degli anni Ottanta il suo repertorio si diversifica, affiancando paesaggi montani eseguiti en plein air, a scene di vita contadina e ritratti. Dal 1885 al 1888 è a Parigi dove svolge anche un’intensa attività di illustratore per Alphonse Daudet e Pierre Loti, in particolare.
Rientrato a Milano entra in contatto con il poeta Gian Pietro Lucini; un incontro che segna una svolta nelle sue ricerche pittoriche.
Ne derivano alcune delle sue tele più celebri ancora di solida impronta verista, ma aggiornate in direzione delle nuove istanze simboliste.
Partecipa costantemente alle principali rassegne espositive italiane e internazionali con dipinti e acquerelli, nel 1921 allestisce una personale alla Galleria Pesaro di Milano.
Alla sua scomparsa è ricordato con due mostre postume allestite presso la Società Permanente di Milano e a villa Ciani di Lugano nel 1924 (da wikipedia).

 Luigi Rossi, Scena infantile, acquarello su carta, 1894

Temporale in montagna

Sul sentiero di foglie bagnate,
si allontana un cupo fragore;
l'aria è densa di frescura
osservo le scarpe infangate,
percepisco il mio cuore, l'umore,
quel senso di vuoto e paura.
Nel solco di questa mia via
rinnovo la mia nostalgia.

anonimo del XX° secolo
poesie ritrovate


Luigi Rossi. Temporale in montagna, 1892, olio su tela

acre sapore di pioggia,
le mie labbra bevono
stille di pura frescura...

2 commenti:

  1. Montagne care, voi non mi mentite-
    non mi mandate via, né mai fuggite.
    Quegli occhi sempre fissi-sempre uguali-
    mi guardano lontani, viola, lenti-
    quando fallisco o fingo, o quando invano
    mi attribuisco titoli regali.

    Mie potenti madonne, sotto il colle,
    abbiate cara la monaca riottosa
    che si dedica a voi completamente.
    Il suo ultimo gesto di pietà-
    quando il giorno svanisce su nel cielo-
    è levare lo sguardo verso voi.

    RispondiElimina
  2. Lost children,

    benvenuto in questo piccolo spazio.
    Bello il commento.

    Gujil

    RispondiElimina