lunedì 19 marzo 2012

Anima

Ho trovato girovagando nel WEB un sito
che contiene favole e fiabe,
attingerò di tanto in tanto quelle che mi piacciono
e le proporrò in una sorta di intervallo virtuale
tra poesie e pensieri,
tra frammenti e riflessi.
Non ho potuto raccogliere maggiori informazioni
sull'autore che cito con il suo nome d'arte,
Darkfanio.
La fiaba è assai carina.


Anima

Buttato nell’angolo, quel violino viveva accantonato dal mondo. Nato pezzo di legno, solo tale si sentiva. Nessuno spirito, nessun’anima e nessuna utilità, solo un pezzo di legno al quale era stata data una forma.
Ogni giorno osservava il mondo che lo circondava e soprattutto gli uomini ai quali invidiava di provare sentimenti di gioia o di dolore, di poter ridere o piangere, insomma, di essere vivi.
Anche un’arpa, nello stesso istante, provava le stesse emozioni. Qualcuno le aveva dato quella forma armonica, per lasciarla inutilizzata facendola sentire un oggetto privo di scopo. 
In un’altra casa, un mandolino rimirava allo specchio le sue forme bombate, il suo manico ben modellato e osservava gli uomini intorno a sé vivere e comunicare mentre quello che lui comunicava a se stesso era solo un grande senso di vuoto…perché qualcuno l’aveva creato?
Un giorno, Jenny rincaso’ particolarmente triste, vide quell’oggetto buttato lì nell’angolo. Un violino…..lo prese e sfioro’ una delle sue corde….che suono malinconico ne scaturì!
“Ehi – pensò il violino – “sono io a produrre questo suono, quale magia! Forse è questa la mia anima…e quanta malinconia c’è, e quanta solitudine, in fondo all’anima di chi mi sta suonando!”.
In un’altra casa, Astrid rincasò con il cuore che era un battito convulso, un battito d’amore. Fece una di quelle cose senza senso che si fanno quando si è innamorati: prese l’arpa, che era sempre rimasta buttata lì per terra, e provò a suonarla. Un suono dolce ne scaturì, riempendo di struggente poesia il suo cuore pieno d’amore ma ancora solo.
L’arpa capì finalmente a cosa servivano quelle strane corde montate tra la sua testa e i suoi piedi e mentre quei fantastici suoni scaturivano da lei, non si sentì più così vuota.
Saturo di felicità, Mario rincasava, afferrava il mandolino (che strano e inutilizzato strumento!) mettendosi a suonare e a ballare una tarantella.
“Forse sono nato per dare gioia”—pensò il mandolino—“per riempire la mia e di altri anima, di serenità."
Nei giorni successivi, i proprietari degli strumenti, si conobbero, grazie a quei giochi che il destino spesso fa con gli uomini. I progetti di ognuno si fusero e nacque un gruppo e mentre i musicisti stringevano amicizie per la vita anche gli strumenti scoprirono cosa vuole dire amore reciproco.
Suonano spesso tutti insieme e quando li vai ad ascoltare, se ascolti bene, ma proprio bene, in quella melodia di suoni e emozioni fuse tra loro puoi vedere con gli occhi dell’anima il tuo paradiso (Darkfanio, dalla rete).

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