"Ossi di seppia" è un grande classico, una tappa esistenziale nel cammino della poesia europea del Novecento, un'opera in cui la tensione ininterrotta del pensiero si esprime nella sintesi di uscite folgoranti, ma anche nell'articolarsi per immagini della meditazione lirica.
Con il suo senso della solitudine, la sua mancanza di salde certezze e la concezione della vita come dolore, Eugenio Montale è l’interprete forse più suggestivo e originale della condizione di crisi dell’uomo contemporaneo.
Nessun poeta italiano del Novecento quanto Montale rappresenta il simbolo di un secolo di inquietudine sociale e di angoscia esistenziale per la caduta di punti fermi ideologici e morali.
Tematicamente la prima raccolta, Ossi di seppia, rappresenta la poesia della negatività per eccellenza.
Gli ossi sono una delle tante “forme della vita che si sgretola”, gli inutili rigurgiti che il mare abbandona sulla riva con il suo continuo rifluire.
Gli ossi sono una delle tante “forme della vita che si sgretola”, gli inutili rigurgiti che il mare abbandona sulla riva con il suo continuo rifluire.
Questa prima opera poetica, il cui titolo allude alla conchiglia che galleggia dopo la morte dell’animale, fu pubblicata nel 1925 nelle edizioni di Piero Gobetti e in seconda edizione nel 1928.
Il titolo, che propriamente spetta a un gruppo di brevi liriche poste al centro del volume, vuole significare l’essenzialità cui il poeta mirava e richiamarsi insieme al paesaggio marino della Liguria, ispiratore della maggior parte delle poesie della raccolta.Il paesaggio ligure infatti, aspro e sassoso, è contemplato e descritto da Montale in tutta la sua aridità e pietrosità.
Di questa terra, egli scrisse:” La Liguria orientale – la terra in cui trascorsi parte della mia giovinezza – ha questa bellezza scarna, scabra, allucinante” e aggiunse, in modo significativo, di aver cercato un verso che aderisse intimamente a quelle caratteristiche.
Il paesaggio ligure, scarno e sassoso, ha dunque nella raccolta un significato preciso perché correlato a sentimenti di aridità e di solitudine che abitano l’io dell’uomo. Montale infatti indicando oggetti concreti e reali, stabilisce fra di essi una trama di relazioni complesse.
L’oggetto viene considerato non nella sua realtà materiale, ma nel suo significato emblematico.
Così le immagini concrete del muro, della crepa, dello spacco, molto presenti negli Ossi, alludono all’umana condizione di sofferenza dell’uomo (dalla rete).
Arremba su la strinata proda
le navi di cartone, e dormi,
fanciulletto padrone: che non oda
tu i malevoli spiriti che veleggiano a stormi.
Nel chiuso dell'ortino svolacchia il gufo
e i fumacchi dei tetti sono pesi.
L'attimo che rovina l'opera lenta di mesi
giunge: ora incrina segreto, ora divelge in un buffo.
Viene lo spacco; forse senza strepito.
Chi ha edfflcato sente la sua condanna.
t l'ora che si salva solo la barca in panna.
Amarra la tua flotta tra le siepi.
Eugenio Montale
ossi di seppia
Oltre le siepi che nascondono il sole,
RispondiEliminaoltre le nebbie di monti e scogliere,
rimane la nostra anima
dopo i numerosi naufragi di vite spezzate.
Oltre tutto questo nell'anima ci sei tu
"poesieinsmalto"
Annamaria,
RispondiEliminati leggo e mi illudo che i tuoi versi siano per me.
Gujil