venerdì 2 dicembre 2011

Il Caprimulgo

sm. (pl. -gi) [dal latino caprimulgus, da capra+mulgēre, mungere].
Denominazione comune di Uccelli Caprimulgiformi spettanti a vari generi (vedi anche succiacapre) della famiglia dei Caprimulgidi e al genere Aegotheles della famiglia degli Egotelidi. Il caprimulgo vessillifero (Caprimulgus vexillaria=Caprimulgus longipennis), diffuso nell'Africa centrale e meridionale, ha una macchia bianca sulla gola, alcune remiganti molto lunghe (la nona può raggiungere i 70 cm nel periodo degli amori); la coda è nerastra, il capo presenta striature nere. Il caprimulgo dalla coda lunga (Scotornis climacurus), che vive in tutta la zona tropicale dell'Africa, misura ca. 37 cm di cui 28 ca. sono di coda. Il caprimulgo gufo (Aegotheles cristata), diffuso in Australia, Tasmania e Nuova Guinea, ha colore bruno con striature bianche nelle parti superiori, bianco con striature nere in quelle inferiori; il becco è assai simile a quello dei rapaci e il capo somigliante a quello dei gufi.
Ordine: Caprimulgiformi
Famiglia: Caprimulgidi
Genere: Caprimulgus
Specie: Caprimulgus europaeus
Deve il suo nome ai pastori, i quali, vedendolo posarsi spesso in mezzo al bestiame per cercare insetti negli escrementi, credevano succhiasse il latte delle capre.
Caratteristiche
Il succiacapre (Caprimulgus europaeus), noto anche come calcabotto, caprimulgo e nottolone, raggiunge la lunghezza di 26 cm ed ha un piumaggio di colore grigio-bruno fittamente macchiettato e striato di fulvo e nero-bruno che lo rende assolutamente invisibile quando di giorno resta immobile su di un ramo o al suolo.
Possiede un becco piccolo con un apertura boccale enorme.
Emette suoni simili ad un ronzio, mentre quando si sente minacciato sbuffa come le civette.
Diffusione
E' presente in tutta l'Europa, nel nord Africa e nell'Asia occidentale e centrale. Durante l'inverno visita tutta l'Africa ed il nordovest dell'India.
In Italia è diffuso in tutta la penisola, giunge in primavera e riparte in autunno, raramente qualche individuo rimane a svernare.
In Campania è presente nel Parco Nazionale del Vesuvio.
Habitat
Preferisce le boscaglie dove le radure si alternano alle macchie più fitte. In genere evita i boschi di piante a foglie caduche, sebbene gli insetti vi abbondino notevolmente. D'estate preferiscono le foreste di conifere. A volte staziona anche nei boschi misti, nei boschetti di betulle e pioppi su terreno sabbioso, nelle radure di piccoli querceti, nelle regioni steppiche dove predomina una vegetazione semidesertica.
Comportamento
Gradisce di solito dormire sul terreno, di rado sui rami degli alberi, sui quali non si posa mai in posizione trasversale, ma in modo che il corpo ed il ramo siano nella stessa direzione.
I suoi peggiori nemici sono gli astori e le volpi.
Riproduzione
Il succiacapre europeo cova due volte all'anno. La femmina depone una o due uova, preferibilmente sotto i cespugli i cui rami scendono sino a terra. Il periodo di incubazione dura 17 giorni; i genitori restano tutto il giorno posati sopra i nidiacei, anche quando questi sono già atti al volo.
Alimentazione
Di abitudini crepuscolari e notturne percorre con volo rapido e sicuro i boschetti alla ricerca di falene, ed altri insetti notturni, che costituiscono il suo alimento abituale.
Le prede vengono ingoiate al volo nell'enorme becco, circondato da piume filiformi che ne impediscono la fuga.
Altre volte, si posa sul suolo nudo o su di un ramo con buona visibilità da cui spicca dei brevi voli, spesso con traiettorie incredibili, per afferrare gli insetti che i suoi grandi occhi hanno percepito nell'oscurità.
AA.VV. - Rassegna completa degli uccelli d'Europa, Rizzoli, Milano 1972;
AA.VV. - Il mondo degli animali, Rizzoli, Milano 1970;
Neil Edward - Musica, tecnica ed estetica nel canto degli uccelli, Zanibon, 1975.
(dalla rete).



Il Caprimulgo

Tornerà sempre l' ironia serena
del sortilegio sulle tue corolle,
fiore disfatto.
E tu che voli e piangi
stridendo coi tuoi grandi occhi oscuri,
o caprimulgo dalle piume molli,
il buio sempre ingoierà la notte
delle farfalle nere, le lucenti
blatte in cui l' uomo misero rattrae
le mani e gli occhi a rispettarle,
umane della pietà per sé.
Per la scala degli inferi discende
il consenso perenne, l' ordinata
congrega delle vittime plaudenti.

O misura dell' uomo in sé dipinto
costretto oltre la morte, mummia salva
a schermo delle mani,
a non aver più limiti, distratta
è la forza latente, il bruco insonne
della materia che ci traccia e insegue.
Un fenomeno oscuro il divenire
l' enfasi sorda che alle sue parole
non crede più, ma giura. Ancora scende
questa scala degli inferi e l' informe
che chiede un senso smania di figure.

Alfonso Gatto

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