lunedì 17 ottobre 2011

Trakl

Trakl sente di rappresentare la sua epoca, di incarnarla e assumerla su di sé in tutte le sue lacerazioni, proprio in quanto si sente sradicato da ogni contesto sociale, straniero alla propria casa, così come alla civiltà e al mondo.
L'universalità della sua poesia è nell'estrema esperienza di un destino che sembra aver privato l'individuo di ogni rapporto con la totalità degli altri uomini.
Per Trakl il mondo è costituito da frammenti che vanno alla deriva, da particolari spezzati e disgregati, che nella loro miseria possono esprimere solo la nostalgia di un'unità perduta.
Trakl vive fino in fondo, nella poesia e nella vita, questa scissione dell'epoca.
Nella sua vicenda privata, agitata da ombre e ossessioni, egli anticipa le catastrofi mondiali, l'agonia del la civiltà che sgretola tutti i fondamenti della vita, sino al calvario della prima guerra mondiale in cui si consuma e distrugge.
Il singolo non può prendere partito, la sua unica autenticità possibile è la posizione marginale e sperduta.
L'avventura randagia della poesia che scopre la verità della condizione umana, è irriducibile al programma politico perché essa illumina violentemente il nucleo della situazione storica, l'antitesi tra singolo e società che è propria della realtà contemporanea.
Trakl non è linguisticamente un ribelle come lo saranno gli espressionisti; rarissime le sue deviazioni linguistiche, quali alcuni stranianti femminili, incarnazione dell'adroginia ("Jünglingin"=giovinetto-femmina nella poesia Das Herz; un "Mönchin"=monaco-donna nella chiusa della poesia Die Schwermut ecc.), o i comparativi assoluti nell'ultima poesia scritta sull'orrendo fronte galiziano, Grodeck.
In questo senso appartie ne poco all'espressionismo (dalla rete).


SFACIMENTO

A sera quando le campane pace suonano,
seguo i meravigliosi voli degli uccelli,
che in lunghe schiere, come pii cortei di pellegrini,
dileguan nell'autunnali chiare lontananze.

Vagando pel giardino immerso nel crepuscolo
inseguo in sogno le lor più chiare sorti
e sento appena muovere gli indici dell'ore.
Così seguo i lor viaggi al di là delle nuvole.

Ed ecco un alito mi fa tremar di sfacimento.
Il merlo lamenta negli sfogliati rami.
Ondeggia la vite rossa su rugginosi cancelli,

mentre come ridda macabra di pallidi bambini
intorno a oscuri margini di fonti che si logorano,
rabbrividendo al vento si piegano astri azzurri.

Georg Trakl

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