martedì 2 agosto 2011

Omero Vecchi (Luciano Folgore)

Luciano Folgore (pseudonimo di Omero Vecchi; Roma, 18 giugno 1888 – Roma, 24 maggio 1966)
Luciano Folgore si dedica alla poesia molto giovane quando ancora sta compiendo gli studi di ragioneria.
Nel 1908 viene pubblicata la sua prima raccolta di versi, “Hora prima”, che risente ancora di un’impronta tradizionale. Nel frattempo il giovane conosce Marinetti e nel 1909 aderisce con entusiasmo al futurismo.
Nel 1910 pubblica il libro di poesie, “Fiammeggiando l’aurora”, dove si firma ancora con il nome di Omero Vecchi. Nel 1912, nell’“Antologia dei poeti futuristi”, il giovane poeta è ampiamente rappresentato e nello stesso anno, con il nome di Luciano Folgore, pubblica a Milano, per le edizioni futuriste di “Poesia”, “Il canto dei motori” aderendo ai temi tipici trattati dal gruppo.
Nel manifesto “Lirismo sintetico e sensazione fisica”, del 1913, rende noti i principi della sua poetica.
Vive in questo periodo a Firenze e collabora alle riviste Lacerba, La Voce, La Diana, L'Italia futurista, Avanscoperta e la parigina Sic diretta da Pierre Albert-Birot, avendo così modo di conoscere, nel 1917, Picasso e Cocteau.
Con “Ponti sull’Oceano. Versi liberi (lirismo sintetico) e parole in libertà”, criticato duramente da Boine, e “Città veloce. Lirismo sintetico”, si può considerare conclusa la sua fase futurista.
La produzione lirica successiva, che verrà raccolta in “Liriche” nel 1930, è più tradizionale e nel dopoguerra la sua attività diventa soprattutto quella di narratore e scrittore di teatro, di umorista, favolista e scrittore di poesie per ragazzi oltre che parodista di poeti e prosatori contemporanei.
Folgore è stato anche redattore del settimanale umoristico “Il travaso delle idee” e negli ultimi anni ha lavorato anche per la radio. La sua vita è trascorsa quasi sempre a Roma dove ha lavorato per un lungo periodo presso il Ministero di Grazia e Giustizia. È morto a Roma nel 1966 (wikipedia).


Paglia 

Carri di paglia:
scricchiolio delle erbe secche
per tutta la città,
pestate da piedi di vento fresco
in cammino verso il Sud.
Ditate di zafferano sugli alberi.
Una foglia,
due foglie,
tre foglie.
Desiderio di farsi trascinare,
a lungo
oltre l'ovest,
dai rossi nastri del crepuscolo

Luciano Folgore

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