martedì 26 luglio 2011

Le Moire (a Luigi)


Angelo Morbelli, Le Parche
Le tre Moire, note anche con il nome di Parche o Norne, sono figure appartenenti alla mitologia greca.
Figlie di Zeus e Temi, erano la personificazione del destino ineluttabile.
Il loro compito era tessere il filo del fato di ogni uomo, svolgerlo ed infine reciderlo segnandone la morte.
Le Moire è il nome dato alle figlie di Zeus e di Temi o secondo altri di Ananke.
Ad esse era connessa l'esecuzione del destino assegnato a ciascuna persona e quindi erano la personificazione del destino ineluttabile.
Palazzo Segni Masetti, Cloto
Erano tre:
1) Cloto,
nome che in greco antico significa "io filo", che appunto filava lo stame della vita.
2) Lachesi,
che significa "destino", che lo svolgeva sul fuso.
3) Atropo,
che significa "inevitabile", che, con lucide cesoie, lo recideva, inesorabile.
La lunghezza dei fili prodotti può variare, esattamente come quella della vita degli uomini.
 A fili cortissimi corrisponderà una vita assai breve, come quella di un neonato, e viceversa. 
Palazzo Segni Masetti, Lachesi
Si pensava ad esempio che Sofocle, uno dei più longevi autori greci (90 anni), avesse avuto in sorte un filo assai lungo.
Si tratta di tre donne dall'anziano aspetto che servono il regno dei morti, l'Ade.
Il sensibile distacco che si avverte da parte di queste figure e la loro totale indifferenza per la vita degli uomini accentuano e rappresentano perfettamente la mentalità fatalistica degli antichi greci.
Pindaro, in epoca più tarda, le indicò invece come le ancelle di Temi, al suo matrimonio con Zeus.
Esse agivano spesso contro la volontà di Zeus. 
Ma tutti gli dei erano tenuti all'obbedienza nei loro confronti, in quanto la loro esistenza garantiva l'ordine dell'universo, al quale anche gli dei erano soggetti.
Palazzo Segni Masetti, Atropo
Nonostante molti pensino che le Moire avessero un solo occhio e che se lo passassero vicendevolmente, bisogna dire che si tratta di una convinzione errata.
Questa caratteristica, infatti, è propria delle Graie, come si può ben notare nel mito di Perseo, dove quest'ultime vengono descritte con un solo occhio e un solo dente, dei quali fanno uso a turno.
E sarà proprio questa loro debolezza che permetterà a Perseo di scoprire il nascondiglio delle Gorgoni.
(dalla Rete, Wikipedia)


Mi mandi Via?

Io rubo, fornico, uccido,
faccio il mezzano e la spia:
ebbene? mi mandi via?
ti rido in faccia, ti rido.

La vita è breve ed è un gioco
che si perde troppo presto.
Mette conto essere onesto
(breve la vita) per poco?

Io rubo, uccido, fornico,
so tender bene i miei lacci:
e che per ciò? mi discacci?
Càlmati, càlmati, amico.

Mio Dio, la vita è sì corta,
si fa sera tanto presto
che l'esser buono ed onesto
è ormai di un'epoca morta.

Ci credi, sii sincero,
ci credi punto per punto
alle virtù di un defunto?
Se ci credo io? No davvero.

Essere onesto! ma è come
porre una foglia di fico
su un tondino d'ombelico:
eccesso di precauzione.

Essere onesto! Non oso
nemmeno pensarci. Onesto!
Finché nel mondo ci resto
non vo' trovarlo noioso.

Io rubo, fornico, uccido,
faccio il mezzano e la spia
e vendo l'anima mia
a un Mefistofele fido.

Ebbene? Mi mandi via?
Vado, fratello mio buono,
ma ti assicuro che sono
in ottima compagnia.

Marino Moretti
Bernardo Strozzi, Le tre Parche

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