martedì 22 marzo 2011

Alfred Sisley

Un grande  impressionista figlio della cultura insglese in Francia  con un senso del paesaggio fuori dal comune per l'epoca.
Diversamente da Monet e dagli altri impressionisti le sue scene di vita quotidiana non sono mediate dalla luce ma hanno un senso di reale che un poco stride con la nuova corrente pittorica.
Eppure è così riposante e fresco, il suo colore è quello tenue del pastello, quello delicato dei petali di un fiore appena sbocciato.
Anche nella drammaticità riesce a creare un senso di pace in cui la cruda reltà appare ineluttabile sì, ma parte di noi. 
Le sue visioni abbracciano spettatori tranquilli, sereni, appagati e le sue tele invitano a un sorriso benevolo più che a una riflessione critica.


Alfred Sisley nasce a Parigi il 30 ottobre del 1839, da genitori inglesi; suo padre, un uomo d'affari, tenta di avviarlo agli studi commerciali a Londra, ma deve arrendersi di fronte alla sua ferma volonta' di dedicarsi alla pittura.
Tornato a Parigi nel 1862, Sisley frequenta lo studio di Charles Gleyre, dove diventa amico di Bazille, Monet e Renoir.
Le lunghe discussioni con loro al caffe' Guerbois lo portano dapprima ad appassionarsi all'arte di Corot, Courbet e Daubigny, poi alla pittura en plain air.
La guerra del 1870-71 provoca la rovina finanziaria del padre e da allora vivra' in uno stato di indigenza fino alla morte.
Partecipa alle prime tre mostre degli impressionisti, poi a quella del 1882.
Pur essendo apprezzato dagli altri artisti, rimane praticamente isolato dal gruppo anche a causa del suo carattere chiuso e introverso.
Vive quasi ignorato dalla critica e dai collezionisti e in vita non riesce ad avere la stessa notorieta' e fortuna economica degli altri componenti del gruppo impressionista.
Si dedica particolarmente ai paesaggi, in particolare ad Argentuil, dove trascorre lunghi periodi ospite di Monet, e nei viaggi fluviali nella Senna, nel tratto tra Bougival e Marly-le-Roi.
I suoi dipinti trovano ispirazione nella tradizione pittorica dei paesaggisti inglesi, in particolare in William Turner, da cui ricava una tavolozza chiara e luminosa.
L'uso delle pennellate ampie e ben definite lo avvicina a Manet e a Pissarro, che ammira molto le sue tele.
Dal 1882 si trasferisce a Moret-sur-Loing, dove muore, per un tumore alla gola, il 29 Gennaio del 1899.

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