giovedì 1 luglio 2010

Vertigine

Che cosa sono per noi, cuore mio, i laghi di sangue e di brace,
e mille uccisioni, e le lunghe grida di rabbia,
singhiozzi d'ogni inferno che rovescia ogni ordine,
e ancora l'Aquilone sulle rovine,
e ogni vendetta? Nulla. Ma sì, intera la vogliamo!
Industriali, principi, senati; perito!
Potenze, giustizia, storia: abbasso!
Questo ci spetta. Il sangue! Il sangue! La fiamma d'ora!
Tutto alla guerra, alla vendetta, al terrore.
Spirito mio! Volteggiamo nella morsura.
Ah, passate, repubbliche di questo mio mondo!
Imperatori, reggimenti, coloni, popoli. basta!
Chi attizzerebbe i furiosi vortici di fuoco,
all'infuori di noi e di coloro che immaginiamo fratelli?
A noi, romanzeschi amici. Ci divertiremo.
Noi non lavoreremo mai, o fiotti di fiamme!
Europa, Asia, America, scomparite.
La nostra marcia vendicatrice ha tutto occupato,
città e campagne! Saremo schiacciati!
I vulcani salteranno! E l'oceano percosso...
Oh, amici miei... È certo, cuor mio: sono fratelli.
Se ci mettessimo in marcia, neri sconosciuti...
Andiamo, andiamo! O sventura mi sento fremere,
la vecchia terra su me, sempre più vostro, la terra piomba.

(Non è nulla: sono qui: ci sono sempre.)

Arthur Rimbaud


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