lunedì 25 gennaio 2010

Ancora Macchie di Vita

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Telemaco Signorini
(Firenze, 18 agosto 1835 – 10 febbraio 1901) pittore italiano.

Nacque a Firenze il 18 agosto 1835, figlio di Giovanni, un pittore della corte del Granduca. Dopo aver frequentato i corsi di disegno dal nudo all'Accademia di Belle Arti fiorentina, e dopo aver dipinto dal vero con Odoardo Borrani e Vincenzo Cabianca, inizia a frequentare il caffè Michelangelo.


Nel 1858 si recò a La Spezia alla ricerca di un ambiente visivo che gli rendesse più facile, nel diretto rapporto con il "vero", la definizione di quel netto contrasto tra luce ed ombre capace di individuare la macchia come elemento grammaticale dell'opera.


Nel 1859 partecipa agli eventi militari e parte per il fronte, al ritorno dalla guerra, nel 1860, sperimenta con Cabianca un metodo scientificamente analitico per la resa pittorica dei valori cromatici e luminosi, dipingendo dal vero nella campagna di Montelupo e a La Spezia e ritornando sui luoghi delle battaglie dell'anno precedente.
Nel 1861 a Parigi, conosce personalmente l'anziano Corot e si interessa alla pittura di paesaggio.
Nello stesso anno ed è l'unica volta è a Castiglioncello con Martelli Abbati e Tedesco, in occasione della prima visita alla tenuta.
Nel 1862 si consolidò l’amicizia con Silvestro Lega, insieme al quale dipinse a Piagentina.
Nel 1865 si impegna con energia anche nel tema sociale, col dipinto famoso del "Salone delle agitate in S. Bonifazio", ambientato in un manicomio di Firenze.
Nel 1867 fonda con il critico Diego Martelli "Il Gazzettino delle Arti e del Disegno" e vi collabora attivamente.
Nel 1871 si reca a Roma e a Napoli con Adriano Cecioni e Giuseppe De Nittis.
Signorini soggiorna più volte a Parigi e a Londra a partire dal 1873.
Muore a Firenze il 10 febbraio 1901.
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Ad integrare la parte precedente vediamo un'altra breve, ma sufficientemente esaustiva, biografia del nostro pittore della macchia.
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Telemaco Signorini appartiene alla corrente dei Macchiaioli, interessandosi, però, anche di tematiche sociali, come testimoniato dal dipinto "La sala delle agitate", ambientato in un manicomio.
Dopo aver studiato all'Accademia di Belle Arti di Firenze, viaggiò in diverse località italiane (Venezia, La Spezia, le Cinque Terre), alla ricerca di soggetti da rappresentare.
Nel 1859 partecipò tra le file dei garibaldini alla guerra; due anni dopo si recò a Parigi e Castiglioncello.
Al 1867 risale la fondazione del "Il Gazzettino delle Arti e del Disegno" col quale collaborò a lungo.
A partire dal 1871 Signorini viaggiò molto: dapprima Roma e Napoli, assieme agli amici Adriano Cecioni e Giuseppe De Nittis, poi Parigi e Londra, nelle quali ritornerà frequentemente.
Morì a Firenze il 10 febbraio 1901.
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T. Panconi, Il Nuovo dopo la Macchia, origini e affermazione del Naturalismo toscano, Pisa, 2008
F. Dini, I Macchiaioli. Opere e protagonisti di una rivoluzione artistica 1861-1869, Firenze, 2002
T. Panconi, Telemaco Signorini, il caso del pittore letterato, in: Antologia dei Macchiaioli, la trasformazione sociale e artistica nella Toscana di metà 800, Pisa, 1999
AA.VV., Telemaco Signorini, una retrospettiva, Catalogo della mostra, Firenze, 1997
E. Spalletti, Telemaco Signorini, Soncino, 1994
I Macchiaioli e la scuola di Castiglioncello, Catalogo della mostra a cura di P. Dini, F. Dini, Castiglioncello, 1990
E. Spalletti, Gli amici del Caffè Michelangelo, Roma, 1985
R. Monti, Signorini e il Naturalismo Europeo, Roma, 1984
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Cosa dire di lui che non sia già stato detto?
Che non sia stato scritto?
Descrivere e dettagliare la sua profonda umanità?
La gioia del colore?
I muri delle case?
Gli animali?
Le cose?

Ha saputo dare vita a tutto ciò che ha dipinto riuscendo a fermare il tempo come in uno spazio preciso e ricco di particolare tuttaltro che insignificanti; le sue persone fremono nei quasri con attimi di vita di un realismo impressionante e tanto umano da trasfigurare volti ed espressioni.
I suoi paesi parlano per lui di piccoli particolari che la quotidianità ripropone e glorifica, i muri delle case trasudano ed intuiscono la vita umana dietro le persiane di case e locande.
Gli animali come gli uomini arrancano la fatica del giorno tra lavoro e meritato riposo.
E' una vita macchiata (il gioco di parole ci sta, anzi chiarisce) di attimi colorati che si posano e raccontano le storie impresse in pennellate sicure e tranquille, in calme distese di omogeneità che trasla il realismo sociale e lo pone come origine e fine di quel vivere giorno dopo giorno le prove di un'esistenza dura di cui non si riesce quasi mai ad assaporare il significato, figurarsi se si riesce a capirlo!
L'uomo è solo, sembra quasi voler dire ogni suo dipinto, circondato dalla natura che lo integra e lo considera parte integrante di sè stessa e non sopra di essa come vorrebbero i tempi in cui Telemaco opera.
C'è sempre la Francia vicino ed i meravigliosi paesaggi di Corot che lui conosce personalmente ed ammira con fanciullesca intenzione ed immensa stima.
Rimane alla finestra Signorini cercando di raccontare il mondo che vive così come può, con i pennelli e i colori.
Ecco allora che le sue montagne profumano erba d'alpeggio, i suoi paesi pullulano di chiacchiere e osterie, le sue marine solitarie proiettano protagonisti improbabili al di fuori del tempo e dello spazio.
La sua vita?
Un attimo di volo socialista?

E così, una volta di più, l'uomo vive e la morte sembra lontana.
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