mercoledì 25 novembre 2009

Bellerofonte

Miti più o meno eroici hanno accompagnato la mia gioventù e le mie prime letture di ragazzo...Bellerofonte, un nome affascinante per un eroe, mi ricordo anche che un'astronave si chiamava così. Rappresenta un eroe tra i più umani (o vicino all'essere uomo) che io ricordi e mi ha sempre assalito un senso di solidarietà ed appartenenza nei confronti di personaggi simili.

Ora lo ricordo, dopo tanto tempo perchè mia figlia sta studiando i miti classici a scuola...e il percorso mnemonico è scattato meccanicamente.

Eccovi la sua storia

Bellerofonte è un mitico eroe onorato soprattutto a Corinto e in Licia.
Suo padre "umano" è Glauco , ma il suo culto è legato a quello di Poseidone, di cui è considerato figlio, da cui è protetto in tutte le sue imprese; e il cavallo alato Pegaso, figlio anch'esso del dio del mare, lo accompagna solitamente nel mito, così come nelle raffigurazioni artistiche.
Le sue vicissitudini cominciano con l'uccisione accidentale di un tiranno di Corinto, chiamato con vari nomi nelle varianti del mito, tra cui quello di Bellero (ciò che darebbe un'etimologia al suo nome: "Uccisore di Bellero"); in seguito a questo delitto dovette lasciare la città e andò a Tirinto dal re Preto.
Ma anche da qui dové presto partire: accusato dalla moglie di Preto, che si era offesa per la sua indifferenza verso di lei, di aver tentato di sedurla, fu mandato dal re presso Iobate, re di Licia, latore di alcune tavolette scritte, nelle quali Preto chiedeva di far morire il giovane, indicando la causa della sua condanna.
(Da qui vengono dette Bellerophontis tabellae tutte le lettere che sotto falsa apparenza sono poi causa di gravi mali al loro latore).
Iobate sottopose perciò Bellerofonte a prove durissime, dalle quali pensava che non sarebbe tornato vivo.

Prima gli ordinò di uccidere la Chimera, un essere mostruoso - leone davanti, ma con una testa caprina che sputava fiamme, drago di dietro - che devastava il paese; ma Bellerofonte piombò dall'alto sulla Chimera a cavallo di Pegaso e la uccise con un colpo solo. Allora Iobate lo mandò a combattere i Solimi, popolazione limitrofa feroce e bellicosa, e poi contro le Amazzoni, e infine riunì una truppa dei più forti Lidi e ordinò loro di ucciderlo in un'imboscata.
Da tutte queste imprese e insidie Bellerofonte tornò vincitore, per cui Iobate riconobbe la sua origine divina, si convinse della sua innocenza, e lo invitò a restare con lui; inoltre gli dette in moglie la figlia e morendo gli trasmise il regno.
Bellerofonte era così passato dalla misera condizione di esule a quella di principe, ma ciò non gli bastò ed egli decise di ascendere col suo cavallo alato fino all'Olimpo e di accedervi come un immortale.
Era un peccato di eccessiva ambizione e Zeus lo punì; mandò un tafano che punse Pegaso, il quale sgroppò, facendo precipitare sulla terra Bellerofonte, che morì.
Pegaso rimase a Zeus, che lo usò per il trasporto delle sue folgori, e infine fu trasformato in costellazione.

La configurazione più appariscente della costellazione è il grande quadrato di Pegaso, i cui vertici sono costituiti dalle tre stelle principali di Pegaso e dalla stella più luminosa della finitima costellazione di Andromeda.
All'età ellenistica, e poi romana, risale invece il mito della discesa di Pegaso sul monte Elicona sacro alle Muse.
Qui esso trova le Pieridi, figlie del re di Macedonia, intente in una gara di canto con le Muse.
Alle soavi melodie le sorgenti ed i fiumi si arrestano e il monte comincia a salire verso il cielo; Poseidone allora ordina a Pegaso di battere il suolo con la zampa, e l'animale lo fa con tanta energia che la crescita del monte si arresta e, dal terreno aperto dallo zoccolo, sgorga la "Sorgente del cavallo, o Ippocrene, fonte di ispirazione poetica per chi vi si disseta.
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N.B. la costellazione in cielo appare capovolta rispetto la figura.
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Bellerofonte è quella figura di eroe che più si avvicina al mio modo di pensare, un uomo con le sue debolezze che fatica ad imparare dai suoi errori e continua a farne.
Però una figura positiva con una fisionomia che lo allontana dal malvagio e lo pone in una posizione intermedia tra la terra ed il cielo, un "trade union" così vicno all'uomo e lontano dagli dei che non può che suscitare stima ed ammirazione.

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