CAPITOLO X°
- Svegliati Gujil ...
Svegliati!
A quelle parole il corpo del Principe si scosse in un fremito e cominciò a ridestarsi.
Gujil aprì di colpo gli occhi e lo vide.
Ai bordi del fuoco, seduto su un ceppo, Noretex lo stava fissando.
- Come diavolo ... - cominciò la frase il giovane mentre con le mani si stropicciava gli occhi ancora gonfi di sonno.
- Non chiederti spiegazioni di cose che non potresti comprendere, - disse il vecchio alchimista prevenendolo - siamo qui e tanto ti basti.
- Siamo? - chiese Gujil e d'istinto roteò il capo per abbracciare un più ampio campo visivo.
Immediatamente si accorse che il corpo del basilisco era sparito dalla radura e vide al suo posto un unicorno brucare con tranquillità la tenera erba cresciuta, come per incanto, dove prima era sterile terra riarsa e bruciata.
Lo sguardo pieno di domande nuovamente tornò ad osservare Noretex.
- E' Phuxarius, - disse il vecchio - ora è libero e nuovamente vaga per le terre di Opoflop ridonando pace e prosperità ma ha ancora legato a sé il sorriso di Arhiac.
No!
Non lo svegliare. - disse Noretex a Gujil che si era nel frattempo portato nei pressi del compagno ancora addormentato - E' molto stanco ed ha bisogno di riposo.
Ha vegliato su di te per buona parte della notte.
Devi andare Gujil!
Tornatene a Nobegmor altrimenti il dolore che in te è stato trasferito dall'anima del basilisco dilagherà annientandoti.
Ben poco può fare la mia arte ora, ma se tu decidessi di fare immediatamente ritorno a Ozman potrei ancora aiutarti ad arginare, per quanto mi è possibile, il maleficio perché più non si espanda nei tuoi pensieri e nei tuoi visceri.
Ma per ogni istante che fugge, per ogni momento, la possibilità di riuscita dell'incantesimo si va facendo più esigua.
Devi decidere ora.
Subito!
Quelle parole sortirono nel petto di Gujil un effetto tremendo che lo lasciò tremante e senza fiato.
Il loro suono si ripeteva continuamente, in maniera martellante, nel suo cervello.
- Basta! - gridò mentalmente il giovane Principe portando le mani alle tempie e quell'effetto di cui era preda si dileguò all'istante ed egli ritornò padrone dei suoi pensieri.
Dopo un attimo di riflessione disse:
- No, Noretex.
Ho promesso a me stesso che sarei andato fino in fondo a questa storia e non mi posso deludere.
troppe volte ho erroneamente ceduto alle lusinghe delle strade più facili, ora voglio riuscire nel mio intento, o perire con esso.
Costi quello che costi porterò a termine ciò che intrapresi.
- Folle! - sbottò con un moto di stizza la voce del vecchio, ma subito riprese un suono più dolce e continuò - Sei folle piccole Gujil ma io ti ammiro per questo.
La tua determinazione non è frutto di scriteriato delirio ma amore.
Quell'amore che tu non sai ma in te è grande e possente.
Che il tuo sacrificio possa essere ricompensato come merita da chi tutto sa e a tutto provvede.
Sei un sognatore figliolo e la strada del tempo è cosparsa dei resti di chi, come te, ha dovuto soccombere alla cruda realtà.
Sei proprio sicuro in questa tua decisione?
Gujil assentì con il capo.
- Bene. - riprese Noretex - Tieni! - disse e da sotto il mantello estrasse un'ampolla ricolma di un liquido verde che pareva vivente e si agitava racchiuso dalle fragili pareti di vetro opalino.
- Abbine cura, - continuò il vecchio - in essa c'è un filtro che contiene l'essenza del sorriso di Arhiac.
Va da lei, a Sinocon; sarai ricevuto con accoglienze regali.
Quando, a sera, Arhiac vorrà intrecciare con te i sacri calici dell'amicizia versa il contenuto nella di lei coppa così che bere lo possa e riavere ciò che io le dovetti carpire.
Buona fortuna mio giovane amico!
Così disse e svanì.
Il Principe sentì che non lo avrebbe mai più rivisto e ne provò sofferenza.
Sistemò l'ampolla preziosa nel tascapane che gli pendeva dal fianco e si accinse a destare Mizaurio.
- Svegliati Gujil ...
Svegliati!
A quelle parole il corpo del Principe si scosse in un fremito e cominciò a ridestarsi.
Gujil aprì di colpo gli occhi e lo vide.
Ai bordi del fuoco, seduto su un ceppo, Noretex lo stava fissando.
- Come diavolo ... - cominciò la frase il giovane mentre con le mani si stropicciava gli occhi ancora gonfi di sonno.
- Non chiederti spiegazioni di cose che non potresti comprendere, - disse il vecchio alchimista prevenendolo - siamo qui e tanto ti basti.
- Siamo? - chiese Gujil e d'istinto roteò il capo per abbracciare un più ampio campo visivo.
Immediatamente si accorse che il corpo del basilisco era sparito dalla radura e vide al suo posto un unicorno brucare con tranquillità la tenera erba cresciuta, come per incanto, dove prima era sterile terra riarsa e bruciata.
Lo sguardo pieno di domande nuovamente tornò ad osservare Noretex.
- E' Phuxarius, - disse il vecchio - ora è libero e nuovamente vaga per le terre di Opoflop ridonando pace e prosperità ma ha ancora legato a sé il sorriso di Arhiac.
No!
Non lo svegliare. - disse Noretex a Gujil che si era nel frattempo portato nei pressi del compagno ancora addormentato - E' molto stanco ed ha bisogno di riposo.
Ha vegliato su di te per buona parte della notte.
Devi andare Gujil!
Tornatene a Nobegmor altrimenti il dolore che in te è stato trasferito dall'anima del basilisco dilagherà annientandoti.
Ben poco può fare la mia arte ora, ma se tu decidessi di fare immediatamente ritorno a Ozman potrei ancora aiutarti ad arginare, per quanto mi è possibile, il maleficio perché più non si espanda nei tuoi pensieri e nei tuoi visceri.
Ma per ogni istante che fugge, per ogni momento, la possibilità di riuscita dell'incantesimo si va facendo più esigua.
Devi decidere ora.
Subito!
Quelle parole sortirono nel petto di Gujil un effetto tremendo che lo lasciò tremante e senza fiato.
Il loro suono si ripeteva continuamente, in maniera martellante, nel suo cervello.
- Basta! - gridò mentalmente il giovane Principe portando le mani alle tempie e quell'effetto di cui era preda si dileguò all'istante ed egli ritornò padrone dei suoi pensieri.
Dopo un attimo di riflessione disse:
- No, Noretex.
Ho promesso a me stesso che sarei andato fino in fondo a questa storia e non mi posso deludere.
troppe volte ho erroneamente ceduto alle lusinghe delle strade più facili, ora voglio riuscire nel mio intento, o perire con esso.
Costi quello che costi porterò a termine ciò che intrapresi.
- Folle! - sbottò con un moto di stizza la voce del vecchio, ma subito riprese un suono più dolce e continuò - Sei folle piccole Gujil ma io ti ammiro per questo.
La tua determinazione non è frutto di scriteriato delirio ma amore.
Quell'amore che tu non sai ma in te è grande e possente.
Che il tuo sacrificio possa essere ricompensato come merita da chi tutto sa e a tutto provvede.
Sei un sognatore figliolo e la strada del tempo è cosparsa dei resti di chi, come te, ha dovuto soccombere alla cruda realtà.
Sei proprio sicuro in questa tua decisione?
Gujil assentì con il capo.
- Bene. - riprese Noretex - Tieni! - disse e da sotto il mantello estrasse un'ampolla ricolma di un liquido verde che pareva vivente e si agitava racchiuso dalle fragili pareti di vetro opalino.
- Abbine cura, - continuò il vecchio - in essa c'è un filtro che contiene l'essenza del sorriso di Arhiac.
Va da lei, a Sinocon; sarai ricevuto con accoglienze regali.
Quando, a sera, Arhiac vorrà intrecciare con te i sacri calici dell'amicizia versa il contenuto nella di lei coppa così che bere lo possa e riavere ciò che io le dovetti carpire.
Buona fortuna mio giovane amico!
Così disse e svanì.
Il Principe sentì che non lo avrebbe mai più rivisto e ne provò sofferenza.
Sistemò l'ampolla preziosa nel tascapane che gli pendeva dal fianco e si accinse a destare Mizaurio.
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