giovedì 9 luglio 2009

Angoscia


Non vengo questa sera per il tuo corpo, o bestia
Che i peccati d'un popolo accogli, né smuoverò
Nei tuoi capelli impuri una triste tempesta
Sotto il tedio incurabile che versa il mio bacio:
Chiedo al tuo letto il sonno pesante, senza sogni,

Librato sotto il velo segreto dei rimorsi,
E che tu puoi gustare dopo le tue menzogne
Nere, tu che del nulla conosci più che i morti.
Poichè il vizio, rodendomi l'antica nobiltà,

M'ha come te segnato di sua sterilità;
Ma mentre nel tuo seno di pietra abita un cuore
Che crimine o rimorso mai potrà divorare,

Io pallido, disfatto, fuggo col mio sudario,
Sgomento di morire se dormo solitario.

S. Mallarmè

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