martedì 12 maggio 2009

A Cinque lune da Nobegmor (VII)

CAPITOLO VII°


La luce dell'alba colpì le palpebre di Gujil provocandogli una fastidiosa sensazione.
Il suo corpo si svegliò immediatamente ma la sua mente faticava a riprendere il controllo.
Con un gesto di stizza scacciò dai suoi pensieri il dolce richiamo esercitato dal sonno e, con un rumoroso sbadiglio, si alzò ed andò verso l'amico che ancora stava dormendo.
Lo scosse dolcemente ed egli si destò.
La luce del giorno penetrava da una stretta fessura scavata nella roccia della parete proiettando un fascio di intensa luminosità che bastava a rischiarare quel piccolo ambiente.
- Vieni, - disse Gujil a Mizaurio - andiamo dall'alchimista.
Mizaurio assentì stirandosi ed entrambi lasciarono i loro giacigli e si diressero verso la porta che li avrebbe condotti nell'ampio salone.
Varcata la soglia giunsero al cospetto del vecchio che li salutò con un sorriso ed un invitante gesto delle braccia protese.
- Ben alzati, - disse loro - vi stavo aspettando.
Ora il filtro è quasi pronto.
Ci sono comunque alcune cose importanti che dovreste sapere prima di partire per Sinocon.
- Siamo tutto orecchi, Noretex, dì noi ogni cosa e ti ascolteremo con attenzione per non perdere nemmeno il più piccolo dettaglio dei tuoi discorsi. - disse il giovane Signore di Ozman e si accomodò, imitato da Mizaurio, sistemandosi quasi ai piedi del vecchio sul tappeto soffice che ricopriva gran parte del pavimento.
Il sole rischiarava l'ambiente.
Per la prima volta Gujil ebbe occasione di osservare il posto in cui lui ed il suo compagno erano stati scaraventati dopo l'avventura nella caverna dell'unicorno.
Gujil notò che si trattava di un ampio salone quello nel quale erano seduti; l'arredamento, spartano ma ordinato, gli faceva tornare alla mente la casa in cui, fanciullo, era stato allevato prima di essere ufficialmente presentato a corte.
C'erano un tavolo enorme con il pianale di marmo intorno al quale erano ordinate sei sedie fatte di legno e paglia, stoviglie appese ai muri e candelabri d'argento che spuntavano, come tanti rami, dalle rocce alle pareti.
Su un lato della stanza vide una grande libreria stracolma di vecchissimi volumi, alcuni intrisi di polvere ed altri invece perfettamente puliti ed in ottimo stato.
Pensò che probabilmente erano quelli che l'alchimista stava consultando con maggiore frequenza in quel periodo.
roteando lo sguardo completò interamente la panoramica del salone
- Posso cominciare figliolo? - disse il vecchio Noretex - O serve altro tempo ai tuoi occhi curiosi?
- Come ..? - rispose Gujil ancora affascinato e rapito dal gioco della scoperta - Ah ... scusami Noretex, mi ero distratto.
- Lo so giovane Principe, me ne sono accorto e ti condivido. - disse il vecchio Noretex in tomo affettuoso.
Mizaurio taceva, pronto ad ascoltare attentamente.
Tra i suoi pensieri, il più pressante gli suggeriva di prestare la maggiore attenzione possibile alle parole dell'alchimista e lui non aveva nessuna intenzione di non dare retta al suo intuito di cui si fidava ciecamente.
- Dovete sapere che Drosan potrebbe ritornare a Opoflop ora che sa della libertà che voi avete reso a Phuxarius. - disse Noretex e sui volti dei due amici si formò un'aria tra l'interrogativo ed il sorpreso.
- Ma non è detto che questo avvenga. - continuò l'alchimista
- Almeno lo spero.
Mentre voi dormivate ho raggiunto Phuxarius,
L'ho nuovamente resto invisibile agli occhi degli uomini ed ho gettato su di lui un incantesimo di protezione che dovrebbe reggere per lungo tempo.
Ho anche rivisto il sorriso di Arhiac figliuoli miei!
E' così dolce, così bello, che ancora il mio cuore sussulta e geme al pensiero della sua prigionia.
Non sono riuscito a liberare il sorriso della Principessa perché la malvagità di Drosan ancora lo tiene legato a Phuxarius.
Ed io questo già sapevo ma ho voluto tentare ugualmente.
Ora tocca a voi.
Un ben più grande pericolo ora incombe e minaccia questo reame!
Quell'erba che voi mi portaste contiene, in parte, il dolore del mondo che è assai grande e di inaudita potenza ma tu, Mizaurio, col tuo gesto rompesti il delicato equilibrio che lo vincolava a Phuxarius ed ora esso vaga per il reame di Opoflop mietendo le sue tristi messi.
Dovete raggiungerlo!
Affrontarlo!
Perché altrimenti non solo il reame di Opoflop ma l'intera terra verrà soffocata dall'inedia e dalla tristezza.
Così disse Noretex.
Le parole del vecchio scossero gli animi attoniti di Gujil e Mizaurio colpendoli come un colpo di frusta.
- sappiate che per facilitarvi il compito, con un sortilegio,- riprese il vecchio alchimista - ho dato una forma visibile a quello che in genere è un etereo sentimento.
L'ho trasformato in un basilisco ...
- E cosa diavolo è un basilisco? - chiese con preoccupazione Mizaurio.
- Dovete sapere che gli antichi abitanti della terra ne avevano create tre specie con la loro fervida fantasia. -disse Noretex - Il primo ardeva tutto ciò che ad esso si avvicinava e faceva di ogni luogo in cui andasse un deserto poiché le piante e gli animali appassivano davanti a lui.
Il secondo era una specie di gorgone errante che con il suo sguardo letale dava la morte a tutto ciò che vedeva.
Il terzo, con il suo semplice tatto, faceva cadere la carne dalle ossa agli animali e agli uomini con cui giungeva in contatto.
Si diceva inoltre che un quarto, concentrazione di malanni, venisse prodotto dalle uova di galli giunti ad età decrepita, covate da rospi e da serpenti.
Gli antichi descrivono il basilisco come un animale di grandezza non più di dodici dita, con una macchia bianca nel capo ed un certo distinto diadema, donde il suo regale nome; oppure si dice che sia così chiamato perché altre specie di serpenti lo riveriscono.
Esso muove il capo con poche, non molte piegature come avviene negli altri serpente; ma, dal mezzo in su, cammina dritto ed elevato.
Si vede rappresentato con un corpo squamoso, rigonfio, che termina in una lunga coda di serpente, incurvata.
Ha la testa di gallo, coronata, ed è munito di otto piedi di rospo.
- Ma è ... è terribile! - disse Gujil.
- No! Molto di più. - rispose Noretex. - Ora ascoltami!
Quello che io ho dovuto creare è un animale molto, molto pericoloso, perché non solo concentra tutte le caratteristiche che testè vi descrissi e da cui vi dovete ovviamente guardare, pena il dolore perenne, ma varia per le sue dimensioni.
E' esso assai grande, quanto il più grande dei buoi e la sua pelle squamosa è tinta d'azzurro perché risulti più visibile agli occhi vostri.
Ora giace addormentato nel cuore della foresta di Sinocon ma tra non molto sarà il suo risveglio ed è necessario che voi lo raggiungiate ed imprigionate prima che questo avvenga.
- Ma come potremo farlo saggio Noretex? - disse Gujil con voce roca da cui traspariva un'intensa emozione a fatica controllata.
- Potrete, potrete. - rispose il vecchio e porse a Gujil le mani distese.
Nell'attimo stesso in cui fece quel gesto nelle sue palme si materializzò una catena rosata e lucente.
- Ecco, tenete. - disse - E' questa la catena che imprigionava Phuxarius alla roccia.
E' frutto di arti magiche la sua forza prodigiosa.
Gujil prese dalle mani del vecchio la catena il cui peso assomigliava a una piuma.
- Ma è così ... così leggera! - esclamò il giovane Principe di Ozman - Come farà a resistere alla forza del basilisco?
- Giovane incredulo! - lo apostrofò il vecchio Noretex - Non ti ho forse detto che essa non è stata forgiata dall'uomo?
Disse e poi continuò:
- Presto ora!
Dovete andare prima che il basilisco finisca il suo sonno o saranno guai per tutti.
Dovete trovarlo prima che scenda la notte.
- Ma come faremo a scoprire il suo rifugio? - chiese Mizaurio.
- Lo troverete.
Lo so! - rispose Noretex.
Ciò detto accompagnò i due amici all'uscita.
Ora andate. - disse ancora - Se riuscirete nel vostro intento io saprò e ci rivedremo.
- Presto Mizaurio! - urlò Gujil al compagno ed insieme uscirono.
Come per incanto si ritrovarono nella grotta dove era avvenuto il loro incontro con Phuxarius.
In breve ne trovarono l'uscita ed insieme si lanciarono in una corsa furiosa a discendere la collina.

Nessun commento:

Posta un commento