CAPITOLO V°
- Gujil ..! Gujil ..! - urlò terrorizzato Mizaurio nell'attimo stesso in cui il giovane Principe venne avvolto completamente dalla spira di scintille che sprizzavano da tutte le parti.
Si gettò come un lampo verso di lui ma, nell'attimo esatto in cui lo stavo per afferrare, il Principe di Ozman scomparve e Mizaurio si trovò ad abbracciare il vuoto.
Cadde a terra rovinosamente; si rialzò bestemmiando con gli occhi invasi dalla paura.
- gujil ..! mio Gujil ..! - chiamò ancora a gran voce proiettando il suo sguardo per tutta la distesa della caverna ma, di Gujil, non rinvenne alcuna traccia.
Dopo un attimo di inevitabile smarrimento si riebbe ma ancora non riusciva a darsi ragione di com'era potuta accadere un'assurdità del genere.
Si inginocchiò nel punto esatto in cui la figura del suo amato Principe aveva lasciato spazio al nulla e, picchiando selvaggiamente i pugni sul terreno roccioso, pianse ripetendo con voce straziata dalla rabbia e dal dolore quel nome che tanto gli era caro.
Quando calmò la sua sofferenza e si fu capacitato di quanto era realmente accaduto poté udire la voce di Phuxarius.
l'unicorno lo stava concitatamente chiamando.
- Presto Mizaurio! Presto Mizaurio! - ripeteva ossessivamente e con foga il mitico animale scalpitando con gli zoccoli sulla roccia provocando un rumore infernale - Il corso del magico disegno intessuto da Noretex si va rapidamente alterando!
Fai presto Mizaurio! - continuò l'unicorno con un aspro timbro di voce - Corrimi appresso prima che le situazioni tracciate dall'incanto si mescolino in maniera irreparabile!
Mizaurio meccanicamente obbedì.
- Str...ap...pa ques...t'er...ba che ser...ve a...l mio p...as...to ed ag...grap...p...ati a...d e...ss...a!
- disse Phuxarius la cui figura già stava tremolando e confondendo la sua fisionomia con quella dell'ambiente circostante che sembrava stesse diventando di consistenza evanescente.
- Str...p...pa...la s...en...za tim...ore e str...in...g...i...la f...or...te c...on la tua pr...esa!
Fa...ll...o o...ra!
S...u...bi...to!
Pr...i...ma c...he sia tr...o...pp...o tar...di!
Quelle ultime parole giunsero ormai confuse ed appena intellegibili ai sensi dello scudiero.
Mizaurio, captato il senso intrinseco più che il significato reale di quei suoni confusi, si precipitò carponi ad afferrare i pochi steli che erano rimasti visibili e, con la mano destra, riuscì ad aggrapparsi ad un folto cespuglio che ancora era rimasto concreto.
Nell'attimo stesso in cui la sua mano cinse sicura quell'ultimo appiglio rimasto reale, sentì che tutto il suo corpo veniva proiettato in una dimensione diversa.
L'essenza di ciò che era Mizaurio vagò per una brevissima eternità in un'irrealtà incredibile in cui si rivide bambino e già vecchio, circondato da visioni di sogno e da incubi atroci.
Vide l'unicorno che galoppava lontano e libero sull'arcobaleno.
Vagò, con quell'erba stretta nel pugno, assaporando il colore del tempo.
Vide il mondo all'origine ed alla sua fine.
Si riaffacciarono alla sua memoria ricordi scordati e si stampò nella sua mente provata l'immagine della sua nascita e quella della sua morte.
L'incubo finì quando si ridestò, con il suo prezioso appiglio, e si accorse che due poderose e robuste braccia lo stavano sostenendo con forza.
Aprì gli occhi e riconobbe immediatamente il suo soccorritore.
- Gujil ..! Gujil ..! - urlò terrorizzato Mizaurio nell'attimo stesso in cui il giovane Principe venne avvolto completamente dalla spira di scintille che sprizzavano da tutte le parti.
Si gettò come un lampo verso di lui ma, nell'attimo esatto in cui lo stavo per afferrare, il Principe di Ozman scomparve e Mizaurio si trovò ad abbracciare il vuoto.
Cadde a terra rovinosamente; si rialzò bestemmiando con gli occhi invasi dalla paura.
- gujil ..! mio Gujil ..! - chiamò ancora a gran voce proiettando il suo sguardo per tutta la distesa della caverna ma, di Gujil, non rinvenne alcuna traccia.
Dopo un attimo di inevitabile smarrimento si riebbe ma ancora non riusciva a darsi ragione di com'era potuta accadere un'assurdità del genere.
Si inginocchiò nel punto esatto in cui la figura del suo amato Principe aveva lasciato spazio al nulla e, picchiando selvaggiamente i pugni sul terreno roccioso, pianse ripetendo con voce straziata dalla rabbia e dal dolore quel nome che tanto gli era caro.
Quando calmò la sua sofferenza e si fu capacitato di quanto era realmente accaduto poté udire la voce di Phuxarius.
l'unicorno lo stava concitatamente chiamando.
- Presto Mizaurio! Presto Mizaurio! - ripeteva ossessivamente e con foga il mitico animale scalpitando con gli zoccoli sulla roccia provocando un rumore infernale - Il corso del magico disegno intessuto da Noretex si va rapidamente alterando!
Fai presto Mizaurio! - continuò l'unicorno con un aspro timbro di voce - Corrimi appresso prima che le situazioni tracciate dall'incanto si mescolino in maniera irreparabile!
Mizaurio meccanicamente obbedì.
- Str...ap...pa ques...t'er...ba che ser...ve a...l mio p...as...to ed ag...grap...p...ati a...d e...ss...a!
- disse Phuxarius la cui figura già stava tremolando e confondendo la sua fisionomia con quella dell'ambiente circostante che sembrava stesse diventando di consistenza evanescente.
- Str...p...pa...la s...en...za tim...ore e str...in...g...i...la f...or...te c...on la tua pr...esa!
Fa...ll...o o...ra!
S...u...bi...to!
Pr...i...ma c...he sia tr...o...pp...o tar...di!
Quelle ultime parole giunsero ormai confuse ed appena intellegibili ai sensi dello scudiero.
Mizaurio, captato il senso intrinseco più che il significato reale di quei suoni confusi, si precipitò carponi ad afferrare i pochi steli che erano rimasti visibili e, con la mano destra, riuscì ad aggrapparsi ad un folto cespuglio che ancora era rimasto concreto.
Nell'attimo stesso in cui la sua mano cinse sicura quell'ultimo appiglio rimasto reale, sentì che tutto il suo corpo veniva proiettato in una dimensione diversa.
L'essenza di ciò che era Mizaurio vagò per una brevissima eternità in un'irrealtà incredibile in cui si rivide bambino e già vecchio, circondato da visioni di sogno e da incubi atroci.
Vide l'unicorno che galoppava lontano e libero sull'arcobaleno.
Vagò, con quell'erba stretta nel pugno, assaporando il colore del tempo.
Vide il mondo all'origine ed alla sua fine.
Si riaffacciarono alla sua memoria ricordi scordati e si stampò nella sua mente provata l'immagine della sua nascita e quella della sua morte.
L'incubo finì quando si ridestò, con il suo prezioso appiglio, e si accorse che due poderose e robuste braccia lo stavano sostenendo con forza.
Aprì gli occhi e riconobbe immediatamente il suo soccorritore.
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