Quasi un presagio tra un secolo passante ed il nuovo così pieno di impressioni.
Un innovatore coi pennelli a volte violenti sulle tele ma sicuramente intrisi non solo di tonalità.
Il petto oltre l'ostacolo e sempre dalla parte dei più deboli e derelitti come la sua "Libertà che guida il popolo" Lui che è stato uno dei modelli a posare per Gericault nella "zattera della Medusa", Lui che ed i suoi mondi fatti di animali e favole orientali quasi influenze, quasi concrezioni.
Mondi distinti da istinti animali che esplodono irruenti nelle immagini rappresentate di scene violente e indomabili. Da quegli animali traspaiono situazioni quasi umane con liti furibonde per guerra o per amore, in un protagonismo traste ed elegante che sfocia in narrazioni pittoriche dense di significati proiettabili nel contesto di una Francia modello europeo di novità e istinti bohemienne.
Che dire, il trasporto è palpabile.
Le atmosfere sono molteplici e le raffigurazioni prorompono a volte dai quadri e a volte rimangono ferme come in uno scatto fotografico.
E' un gioco, come in un dato di fatti e misfatti.
E' un perseguire orizzonti densi ma mai incompleti e fugaci, sempre concreti e presenti.
Cavalli selvaggi, tigri e leoni altro non sono che la sua voglia di oriente e di esotici viaggi alla ricerca di ispirazioni continue per creare magie di mondi lon tani e proiettarli nel suo presente Parigino tra bicchieri di assenzio e sigarette pesanti.
A fianco dei protagonisti animali a volte trovano posto anche gli uomini, come un corollario necessario ma invadente, come un'indiscutibile assunzione di irresponsabile dominio sulla natura e sulle cose del mondo.
"Non è così che si crea" sembra obiettare nei suoi dipinti ma è difficile astenersi dal giudizio della gente e quindi dipingere fino alla stanchezza totale per crollare appagati e felici ma con gli occhi ancora pieni di colori mescolati al sudore.
nasce nel 1798 a Charenton-Saint-Maurice, da Charles – ministro degli esteri sotto il Direttorio e poi prefetto imperiale a Marsiglia e Bordeaux -, e da Victoire Oeben, figlia del famoso ebanista di Luigi XVI.
Morto il padre nel 1806 a Bordeaux, la famiglia si trasferisce a Parigi, dove Eugène si iscrive al liceo imperiale. Nell'ottobre 1815 è nello studio di Pierre-Narcisse Guérin, e due anni più tardi si iscrive all'Ecole des Beaux-Arts, dove stringe amicizia con Géricault.
La prima commissione pubblica è del 1819, quando dipinge per la chiesa di Orcemont la Vergine delle messi, ispirata a Raffaello; del 1820 è l'incarico di eseguire la Vergine del Sacro Cuore per il vescovado di Nantes. Nel 1822 espone al Salon Dante e Virgilio all'Inferno, dipinto in soli tre mesi.
Frequentatore dei salotti mondani, Delacroix stringe amicizia con il pittore inglese Fielding, con il quale divide uno studio in rue Jacob. Nel Salon del 1824 presenta Il massacro di Scio e Torquato Tasso in manicomio, nel 1826 realizza La Grecia sulle rovine di Missolungi, e nel 1827 partecipa al Salon con alcune opere fra le quali Morte di Sardanapalo, che suscita gran clamore.
Nel 1830 dipinge La Libertà che guida il popolo, che sarà esposta al Salon del 1831; nel mese di settembre riceve la Legion d'onore. L'anno seguente accompagna il conte de Mornay, ambasciatore di Luigi Filippo, in Marocco; visita inoltre la Tunisia e la Spagna, facendo ritorno a Parigi a luglio.
Nel 1833 riceve la commissione per la decorazione della Sala del re di palazzo Borbone, impegno che lo terrà occupato fino al 1836. Nel 1839 compie un viaggio in Olanda e Belgio in compagnia di Elise Boulanger.
Nel 1833 riceve la commissione per la decorazione della Sala del re di palazzo Borbone, impegno che lo terrà occupato fino al 1836. Nel 1839 compie un viaggio in Olanda e Belgio in compagnia di Elise Boulanger.
L'anno seguente riceve due importanti commissioni: la Pietà per la chiesa di Saint-Denis-du-Saint-Sacrament, e la decorazione della biblioteca del Lussemburgo. Nel 1842 una grave forme di laringite lo costringe a lunghe cure, che alterna con soggiorni presso gli amici Riesener e George Sand. Non rallenta tuttavia l'attività artistica che lo vede impegnato nella realizzazione delle serie di litografie per l'Amleto di Shakespeare e nella decorazione della Camera dei deputati.
Nel 1850 riceve l'incarico di eseguire il soffitto della Galleria di Apollo al Louvre, al quale fanno seguito le pitture del Salone della pace all'Hotel de la Ville.
Nel 1852 pubblica un saggio su Nicolas Poussin, e due anni dopo una riflessione dal titolo Questioni sul bello.
Nel maggio 1855 partecipa all'Exposition Universelle con quarantadue quadri. Nel 1857 è accolto fra i membri dell'Institut, e decide di scrivere un Dictionnaire des Beaux-Arts; è anche l'anni in cui trasloca al 6 di place de Furstenberg, dove oggi è il Musèe Delacroix. Nel 1859 partecipa al suo ultimo Salon con trentaquattro opere.
Nel 1861 riesce a portare a termine le pitture murali di Saint-Sulpice.
Muore a Parigi il 13 agosto 1863.
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