Nel nido
aspettando che l’amore passi
come una malattia
i minuti cadono senza rumore
fiocco dopo fiocco
in un crepuscolo d’opale
che intride il buio
dentro gli occhi
sotto le palpebre
e la coscienza.
Aspettando che la vertigine
si avviti, mite
verso la notte e il sonno
che i passi siano di nuovo sicuri
e il cuore non batta
come il letargo richiede
pensieri lucidi
fanno quasi compagnia.
Uccelli sui fili, immobili
primule nella neve
germogli nel gelo.
Personaggi di un romanzo
troppo accennati e fitti
perché se ne ricordi il nome
il tango li porti via
come un vento caldo d’estate.
Ma ora nevica piano
e si fa sera.
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